Siviglia

27 Maggio 2008 di Stefano Olivari

Sono le ore 21 dell’8 Luglio 1982 e allo stadio José Sanchez Pizjuan, casa dell’ FC Sevilla, sta per iniziare la seconda semifinale del Campionato del Mondo di calcio 1982 tra Francia e Germania Ovest per stabilire la squadra che affronterà l’Italia nella finalissima in programma il giorno 11 allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid. Platini e Kaltz (a causa dell’assenza di Rummenigge) sono i capitani delle due squadre, l’arbitro è l’olandese Corver, sulla televisione francese il commento è affidato come al solito a Thierry Roland e Jean-Michel Larqué, ex-capitano del Saint-Etienne e compagno di squadra di diversi giocatori presenti sul terreno di gioco. Il bi-Pallone d’oro in carica, Karl-Heinz Rummenigge, non è in grado di partire dal primo minuto per il colpo alla coscia occorsogli nella partita d’esordio contro l’Algeria; Kalle è sostituito non da Hrubesch, come ci si attendeva alla vigilia, ma a sorpresa da Magath, regista dell’Hamburger SV; i telecronisti francesi si domandano se è meglio per loro che giochi un Magath al 100% o Rummenigge al 40%; la partita finirà con il dare un responso netto.
Michel Hidalgo schiera la Francia con Jean Luc Ettori in porta, Bossis e Amoros terzini, Janvion stopper e Marius Trésor libero, a centrocampo ci sono i tre ‘numeri 10’ Genghini, Giresse e Platini, Tigana è il cursore di fascia destra, Didier Six è l’ala sinistra e Rocheteau, in dubbio fino all’ultimo per l’infortunio patito contro l’Irlanda del Nord, è regolarmente in campo nel ruolo di centravanti. In panchina ci sono il secondo portiere Jean Castaneda, poi Lopez, Battiston, Soler e Bellone; rispetto alla partita contro l’Irlanda del Nord Hidalgo tiene in panchina Soler (titolare fisso nelle prime 5 partite) e schiera Six, giocatore più esperto che ben conosce il calcio tedesco visto che gioca a Stoccarda con i due Forster ed Hansi Muller. Jupp “Onda Bianca” Derwall, allenatore della Germania Ovest, sceglie Schumacher in porta, i due Forster, Bernd e Karl-Heinz come marcatori, Stielike è il libero-regista, Kaltz e Briegel i due esterni, Dremmler è il centrocampista “di fatica”, Breitner e Magath i due interni, e la coppia del Colonia, Pierre Littbarski e Klaus Fischer, gli attaccanti. La panchina della Germania Ovest è davvero super con Franke, Hannes e soprattutto Rummenigge, Hansi Muller e Hrubesch, tre pezzi da novanta da schierare per rivoluzionare eventualmente il settore offensivo. A Sevilla fa più caldo che a Madrid ma la temperatura è in ogni caso più che accettabile. Durante gli inni nazionali si nota una particolarità curiosa: tutti e 22 i giocatori in campo giocano con le Adidas “World Cup” nere.
La Germania parte fortissima, ha più esperienza in questo tipo di partite, e la Francia passa la metà campo nei primi cinque minuti, fino a quando Platini e Giresse si mettono a giocare palla a terra di prima; Amoros gioca a sinistra nella zona dove attacca Littbarski, Bossis rimane a destra e si deve occupare di un mediocre Magath, pertanto ha molto spazio per proporsi in avanti, Giresse, Genghini e Platini evitano intanto con giocate di gran classe il pressing aggressivo dei Tedeschi. Giresse si rende subito pericoloso con un tiro a spiovere dal limite e poi con un passaggio filtrante per Michel Platini intercettato per miracolo da Stielike. Tra i Tedeschi è molto brillante Littbarski (come in tutto il Torneo), Amoros ha sempre bisogno del raddoppio di un compagno per neutralizzarlo. La partita è davvero bella, le giocate di classe si susseguono in continuazione, e vista con gli occhi di oggi (25 anni dopo) è interessante notare alcune cose: a) anche per via del caldo, il pressing delle due squadre sia molto meno asfissiante rispetto ad adesso ed i giocatori hanno quella frazione di secondo in più di libertà che permette di poter tentare la giocata di classe; b) le squadre sono sovente molto lunghe, raramente un difensore centrale avanza oltre la propria trequarti, e raramente viene applicata la tattica del fuorigioco, nei rari casi in cui accade è più per un errore dell’attaccante che per una strategia della difesa; c) vengono tentati molti più dribbling ed attacchi uno contro uno da parte di tutti i giocatori, non solo da quelli più tecnici, il raddoppio di marcatura è poco frequente; d) una miriade di falletti e scorrettezze (maglie tirate, falli da dietro, sgambetti) che oggi verrebbero sanzionati automaticamente con un cartellino, non vengono invece mai puniti con l’ammonizione dall’arbitro Corver e tendono a spezzettare il gioco in maniera fastidiosa; e) i ruoli in campo sono molto meno precisi e definiti; nella Germania ad esempio, a parte Stielike che gioca libero e K.H.Forster che marca fisso Rocheteau, tutti gli altri giocatori partecipano alla manovra d’attacco senza una posizione precisa come siamo abituati a vedere oggi: Briegel parte come terzino sinistro ma spesso si trova in percussione centrale, Dremmler difende a destra quando Kaltz è all’attacco, Bernd Forster gioca praticamente dappertutto e così via. Oggi è inusuale vedere Zambrotta per dieci minuti in mezzo al campo con Pirlo a fare contemporaneamente il terzino: non diciamo cosa sia meglio o peggio, ma solo che il calcio è cambiato non solo a livello atletico. Ma il racconto della più bella partita di tutti i tempi è solo all’inizio…

Carlo Maerna
carloblacksun@hotmail.com

Share this article