Suicidio assistito, serve una legge?

26 Settembre 2019 di Indiscreto

La Corte Costituzionale ha aperto la strada al suicidio assistito, con una sentenza che dichiara non punibile, stiamo sintetizzando, chi aiuta o favorisce la morte di persone che chiedono consapevolmente di morire a causa di una vita dal punto di vista medico non più dignitosa. Casi tipo DJ Fabo, cieco e tetraplegico dopo un incidente, o Piergiorgio Welby. Diversa la vicenda di Eluana Englaro, che non poteva esprimere la propria volontà.

Secondo la Consulta occorre una legge del Parlamento, non si può andare avanti a colpi di sentenze per mettere fine all’equivalenza fra aiuto e istigazione al suicidio (pena fino a un massimo di 12 anni). Anche se nella realtà delle ormai tante persone che abbiamo visto morire dopo lunga malattia non abbiamo mai, e ripetiamo, mai, incontrato un medico che si sia accanito in cure senza speranza contro la volontà del malato o dei suoi parenti.

Chiaramente questa sentenza non piace alla Chiesa cattolica ed in generale ai cattolici, visto che stiamo parlando di Italia. Lascia perplessi anche molti laici o indifferenti ai grandi temi della vita (noi fra questi), che ritengono impossibile legiferare su una materia in cui ogni caso fa storia a sé, con nessuna legge che può scavalcare la sensibilità e la libertà delle persone.

Un altro grosso problema sarebbe quello dei medici obiettori, una follia che in alcune regioni permette al 70% dei ginecologi di ospedali pubblici di rifiutare l’applicazione di una legge dello Stato. È probabile che in presenza di una legge sul suicidio assistito le cifre sarebbero simili. Saltiamo tutte le prese di posizioni politiche, fra l’altro trasversali ai partiti (in linea di massima centro-sinistra pro legge e centro-destra contrario) e andiamo direttamente alla domanda: occorre una legge sul suicidio assistito?




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