Spence senza paradenti

19 Aprile 2022 di Glezos

A volte capita di vedere una scena in qualche modo emblematica di una situazione o di un particolare momento storico. Una di queste è quella a cui ho assistito in diretta sabato scorso dal ring dell’AT&T Stadium di Arlington nel Texas nel match di unificazione dei titoli dei welter WBC, IBF e super WBA tra lo statunitense Errol Spence Jr. (28-0) e il cubano residente a Miami Yordenis Ugas (27-5).

Rewind. Siamo al sesto round di un incontro che il guardia destra americano sta dominando dall’alto di un approccio tattico notevolissimo, basato su un sagace doppio utilizzo del jab (a bersaglio sul volto di Ugas oppure sul guanto sinistro di quest’ultimo a bloccarne il pericoloso jab da lontano) e da un efficacissimo passare sotto il sinistro del cubano ad accorciare la distanza per piazzare uppercut o sinistri al corpo. Nonostante il netto dominio dello statunitense, durante un corpo a corpo a centro ring Ugas riesce a entrare con un montante destro nella guardia di Spence Jr., che perde il paradenti nonostante il colpo non sembrasse venefico. Qui il patatrac: accortosi che il paradenti è volato via, Errol Spence abbassa incredibilmente la guardia, si guarda attorno spaesato e smette di boxare per qualche pericolosissimo secondo, tutto preoccupato per il suo paradenti, senza accorgersi che l’ arbitro non ha interrotto il match, non ha separato i due né è intervenuto in nessun modo. Ugas non si fa pregare e va a segno con una combinazione sinistro-destro che fa vacillare Spence, il quale finisce schiena alle corde dopo qualche malfermo passo all’ indietro, con i commentatori che balzano sulla sedia e gridano al KO imminente. Finalmente l’ arbitro si risveglia dal letargo, manda Ugas all’ angolo e permette a Spence di trovare il Sacro Graal del paradenti, facendo poi riprendere l’ incontro dopo una breve pausa, in un clima a metà tra il divertito e il surreale.

Fermo immagine. Un momento. Ripenso a quanto ho appena visto: 1) all’ immane pericolo corso da Errol Spence Jr. e alla sua incommentabile dabbenaggine, inammissibile alla luce dell’adagio numero uno per chiunque entri in palestra, o peggio ancora salga sul ring per fare a pugni – magari mirando addirittura a una cintura mondiale – con l’arbitro a chiudere da sempre le raccomandazioni di rito col classico “Protect yourself at all times”; 2) ai pugni alla robiolina di Yordenis Ugas. Va bene tutto, ma sei pur sempre un campione del mondo in carica, la scorsa estate hai malmenato Manny Paquiao (va bene, non sarà il Manny di anni fa, ma qualcosa sa ancora fare) e i tuoi pugni non riescono a infliggere almeno un knock down a un bersaglio fermo a guardia bassa e con la mascella offerta su un vassoio di platino?; 3) all’arbitro, che con tutta la comprensione del mondo mi ha confermato che molto spesso non è il caso di gridare allo scandalo davanti alle abiezioni dei suoi colleghi tutti presi a mandarci di traverso gli altri sport, dal calcio al curling.

Play. Il match riprende con Ugas ringalluzzito all’attacco, ma la sua pressione dura poco e tutto torna prevedibilmante sui binari battuti in precedenza. Spence ricomincia col jab, passa sotto e accorcia, piazza montanti, diretti e bersaglia il corpo di un Ugas lontano parente di quello ammirato in estate con Pacquiao. Il famoso jab dalla distanza del cubano non parte – chissà dove se l’è dimenticato – e da qui in poi è tutto un andare in clinch con l’ abbozzo di qualche diretto quasi per onor di firma. Errol Spence Jr. prosegue nel suo bersagliare, è in gran forma e la cosa è evidente. La faccia di Yordenis è sempre più gonfia, l’occhio destro è una fessura: il medico controlla e ricontrolla, poi dà l’ok a proseguire. Tornerà sui suoi passi a poco meno di metà del decimo assalto, quando fermerà il cubano per evitare guai peggiori, tra le proteste non troppo convinte di uno Yordenis Ugas mai così in difficoltà.

Davanti al microfono a fine match Spence non fa mistero delle sue intenzioni: “Stanotte ho unificato i titoli: adesso voglio Terence Crawford, ma deve aspettare come ho aspettato io”. Mah. Anche al cospetto di una performance indiscutibilmente di livello, mi chiedo se davvero Errol pensi di poter disporre di Bud Crawford – probabilmente il migliore pound for pound del momento – nello stesso modo in cui ha regolato Ugas. Il quale, nonostante il gonfiore e le voci di fratture, nel dopo match non dava segni di eccessivo rammarico, riconoscendo la superiorità di Spence e dando appuntamento al prossimo incontro, che lui vede già prossimo ma che dipenderà dai postumi di una serata per lui durissima. Forse aveva ancora in testa quel sesto round, e il Carpe Diem che il Dio dei guantoni gli aveva confezionato bell’e pronto lì davanti: Errol Spence Jr. bersaglio fermo senza guardia a cercare il paradenti sul tappeto, e lui che davanti al regalo del destino al tappeto non è ruscito a mandarcelo.

Nel sottoclou. Undercard interessante con il titolo dei welter WBA (unificazione in vista?), con Elimantas Stanionis (14-0) che ha superato Radzhab Butaev (14-1) sulla distanza delle 12 riprese, in un incontro piuttosto incerto che ha visto un verdetto non unanime dalla forchetta fin troppo ampia (116-111; 117-110; 113-114).

In arrivo. Tutto pronto e tutti pronti – anche noi – per l’ attesissimo ritorno a casa di Tyson Fury sabato prossimo a Wembley contro Dillian Whyte. Biglietti folgorati in qualche minuto, posti aggiunti per la gran richiesta ed elettricità che sprizza ovunque. Da settimane si parla dei vestiti di Fury, della musica che lo accompagnerà sul ring, degli ospiti VIP e del futuro (si ritira? Non si ritira?). Cioè di tutto tranne che del match e dell’ avversario, il che potrebbe non rivelarsi cosa saggia. Voi cosa ne dite?

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