Taci barbone
23 Gennaio 2012
di Oscar Eleni
di Oscar Eleni
La difesa di Scariolo, i cori per Peterson, le lapidazioni di Roma, le colpe di Crosariol e il vero pubblico del basket. Voti a Meneghin (Andrea), Michelori, Aradori, Sabatini, Don Maggioni, Gallinari (Danilo) e Toti.
Oscar Eleni da Chaoyang, parco olimpico di Pechino, rifugio sulla via della seta aspettando che si inizi l’anno del drago nei giorni in cui, più o meno, Sergio Scariolo cercherà veri rinforzi per la sua squadra, sua in ogni senso, nelle notti dove vivremo la delizia dell’idromassaggio così dolce rispetto all’obbligo di farsi accreditare agli allenamenti del don Sergio che è passato alla fase due, quella dove ci si difende, fuori dal campo, perché sul campo è molto più difficile, mettendo in discussione la competenza della stessa critica che all’inizio giaceva prostrata ascoltando i messaggi del Sung pontificio di casa Armani diventata Emporio. Adesso la vorrebbero trasferire, questa critica alla violetta, così distante dai giorni del vino e delle rose della vera Olimpia, del basket da amare e non da strapazzare, nelle isole del Nord, fra orsi e pinguini. No, i pinguini siete voi, allora restate sulla banchisa e lasciateci perdere. Quando sarete pronti per le vostre piccole vendette, succede sempre così quando i super ricchi comprano di tutto e di più e, alla fine, riescono a stravolgere le leggi della natura dello sport frignante, persino a sembrare i più bravi, ci metteremo a bordi della Unter den Linden di Assago per vedervi marciare con il passo dell’oca o anche con quello della povera anatra muta. Fino a quel giorno lasciamo perdere. Perché se non è in fase critica una squadra che perde quattro volte di fila in campionato contro avversarie di peso più leggero e classifica inferiore, allora diteci voi quando si dovrà discutere.
Siamo aperti a qualsiasi suggerimento, ma non a casa vostra. Una volta si andava da Gattullo, si passavano notti insonni al Torchietto, il gruppo del Canaglia seguiva Gurioli nelle gelaterie più trasgressive per le diete punti, ma adesso dove vorreste portarci? In mezzo ad una sfilata? No, lasciate perdere e tiratevi fuori da soli, visto che non avete mai voluto l’aiuto della gente, facendo volare sul cielo polveroso del Forum, fra ragnatele di presunzione, il progetto Armani Junior che, in certe occasioni sembra una parata militare di regime, quando una volta si facevano vedere gli stessi aerei in posti diversi. Certo che l’Olimpia sta prendendo i migliori giovani, ci mancherebbe altro, ma poi bisogna vedere come li farà crescere e la faccia di Radosevic, Gentile, Melli negli ultimi due inutili minuti di sospensione chiesti a Masnago mentre il coro urlava che era venuto il momento di riprendersi Peterson, era la fotografia del vero disastro. Peterson non dovrebbe essere soltanto manichino da presentare, fingendo di essere riconoscenti a chi, l’anno scorso, liberò il palazzo dalla negatività come un cacciatore di fantasmi, ma uno da mandare in mezzo a tutti quei cervelloni, quel ponderoso staff tecnico, per captare quello che non viene ancora capito: la squadra sta insieme per contratto, ma se ne frega se deve mangiare patatine o cereali.
La crisi di Milano che finge di spaventare chi teme la crisi nera per il tracollo dell’altra capitale, della Roma in saccoccia dei soliti che vorrebbero risolvere tutto prendendo a calci i meno colpevoli. Ogni tanto portano al muro Torto un giocatore per lapidarlo, ma nel circo Massimo, da anni, il piatto preferito è quello del cervello di allenatore all’ammasso. Non credono in nessuno. Fingevano di essere amici e consiglieri di Toti, ma poi, dietro la suburra in orbace, sghignazzavano perché lo vedevano sbagliare, andando contro ogni idea di costruzione sana di una squadra attraverso progetti condivisi. Niente. Forse a Milano i progetti sono fin troppo condivisi, perché Scariolo, come molti allenatori che lo vogliono imitare, controlla anche la punta delle matite, vuole essere al centro di tutto, salvo poi fingere di concedere spazio al Pascucci che ha commosso Proli rinunciando a Houston dove, come si sa, hanno sempre un problema, perché, visto come vanno le cose, sarà meglio far credere che la squadra non l’ha scelta proprio tutta lui.
Roma che prima se la prende con gli slavi, male atavico, da campagne elettorali, poi scopre che Crosariol potrebbe essere uno da mettere fuori rosa, poi si pente, poi torna alla carica sulle debolezze dell’italica progenie che l’anno scorso portò soltanto sventura. Vadano avanti così e ora non si pentano sapendo che dopo Toti, se non entra, per pura curiosità, il padrone americano della Roma calcio che a Boston è anche legato ai mitici Celtics, sarà davvero il diluvio. Noi andiamo avanti con il nostro inno, quello cantato da Alice, quello dove la grande cantante che ascolteresti volentieri in un palazzo al posto di certi berci osceni chiamati rap, si domandano cosa pensano i padroni del vapore quando comprano a scatola chiusa e pensando di passare alla storia come rivoluzionari. Non nasce niente dalle deiezioni di chi mangia raffianato, esattamente come vi direbbero in campagna annusando il letame vero, quello che fa crescere tutto il resto.
Prima che si iniziasse il girone di ritorno avevamo fatto una classifica da bar Lido sul rendimento degli allenatori seguendo il classificatore Peterson, cioè 0 per i risultati previsti, più o meno uno o meno due in base a quelli imprevisti. Eccovela: Sacchetti 0, Scariolo – 5, Trinchieri + 2, Cancellieri +2. Drucker -2 e poi Valli +1, Finelli + 3, Sacripanti – 1 già rimediato a Treviso, Djordjevic 0 in peggioramento, Ramagli -2, Vitucci + 4, Dalmonte + 5, Mahoric -3 e poi Caja -1, Lardo – 3, Recalcati 0, Crespi -5, Mazzon + 4. Classifica che andrebbe anche arricchita dai fatti: se ti capita una stagione tipo Virtus, tipo Benetton, tipo Roma, tutto è diverso.
Ma di questo parleremo quando finirà l’anno del dragone che non è certo quello de “La7” che ora viene messa in discussione perché, anche in questo caso, il pensiero di guadagnare un copeco in più per avere visibilità non a pagamento, ha fatto confondere tutti i cacciatori del tubo che erano andati nella savana delle televisioni convinti di essere belli ed impossibili. No. Il basket, anche se, su molti campi di serie A, fa più paganti dell’Udinese calcio terza in classifica, non avrà mai gli abbonati della Uden, che, non dimenticatelo, ha fatto chiudere persino uno come Snaidero. Quando si finirà di credere a babbo Noel, quando ci si parlerà con chiarezza sulla banchisa fra orsi o balene, fra diari di Amundsen e scatolette di caviale lasciate cadere dal Titanic, allora avremo una visione giusta delle cose. Qui, come nel caso dell’articolo 18, si fanno dispetti ai poveracci, ci si fa spaventare dalle sepolcrali interviste dei “grandi giornali” per essere sicuri che hanno ragione i disfattisti, si ascolta il livoroso presidente del Coni e si gode se va contro il campionato di A2 che almeno dice tutta la verità e, in molte occasioni, crea anche in territorio arido. Andate pure avanti così. Con la scatola nera rotta, con la rotta perduta nelle vostre golosità diabetiche. Noi passiamo alle pagelle per non stancarci troppo perché non è meritato il tempo che dovremmo dedicare a chi è così superiore da poter dire e fare tante puttanate senza pagare neppure una piccola tassa per entrare nelle aree che dovevano essere protette e, invece, hanno svenduto.
10 Ad Andrea MENEGHIN che è diventato padre, che continua nella sua vita da vero anarchico felice, con ragazzi da p
ortare al basket, con un ristorante che diventi rifugio per anime belle e impossibili come la sua. Auguri alla compagna Cecilia che ha dato alla luce Carlotta, augurissimi a nonno Dino anche se chiamarlo nonno è un rischio che dovete correre di persona. Noi non lo faremo mai.
9 A MICHELORI e all’ARADORI che sembrava tornato nel giardino dell’infelicità, perché grazie al nucleo italiano la Siena di oggi sembra padrona come quella di ieri, anche se non è vero.
8 Al SABATINI silenzioso che guarda stupito il frutto nato dalla separazione virtuosa dalle mele marce o ammalate. La Virtus di oggi è qualcosa che andrebbe analizzato bene perché sarà seguendo questi esempi che usciremo dalla stretta mortale del basket venduto dagli infelici nel tempio.
7 Alla memoria di DON MAGGIONI, il prete basket, un leone che a 91 anni ci ha lasciato, l’uomo che si è inventato la grande storia del Celana Bergamo venendo dal campo di basket e pallavolo, un pastore di anime che sapeva bene cosa può fare lo sport per aiutare i ragazzi e al Celana ci sono stati anche grandi giocatori cominciando da Eligio De Rossi.
6 A Danilo GALLINARI per il partitone al Garden, per il record di 37 punti, per aver vendicato se stesso e fatto godere anche suo padre che a D’Antoni non aveva mai perdonato non tanto la debolezza nello scambio fra Denver e Knicks, ma quella schedina milionaria che Arsenio compilò con la squadra della vera Olimpia, escluso Gallone, sul pullman che portava ad Udine.
5 Alla BOLOGNA ricca che non può essere insensibile alle sue squadre di basket se queste, ogni maledetta domenica, portano in tribuna più di 10.000 spettatori, tanti per la Virtus, media 8.000, ma non pochi, quasi 4.000 ad uno spareggio salvezza per la pseudo Fortitudo del Dozza ultima in classifica.
4 Alla TARATURA cronometri perché ci sono campi dove il tempo vola, ma altri, tipo Varese, dove tutto sembra andare a rilento, certo a Masnago ci si erano messi d’impegno anche arbitri con il terrore di vedere andare a fuoco un derby che, purtroppo, non poteva ricordare il passato glorioso di due società che hanno nelle loro cattedrali qualcosa di speciale anche se non tutti lo sanno.
3 Al CROSARIOL che parte sempre in maniera discreta, fa venire l’aquolina in bocca e poi diventa ombroso prima di essere emarginato dall’allenatore di turno e dalla squadra. Possibile che nessuno riesca a farsi dire da questo strano pivot senza capacità esplosive cosa vorrebbe davvero dalla sua vita professionale? Dove va non incide e quando se ne va nessuno lo rimpiange. Ci pensi.
2 Al Claudio TOTI che si lascia ancora consigliare da chi vede in Lino Lardo il vero colpevole nel disastro della sua rometta. Ci faccia almeno il piacere di andarsene senza questa inutile ghigliottina al muro Torto.
1 Alla LEGA che vorrebbe essere dura con “ La7” e invece di mandare Renzi a parlare con Ruffini, una cosa istituzionalmente giusta, ma di poco peso, dovrebbe fare una bella lettera di protesta firmata da chi ancora sostiene il basket, perché Scavolini, Armani, Cremascoli, il Montepaschi, potrebbero davvero essere più convincenti con chi aveva preso il basket non per progandarlo, ma soltanto a scopo di lucro, illuso non si sa da cosa e fa ridere, ancora oggi, sapere che la partita delle 18 era stata spostata perché trainava poco pubblico verso il telegiornale. Ma daaai.
0 A Sergio SCARIOLO, lui dirà di non capire questo accanimento dell’incompetenza, ma siamo sicuri che sa benissimo perché nel suo viaggio in questa Kabul ha fatto troppo presto il dominatore dominato.
Oscar Eleni, 23 gennaio 2012
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