Sono solo canzonette?

31 Agosto 2020 di Paolo Morati

Sono solo canzonette? Il termine canzonetta viene spesso associato a brani leggeri e popolari, nonché poco impegnati, qualsiasi cosa questo significhi. Nel 1980 Edoardo Bennato pubblica Sono solo canzonette, un album che effettivamente si dimostra da subito estremamente popolare, trascinando poi il successivo tour del cantautore napoletano.

Il testo dell’omonima canzone (o canzonetta, la traccia finale) diventerà notissimo, lo ricordiamo intonato da noi ragazzini appunto scanzonati, così come da adulti cresciuti, senza comprenderne magari appieno la vis polemica nei confronti della politica nonché l’analisi del ruolo di chi di mestiere fa il cantautore. Cosa che spesso accade quando ci si trova di fronte a un ritmo che fa battere il piede e in generale laddove si presta meno attenzione al contenuto e ci si lascia trascinare senza riflettere.

Sono solo canzonette, uscito a ridosso di un altro album di Bennato (Uffà! Uffà!) con una strategia di mercato piuttosto rara, è composto da canzoni  che portano i protagonisti della favola di Peter Pan nelle storie di un osservatore attento della società in cui vive. E allora Spugna diventa uno studente alcolizzato fuori corso in Dopo il liceo che potevo far, mentre Capitan Uncino si trasforma nel protagonista negativo di uno scatenato rock, schierato contro, che preferisce le bombe ai discorsi.

In Sono solo canzonette si vivono quindi il cambiamento e la crescita da affrontare, inserita metaforicamente in Nel covo dei pirati nonché la ricerca (splendida) di L’isola che non c’è (“E ti prendono in giro, se continui a cercarla – Ma non darti per vinto perché chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle – forse è ancora più pazzo di te”).

In definitiva parliamo un album pensato, nelle musiche e nelle parole, diremmo quasi perfetto, lontano dal gusto di oggi ma valido anche (e forze ancor più) nel presente. Messaggio compreso, per gli Agenore così come per le Wendy, e per gli “uomini del 2000, saggi e civili”.

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