Di qua o di là
Stepchild adoption anche per omosessuali?
Indiscreto 19/01/2016
La maggior parte dei giornalisti è convinta che alla gente interessi il dibattito sulle unioni civili e le conseguenti possibili adozioni che sta spaccando il Parlamento, come se questa fosse davvero l’emergenza nazionale. Non conosciamo una sola persona reale, per quanto informata e attenta all’attualità, che si infiammi per la vicenda, quindi questo più che un ‘Di qua o di là’ è un esperimento per verificare se viviamo fuori dal mondo o se davvero questo tema è in cima ai pensieri della maggioranza, a prescindere dai giudizi di merito. Breve riassunto, da amanti della sintesi. Sabato ci sarà una manifestazione dei sostenitori della legge Cirinnà (dal nome della senatrice del PD che ha proposto la legge sulle unioni civili), qualche giorno prima che questa arrivi in aula al Senato. Una settimana dopo ci sarà il Family Day, manifestazione che metterà insieme genericamente tutti i contrari alle unioni civili. Siccome su Indiscreto già abbiamo fatto il sondaggio sui matrimoni fra persone dello stesso sesso (vittoria dei favorevoli con il 72%), andiamo diritti sul tema più divisivo, la cosiddetta stepchild adoption. Che in inglese suona meglio, come del resto stepchild suona meglio di figliastro, pur essendo il concetto lo stesso: cioè la possibilità di adottare il figlio biologico del compagno (previa unione civile, o come la vogliamo chiamare) omosessuale. Va ricordato che la stepchild adoption in Italia esiste da decenni, riservata agli etero previo consenso del genitore ‘vero’ (ammesso che si sia mai palesato) e del tribunale. Va da sé che il tema divida il PD (la cui componente cattolica propone l’affido ‘rafforzato’) e quasi tutti i partiti, quindi dal probabile voto segreto potrebbe uscire qualsiasi risultato. Ci sarebbe molto da dire anche sulle unioni civili così come da legge Cirinnà, una specie di matrimonio di serie A2, ma il ‘Di qua o di là’ è soltanto sulla possibilità di adozione per coppie omossessuali: sì o no?