Stipendi di Serie A a sei mesi

8 Gennaio 2021 di Indiscreto

I club di Serie A vogliono pagare gli stipendi dei giocatori il più tardi possibile, con la scusa del Covid: l’obbiettivo nell’immediato è posticipare i pagamenti di novembre e dicembre 2020 come minimo a fine aprile, e non osiamo pensare alle idee per quelli da gennaio 2021 in avanti. Questa è l’idea quasi unanime dei proprietari e questo il presidente della Lega Dal Pino dovrà far digerire alla FIGC, che da parte sua non vorrebbe creare un precedente pericoloso: perché se Dybala e Brozovic possono stare anche sei mesi (di questo si parla, brutalmente) senza prendere soldi dal loro club non si può dire la stessa cosa dei loro colleghi di Serie C.

Veniamo al punto. Il Covid ha azzerato il pubblico allo stadio e chissà ancora per quanto lo farà: al momento tutti sarebbero contenti di vedere stadi di serie A con pubblico, magari limitato, per l’inizio della stagione 2021-22, quindi a fine agosto. Ma c’è un dettaglio: nella media i ricavi da stadio (biglietteria più servizi vari) sono circa il 15% del fatturato, come da bilanci, con club importanti (tipo il Napoli) che sono a volte sotto al 10 ed altri come la Juventus che sono sopra la media. Il danno finanziario subito dalla Serie A per via del Covid è quindi in zona 15%, nel medio periodo, mentre nel lungo gli stadi vuoti magari creeranno danni sul fronte di tivù e sponsorizzazioni. Ma parliamo di adesso, con una domanda da bar: se il vostro datore di lavoro ha un calo del 15% del fatturato vi paga unilateralmente dopo 6 mesi, magari pretendendo anche di ricontattare il compenso?

Frequentando entrambi i lati della barricata, da editori e giornalisti, ci piace parlare del mondo reale senza buoni né cattivi ma soltanto con persone che fanno il proprio interesse. Un mondo dove un libro venduto a settembre 2020 attraverso i circuiti tradizionali (quindi non Amazon, per noi Bezos santo subito) viene normalmente rendicontato a gennaio 2021 e pagato, per la quota di spettanza dell’editore, a marzo. Ricordando che stampatore, grafico, autore, pubblicità sono stati quasi sempre pagati molto prima di quel settembre 2020. In altre parole, nel mondo reale e in Italia ancora di più, per un imprenditore o un lavoratore autonomo essere pagati a sei mesi è una simpatica consuetudine quando si ha a che fare con gente onesta, figurarsi se la controparte è disonesta. Per questo quando indossiamo la maschera dei giornalisti privilegiamo chi ci paga a uno o due mesi, senza nemmeno contrattare il compenso.

Visto che questa è la prassi, in un paese dove la giustizia civile non esiste, siamo di solito poco sensibili alle supercazzole sulla sopravvenuta o eccessiva onerosità che i padroni, definizione antica ma anche modernissima in in un mondo dove il capitale conta molto più del lavoro, fanno tirare fuori a servi e mediaservi, magari pagati zero euro ad articolo (il compenso è ‘Da cosa nasce cosa’), per preparare il terreno. Sono gli stessi di San Siro zona da riqualificare, dell’importanza dello stadio di proprietà (si sta vedendo, ormai si potrebbe giocare all’oratorio), di Cristiano Ronaldo che si ripaga da solo con le magliette, del merchandising asiatico. Ognuno fa i suoi interessi e bisogna dirlo: i club non volevano pagare puntualmente nemmeno nel mondo di prima, i calciatori sono convinti che il mondo di prima esista ancora. Ci perdoni Sciascia: né con Elliott né con Ibrahimovic.

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