Svizzera cattiva

11 Febbraio 2014 di Stefano Olivari

La Svizzera ha appena detto democraticamente di no ad una visione del mondo che da decenni è di fatto il pensiero unico dei media e della politica, con poche eccezioni, in tutti quei paesi che una volta avremmo potuto definire con gioia ‘occidentali’. Lo ha fatto attraverso un referendum che ha visto prevalere di poco i sì alla proposta di introdurre tetti all’immigrazione nel paese. Effetti pratici zero, visto che questo orientamento dovrà essere metabolizzato e tradotto in norme dal Parlamento, il che significa che prima di due anni non ci saranno cambiamenti e che in ogni caso si sta parlando di ulteriori ingressi e non di cacciata degli immigrati attuali. Argomento che conosciamo abbastanza bene, sia pure per interposte persone a noi vicine (sia svizzere che immigrate). Inutile sottolineare che come un sol uomo, nemmeno avesse dato l’ordine Massimo Meridio, i giornali tenuti artificialmente in vita da banche e finanza hanno titolato cose del tipo ‘La Svizzera caccia gli immigrati’ e vergato editoriali scaccia-pubblico (ci dispiace per le edicole che stanno chiudendo in massa, ma è anche colpa dell’orrido prodotto) come ‘E adesso l’Europa è più lontana’ o ‘Una scelta contro la modernità’. Come se l’Unione Europea non fosse fra le cause primarie dei guai dell’economia italiana, nonostante il professore con il posto garantito inviti l’operaio dell’Electrolux ad essere ‘competitivo’. Cari amici bocconiani, nessuno avrà mai un costo del lavoro competitivo con quello di chi è più povero e disperato, per questo il nostro mondo può essere protetto solo in una realtà protetta. Come appunto quella svizzera, dove un residente su quattro è straniero (da noi, parlando di persone censite, siamo di molto sotto il 10%) ma dove è letteralmente impossibile vivere al di fuori del sistema o anche soltanto da precari. Proprio per una mera ragione di costo della vita e di articolazione del mercato del lavoro: in molti settori esiste un salario minimo significativo, l’evasione è marginale (modesta statistica personale: 10 cantoni girati in varie fasi della vita, in nessuno è mai mancato all’appello uno scontrino), l’apprendistato e la formazione sono di fatto obbligatori anche per i lavori a basso contenuto tecnologico e/o intellettuale. Metteteci anche un welfare state importante (il sussidio di disoccupazione è superiore allo stipendio di un bancario italiano), anche se da non mitizzare (la sanità italiana rimane secondo noi un modello, non dal punto di vista scientifico o della gestione degli ospedali, ma come tutela per i più deboli), ed ecco a voi una disoccupazione inferiore al 4% a dispetto di aziende che non hanno certo il tasso di innovazione della Silicon Valley. I pezzi sul web devono essere brevi, ce lo diciamo da soli, ma un’altra considerazione ve la infliggiamo lo stesso: se i bar di Ginevra o di Lugano non sono pieni, dal mattino alla sera, degli stessi molesti magrebini dalla professione incerta come invece avviene a Milano sotto casa nostra, non è perché la polizia svizzera gli spara. E’ solo che senza un lavoro vero (altro che i nostri ‘garanti’) non possono entrare. E che se anche riuscissero ad entrare farebbero fatica a rimanere in vita (paragonate la stessa spesa all’Esselunga con l’equivalente alla Migros). In altre parole, l’algerino di Losanna è un lavoratore paragonabile all’equivalente svizzero e non ha tempo né voglia di agitare mannaie. Conclusione? Cedere sovranità non è un valore positivo, come invece leggiamo da sempre nel 99% degli articoli. Conclusione due: uno Stato deve fare gli interessi dei suoi cittadini, non può e non deve farsi carico di tutte le disgrazie del mondo. Conclusione tre: fra opinione pubblica e classe politica c’è ormai uno scollamento incredibile, anche in Svizzera. Il referendum era sostenuto da un solo partito, oltretutto con mille distinguo al suo interno. Cosa accadrebbe se ci facessero votare per l’euro? Solo accademia. I kalergiani non ce lo permetteranno mai, loro si appassionano alla staffetta fra Letta e Renzi, con il benestare dello svizzero (davvero!) De Benedetti. Comunque gli operai dell’Electrolux possono sempre spostare la residenza fiscale ad Amsterdam, o farsi pagare i 700 euro al mese di stipendio in Lussemburgo. Se non lo fanno si meritano di stare male, si vede che non sanno cogliere le opportunità e le sfide della globalizzazione. Possono però emigrare in Svizzera, finché si può.

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