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Spontini da esporto

Paolo Morati 12/06/2014

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Locale spartano, pizza monogusto, lunga fila per entrare… Il nostro primo incontro con Spontini risale ormai ad almeno venticinque anni fa, quando ancora l’apertura di altri spazi della catena era lontano. E il ricordo non è legato solo alla sua buona, allora come oggi, pizza al trancio (rigorosamente in porzione abbondante) ma al suo odore  che inesorabilmente rimane(va) attaccato ai vestiti per il resto della giornata. Problema poi in buona parte risolto nei locali più moderni.

Fondato nel 1953 nell’omonima via milanese, traversa di quel Corso Buenos Aires da tempo immemore devoto allo shopping, oggi il marchio Spontini rappresenta sei locali nel capoluogo lombardo e  – notizia di questi giorni – sta per sbarcare in Giappone, garantendo il trasporto degli ingredienti originali: pomodoro, origano, acciughe e mozzarella. Il tutto cotto in forno a legna in una teglia di alluminio di diametro di mezzo metro.

Mica male per una iniziativa imprenditoriale passata dagli anni 70 in mano alla famiglia Innocenti, sposando la chiave del successo della verticalità spinta agli estremi: fare una cosa sola ma farla bene. L’ultima volta che ci siamo stati insieme al direttore (conto pagato se non ricordiamo male circa 14 euro in due bevande comprese), in quel di Via Marghera, abbiamo scoperto che in realtà a pranzo possono anche essere consumate le lasagne. Ma Spontini resta sinonimo di pizza al trancio (anche se non l’unica di Milano, e magari nemmeno la più buona, su questo si può discutere), non ci sono santi che tengano, preferibilmente con quello strato di pasta fritta nell’olio.

Considerato il successo, il consiglio per chi pensa erroneamente di entrare in un canonico ristorante e non vuole ‘asportare’ la pizza è quello di andarci se possibile (soprattutto a pranzo) vicino all’orario di chiusura, in modo tale da avere il tempo di rimanere a fare due chiacchiere evitando che ci sia la fila fuori in attesa di entrare… Altrimenti in certi frangenti può essere una corsa contro il tempo per liberare il tavolo il più in fretta possibile.

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