Superiorità di Ivan Drago

21 Giugno 2022 di Glezos

Artur Beterbiev si presenta sul quadrato del Madison Square Garden per il mondiale dei massimi leggeri WBC, IBF e WBO come una grandinata annunciata da mesi. La sua percentuale KO del 100% è già leggenda, che picchi come un fabbro cornificato dalla moglie è notorio, e ancora di più la sua intenzione di puntare dritto all’incontro della vita (Fury? Canelo? Usik? Bivol?). Un po’ meno prevedibile è la reale statura di contender di Joe Smith Jr., e dello spettacolino che ci offrirà di lì a poco.

Intendiamoci, qui nessuno grida allo scandalo. Di challenger un po’ tanto sui generis ne abbiamo visti per decenni, e fin qui tutto bene. Va molto meno bene quando ti soffermi sulle prospettive di un match dalle implicazioni parecchio antipatiche: l’Ucraina, il momento, il cattivone russo (lui, Beterbiev) prima fermato dalle federazioni, poi liberato contro il Cuordileone a stelle e strisce, per il quale i boxing fan di tutto il mondo giocano l’accoppiata tifo indiavolato-rutto libero.

Se non fosse uscito da poco il Director’s Cut di Rocky IV si sarebbe dovuto pensare seriamente a un sequel-reality, col cugino minore a rinverdire i fasti del buon vecchio Ivan Drago sconfitto dai nipoti dei cowboy pro Perestrojka. Anche perché lo sfidante Joe Smith Jr. (26-4) si presentava con credenziali tutt’ altro che d’accatto: ok, si diceva, Beterbiev pesta come un mortaio, ma attenzione: Smith le sue chance le ha eccome, rischia il KO, d’accordo, ma anche il russo è andato al tappeto in passato, quindi i giochi sono molto aperti.

E giù analisi, controanalisi, previsioni più o meno a sorpresa e possibilismi buttati lì con nonchalance, e alla fine ti convinci anche tu che sì, forse, anzi, quasi certamente sarà un match tutto da vedere, più equilibrato del previsto, magari con sorpresa annessa. Perché hai voglia a dire, fare e baciare: più si avvicina la campana del primo round, più abbracci l’hype anche se non credi, e ci caschi dentro fino al collo, più o meno tutte le volte. Quanto ci ha messo Artur Beterbiev (18-0) a spazzare via l’imbarazzante challenger?

Sottolineiamolo in rosso: meno di due riprese, dalla prima scivolata al tappeto (ricordate il celebre “So’ scivolato…” del Vittorio Gassman pugile suonato ne I mostri?) fino alla serie di imbarazzanti KD fermati saggiamente da un arbitro probabilmente allibito come noi. Anche lui avrà provato imbarazzo di fronte a uno showcase di un nulla che più nulla non si può da un contender che sul ring del cuore pulsante della Dolce Scienza pare piombato dal cielo senza paracadute, in balia di ogni soffio d’ aria che passa. Ti chiedi come sia possibile che costui sia proprietario della cintura WBO dei massimi leggeri. Come sia possibile che il tizio in questione abbia totalizzato sin qui la bellezza di 22 KO a suo favore, e prometti se non altro impegno a chiunque voglia darti una chance di costruirti una tradivissima carriera in guantoni, che tanto di peggio non farai.

Poi torni in te, appena in tempo per vedere lo sfidante rialzarsi ancora una volta, dopo essere andato giù ancora una volta dopo l’ ennesimo colpo andato ancora una volta a segno da parte di un Beterbiev sospeso tra il basito e l’irritato. L’immagine di Smith che dopo l’ ultimo knock down vaga per il ring con un’ espressione che dice poche cose e tutte brutte girerà nella memoria per un po’, quando sentiremo annunciare incontri equilibrati, pronostici azzardati e ipotetici dream match impossibili da perdere. Perché si può benissimo venire schiantati da Beterbiev in due round, il punto è il come. Si può benissimo vantare un record di tutto rispetto, il punto è dare anche solo lontanamente un’idea di come lo si è costruito, quel record. Si può benissimo passare per un picchiatore, il punto è far partire qualche colpo, anche in due sole riprese.

Sabato Joe Smith Jr. non ha mostrato un barlume di tutto questo, in attesa che qualcuno mi dimostri che il nostro fosse un challenger credibile a prescindere. Censure pro-Ucraina o meno, record roboanti o meno, in attesa di veri avversari Artur Beterbiev resta saldamente spaparanzato sul trono mondiale aggiungendo la cintura WBO di Smith alle altre due ai suoi fianchi da tempo, mentre quest’ ultimo ci racconterà la rava e la fava, condite da game plan saltati all’ ultimo momento, serate sbagliate e colpi a freddo che nemmeno i famosi 88 secondi di Sumbu Kalambay con Michael Nunn. Ecco, magari ridateci un incontro come quello, con un vero colpo a freddo, perché in mancanza di vera nostalgia si finisce per accontentarsi di quella spicciola, che ti eri dimenticato in chissà quale angolo della memoria, e che solo la ‘performance’ offerta da un Joe Smith Junior qualsiasi fa tornare a galla nella tua testa.

Per un mese si era parlato di possibili sorprese dietro l’ angolo. Di sicuro non l’angolo di Artur Beterbiev, mai così tranquillo e fiducioso nell’ennesimo pestaggio. Così, finita la diretta non ho potuto fare a meno di inviare al mio amico Carmine Loru Floris di P4P uno sfogo semiserio via Messenger. Carmine, col sentimento che lo contraddistingue, mi ha risposto con quella che più che una replica è sembrata un lamento: “Ti rispondo dopo avere digerito questa cosa. Mah…”. Non mi ha ancora risposto, e sto ancora digerendo.

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