Basket
Storie da Peterson
Oscar Eleni 17/03/2025

Oscar Eleni stregato dal pappagallo Ara macao scarlatto, confuso dall’incenso che fa inciampare sui primi gradini, ce ne sarebbero 999 da affrontare, per arrivare alla porta del paradiso sulle montagne cinesi. Facciamo da scorta a un genio che sta cercando serpenti, uccelli rari, ma, soprattutto, il panda. Bella gita, salutare per non dover dire a voce alta che in questi paradisi finti si perde il controllo più che la fede. Insomma siamo confusi, ci parlano di pace e raddoppiano le armi, vorrebbero tavoli per un confronto e intanto si sparano a bruciapelo, dicono che il furore contro i narcos stia dando ragione a chi governa la grande potenza e poi si scopre che adesso ai confini fanno più soldi con le uova che con la polvere da sballo, le pillole della salute che portano al manicomio, perché la crisi ha reso sterili le galline a stelle e strisce. Le rubano queste ovette da sbriciolare sul bacon, mentre gli animalisti vengono abbattuti appena si affacciano per protestare davanti ad allevamenti intensivi dove i maiali non vedono l’ora di essere macellati, dove le galline si parlano, ma non fanno più l’amore e quindi addio uova. Tutto alla rovescia e se il Papa prega per la pace diventa una breve, ma è da prima pagina se torna a camminare e fingono che taccia.
Lo sport si allinea subito. Avevamo appena finito di celebrare le grandi feste Ferrari con Hamilton al volante ed ecco la pioggia australiana e il bagno nel primo gran premio con il baronetto inglese che ironizza davanti a chi gli aveva garantito solo poche gocce in una gara dove Noè avrebbe fatto fatica ad orientarsi. Nel calcio non hanno perso tempo a cambiare vestiti, tanti fra inferno e paradiso non esiste differenza. Allenatori alla sbarra e sul ring, con Gattuso che minaccia l’intervistatore dopo aver perso nella bella Spalato, con Gasperini che maledice l’arbitro dopo averle prese dall’Inter nel giorno dei fratelli Inzaghi che soffrono insieme quando le cose non vanno benissimo, ma poi si riscattano e nello stesso giorno l’Inter di Simone fugge al Napoli calcio che ha lasciato tutte le sue energie alla squadra di basket, mentre il Pisa del Pippo ribelle si tiene sulla pista che dovrebbe riportare l’ex feudo Anconetani in serie A.
Calcio che si prende a pedate se Milan e Inter litigano senza poter spiegare perché bisogna distruggere San Siro che Malagò vorrebbe difendere, insieme al suo trono, almeno fino al giorno dopo la cerimonia d’apertura della prossima olimpiade invernale nata dallo sposalizio fra Milano e Cortina con promessa di spendere poco anche se ogni giorno si va oltre i preventivi. Come in tutto il resto. Le tasse non calano, le evasioni non diminuiscono, i viaggi nei paradisi fiscali sono offerti garantendo tutto anche per chi accompagna il fuggitivo che, magari, due ore prima, aveva intrattenuto la platea parlando di patria, famiglia e, naturalmente religione. Liberi tutti ed è giusto che gli esiliati juventini passati alla Fiorentina se la godano.
Calcio che adesso si sbranerà per capire se davvero la Nazionale di Spalletti tornerà a regalarci notti magiche. Diciamo che fino alla partita sarà così, poi si vedrà: giudici già pronti a svincolarsi dai processi che irritano chi comanda per godersi il finto paradiso delle baruffe calcistiche, se non sarà Motta da cucinare subito per dare conforto al popolo juventino disperato, allora andrà bene anche Spalletti, in attesa di sapere chi davvero guiderà il Milan l’anno prossimo. Voi campioni dello sport italiano che portate a vedere le vostre medaglie in televisione, voi che battete primati, voi che faticate per quattro euro, e come la Brignone vi alzate all’alba per andare a vincere la coppa del mondo in America, cercatevi un paradiso altrove, qui sarete sempre nelle ultime pagine, molto spesso soltanto nelle brevi. No, a Brignone e Goggia, ogni tanto, prestano attenzione anche in prima pagina, ma sembra sempre che siano favori e non doveri professionali.
Il basket dei palazzetti poveri lo sa benissimo ma, per fortuna, questa settimana ci penserà Dan Peterson a tenere sveglio il popolo che lo ha amato quando allenava a Milano , ma pure a Bologna accidenti, perché in settimana, il 20 marzo, ore 18.30 non sbagliate, alla libreria Feltrinelli di piazza Piemonte dove resiste ancora la fede per chi al Nazionale scopre teatro e non soltanto musica, presenterà il libro scritto insieme ad Umberto Zapelloni, anima grande, viaggiatore senza confini nato con noi al Giornale, vicedirettore in Gazzetta, firma del Curierun, voce del Foglio per storie sportive belle come quelle che ogni tanto adesso ci regala Chiabotti quando gli danno spazio. Il nostro caro nano ghiacciato nato nell’anno delle Olimpiadi a Berlino, il 1936 magico di Owens, la stagione miracolosa dove hanno fondato, con datazione a posteriori, anche l’Olimpia che poi divenne il suo regno per scelta del Bogoncelli che, con Rubini, aprì la scatola magica dei canestri nel cuore della Milano calcistica, in questo tempio del bel libro, presenterà l’ultima fatica La mia Olimpia in 100 storie più una. Grandi storie dai Bassotti all’impero costruito insieme a Toni Cappellari, nel nome della famiglie Cavalli prima e Gabetti poi, per la gloria di Meneghin e McAdoo, di Mike D’Antoni e Roberto Premier. Prefazioni nobili, quella del regista e attore Finazzer, grande tifoso, e quella del Messina che sarà al centro della scena in una settimana dove, se andrà bene la sfida di Parigi, dopo il sacco alla Stella Rossa nella Belgrado mai ostile anche con 20 mila sulle tribune, la trasferta vincente sul campo della capolista Brescia che ora è a soli 2 punti in classifica, potrebbe anche non essere più maltrattato del Conceiçao che non ha cambiato tanto la storia del suo Milan.
Ci affideremo a Dan, magari chiedendogli di scrivere ancora di più, o, magari, di tornare a fare telecronache perché chi lo imita fa pena e chi urla fra canestri capaci di sputare ogni cosa ci costringe quasi sempre a togliere l’audio. Non vi allarmate, sono scaramucce fra gente dello stesso ambiente, come diceva Shakespeare spiegando a Romeo chi era Giulietta e cosa tenesse in tasca il Mercante di Venezia, anche se su questo appunto vi metterete a ridere dopo aver cestinato. Andiamo alle dannate pagelle nella giornata dove il basket era convinto che la Virtus, ormai disinteressata all’Eurolega dove ne ha prese fin troppe, avrebbe concentrato tutta la sua forza e rabbia al campionato che le sfugge ormai da troppi anni, perché neppure le purghe di Ivanovic hanno cambiato la sostanza di una squadra costruita male più o meno come l’Armani.
10 A PETERSON e ZAPELLONI perché abbiamo bisogno di leggere belle storie sul basket nella palude di oggi e siamo sicuri che La mia Olimpia in 100 storie più una darà conforto e ci svelerà davvero come era quella società dove Cappellari era il governatore silenzioso seguendo le orme di chi gli aveva insegnato bene, da Bogoncelli a Rubini.
9 Al VALLI che nel prossimo giro al Pavaglione bolognese potrà sempre dire che la sua Napoli aveva bisogno di vincere più della sua ex Virtus buona di cuore. Colpo grosso e battaglia per la retrocessione riaperta. Bel lavoro.
8 Alla TRAPANI dei record che ora fa sapere di avere cannoni pronti anche per affrontare le navi delle regine educi da tormentosi viaggi in Eurolega, anche se Milano è un passo avanti alla Virtus che ora vorrebbe precederla in classifica alla fine per tenersi il vantaggio del fatto campo.
7 Al BULLERI che non si è abbattuto, al SARDARA che lo ha aiutato a ritrovare una Sassari che forse non andrà ai play off, ma che ha cuore per poterlo fare.
6 Alla TORTONA scatenata che fra alti e bassi si prende qualche bella soddisfazione. DE RAFFAELE è fatto così, gli piace stupire appena pensi male delle sue squadre.
5 A RECALCATI che ci ha messo tanto per avere il docufilm sulla sua mitica vita da cestista amante del triplete, ha vinto lo scudetto in 3 città diverse. Ora siamo felici di poterci godere questa storia iniziata nel regno magico di fratel Brambilla al Pavoniano, Taurisano imperante.
4 Alle MULTE che segnalano troppe volte l’insofferenza di chi perde, di chi sbaglia. Vero che le casse federali hanno sempre bisogno, ma adesso che la battaglia per play off e retrocessioni si fa durissima, tutto in pochi punti, non vorremmo che gli arbitri diventassero i soliti vasi di coccio.
3 Alla PISTOIA che dopo i miracoli adesso sembra davanti al baratro della crisi con la società che ha lasciato sola una squadra certo non eccezionale. Peccato.
2 Alla VIRTUS peccatrice che è riuscita a far arrabbiare IVANOVIC il salvatore costringendolo a dire che con una difesa come quella mostrata a Napoli lui non è proprio felice di aver avuto già oggi la riconferma del contratto.
1 A MESSINA che, per solidarietà con il collega virtussino, finge di essere sorpreso per la reazione di squadra della sua ARMANI che ancora sogna in Eurolega e nel campionato forse riuscirà ad avere un posto nobile nei play off. Sa bene che in mezzo alla sfortuna ha trovato uomini di qualità, magari fuori ruolo, ma brava gente. Ora, però, scriva tutto e poi, alla fine, faccia sapere ai colleghi come si cambia se dentro c’è qualcosa.
0 Alla TREVISO fischiata quasi più della SCAFATI dal pubblico del Palaverde che sognava un finale diverso da viper VITUCCI. Attenti alle trappole, ma disunirsi adesso sarebbe il guaio peggiore.
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