Anni Ottanta
Sophie Marceau nella parte della madre
Stefano Olivari 16/05/2012
Lo scorso sabato sera avremmo potuto rileggere Kierkegaard, suonare Chopin o accettare uno dei numerosi inviti che la nostra ricca vita sociale ci fa piovere addosso. Invece abbiamo guardato Amici di Maria De Filippi, guidati da un sesto senso che ci ha fatto sbattere metaforicamente contro la sempre divina Sophie Marceau. Ospite evidentemente pagata del programma (anche se non crediamo ai livelli di David Beckham, che una volta nemmeno rispose ad una offerta di 800mila euro per 10 minuti a ‘C’è Posta per te’) e proprio per questo condiscendente nei confronti di riferimenti (le solite sfide fra nazionali di calcio, dubitiamo che Sophie sappia chi è Trezeguet) e giochi imbarazzanti anche per cultori del trash come noi: il migliore è stato la sfida Italia-Francia minigolf, con questo sarebbe detto tutto. E invece no, perché la nostra quasi coetanea ha rappresentato la parte più bella dell’adolescenza (che ne ha anche di terribili) nell’immaginario collettivo di una generazione. Non l’ha fatto attraverso la lente deformata del ricordo e della nostalgia a decenni di distanza, di quello sono capaci tutti anche senza essere Fellini o Proust. Lei ha rappresentato la nostalgia di quell’epoca, l’alba degli anni Ottanta, proprio mentre la stavamo vivendo ed è per questo che dopo il Tempo delle Mele 1 e 2 (rivisti due settimane fa: la scena delle cuffie del walkman datele da Mathieu è da brividi, sempre) le abbiamo perdonato decine di film d’autore e qualche opera media (su tutte Braveheart). Inutile ricordare la trama di film che hanno visto tutti, Vic rimarrà per sempre Vic e ci dispiace che non abbia avuto seguito la notizia letta l’anno scorso di un sequel, in cui Sophie avrebbe fatto ovviamente la parte della madre. Come ogni vero appassionato di cinema sa, infatti, quello che in Italia passò come Il tempo delle Mele 3 in comune con i primi due ha solo l’attrice protagonista e il regista (Claude Pinoteau), ma non la storia dell’originale La Boum (cioè ‘la festa’). Visto che non abbiamo i soldi per produrlo come Indiscreto, speriamo in bene. E intanto riascoltiamo i Cook da Books, che a molti infelici come noi ricorderanno anche la Clizia di ‘Sposerò Simon LeBon’.
Stefano Olivari, 16 maggio 2012