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Calcio

Il target della Gazzetta

Stefano Olivari 09/07/2014

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Chi è il lettore tipo della Gazzetta dello Sport? Noi, che dal Mondiale 1978 la compriamo ogni mattina, ad esempio. Però a volte ci vengono dei dubbi. Prendiamo la prima pagina di oggi. Rubrica di Gene Gnocchi: Barbara Berlusconi commenta il possibile ritorno di Pato a Milano: “Mmmhhh…” (davvero hanno avuto il coraggio di pubblicare una cosa del genere).  Rubrica senz’altro più letta degli editoriali del direttore Andrea Monti, che dopo giorni passati dal suo giornale a prendere sul serio la candidatura di Tavecchio a presidente della FIGC (del resto sia il bolso presidente dei Dilettanti che la Gazzetta sono tenuti da Galliani in grande considerazione), ha dovuto improvvisare una quadratura del cerchio sostenendo che Andrea Agnelli, dopo le recenti dichiarazioni anti-Tavecchio (oltre che anti-Abete e anti-Carraro, anche lui con involontario senso dell’umorismo visto gli anni in cui Carraro e Abete guidavano la FIGC insieme) è in pratica il Renzi del calcio. Oltre al gusto per la rottamazione hanno in comune, ricorda Monti, l’anno di nascita, 1975, e quello in cui sono scesi in campo, cioè il 2010: Renzi alla Leopolda e Agnelli con la Juventus dopo la triste gestione del più potente (in generale) cugino. Impossibile in questo caso dare ragione sia a Galliani che ad Agnelli, che hanno idee opposte sulla nuova FIGC, ma la Gazzetta in qualche modo ci riesce confidando anche nel fatto che il suo lettore tipo gli articoli di politica sportiva li salta senza scrupoli. Preferisce, secondo le ricerche di mercato, ridere a battute come quella su BB o a quella di Agnelli sulle aliquote fiscali di Istanbul, pensare che il calcio brasiliano sia da buttare e convincersi che qualche sconosciuto che il suo club vuole cacciare da mesi non veda l’ora di vestire gloriose maglie. A proposito: quelle nuove dell’Inter-Nike sembrano un brutto pigiama (in ogni caso non una maglia dell’Inter), di quelli che si portano con le pantofole di pelle preferibilmente in ospedale, ma non potendolo scrivere si deve optare per l’esaltazione di una imprecisata ‘sostenibilità ambientale’. Ecco, il problema è proprio l’ambiente.

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