Sophie la giraffa

2 Giugno 2020 di Stefano Olivari

Sophie la giraffa è uno dei prodotti più geniali che ci sia mai capitato di trovare. Da quando grazie a amici svizzeri l’abbiamo scoperta, fuori tempo massimo come del resto tante altre cose, la regaliamo ad ogni genitore di bambini piccoli che non ce l’abbia già in casa (costa dai 20 ai 25 euro, a seconda di dove la si compra). Ma al di là della sua efficacia nel calmare i bambini mal disposti l’entusiasmo nasce anche dalla storia di questa azienda francese di fatto monoprodotto, fondata nel 1961.

Sophie è per l’appunto una giraffa, fatta di caucciù naturale al 100%, e già questo la differenzia da quasi tutti i giocattoli per la prima infanzia, costruiti con materiali di sintesi. Non necessariamente pericolosi, anzi, ma di sicuro non naturali. Le stesse vernici con con cui Sophie La Girafe è dipinta a mano sono ricavate dal caucciù e da altri materiali naturali.

Lo scopo ufficiale di Sophie non sarebbe in realtà quello di far smettere il pianto dei bambini grazie al suo suono quando la si preme, ma stimolare i cinque sensi. Di certo dopo pochi decimi di secondo qualunque bambino se la mette in bocca e del resto una delle sue funzioni è anche questa (motivo per cui è consigliabile non passarsela nemmeno tra fratelli).

L’azienda in realtà non è monoprodotto, perché nel corso del tempo ha affiancato alla giraffa altre cose. Comunque è una di quelle storie che ci piacciono, un prodotto che risponde ad un bisogno e si fa strada solo con il passaparola. Sophie non è stata inventata da un pediatra, da uno psicologo, da uno scienziato, ma da un piccolo industriale nel ramo del caucciù per giocattoli che il 25 maggio 1961 (giorno di Santa Sofia) decise di costruire un giocattolo in proprio e non più per conto terzi, con il segreto della sua fabbricazione che è ormai tipo Coca Cola.

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