Svegliarino
Strategia della non tensione
di Stefano Olivari
Pubblicato il 2008-06-26
La Turchia più bella è stata anche la Turchia più sfortunata, secondo le peggiori tradizioni del pallone, ma comunque questo Europeo l’ha rimessa nella mappa del calcio che conta al di là delle fiammate, più di mercato (cosa potrà mai dare Aragones al Fenerbahce? E viceversa…) che di risultati, dei grandi club di Istanbul. Non va dimenticata la fortuna immeritata contro la Repubblica Ceca, né quella cercata contro Svizzera e Croazia, ma rapportando il risultato al materiale umano a disposizione si può dire che Fatih Terim sia subito dietro a Hiddink come allenatore della manifestazione. Con la squadra rattoppata di ieri è andato vicino all’impresa, giocando all’inizio quasi una mezzora da urlo: senza il tocco-capolavoro di Schweinsteiger, quello dell’uno a uno, la Germania difficilmente sarebbe uscita da una situazione psicologica pesantissima. Questo al di là dei vari discorsi politici e nazionalistici, di cui si è parlato fino allo sfinimento. Il partito di chi tifava per il morto, quello della strategia della tensione permanente, è però rimasto deluso: a Basilea, su cui erano confluiti più di 100mila tifosi della due squadre (oltre ai 42mila dentro il Sankt Jacob Park), è infatti successo di grave poco o niente. Solo durante la giornata piccole risse fra singoli dementi, per un totale di 23 persone messe in stato di fermo. Una percentuale dello 0,016%, simile a quella dei fermati fra i 500mila (fra cui decine di migliaia di turchi: dalle immagini delle bandiere saranno stati un decimo del totale) che hanno seguito la partita a Berlino presso la Porta di Brandeburgo. Per la gioia anche dei commercianti del Fan-Meile, il miglio dei tifosi, ormai teatro di ogni celebrazione calcistica. Siamo in un’epoca di cover (l’ultima canzone originale è stata scritta negli anni Ottanta), quindi copiamo da Brera: il vero miracolo del calcio è che con tante persone così vicine e così alterate non ci scappino decine di morti ad ogni partita.