Libri veramente letti
Simenon d’atmosfera
Stefano Olivari 02/04/2014
Con Georges Simenon ci sono due certezze: esisterà sempre un suo libro che non avremo letto (ne ha scritti quasi 500, senza contare quelli sotto pseudonimo), esisterà sempre un Maigret (75 romanzi, più i racconti) da rileggere senza porsi il problema tutto giallistico del ‘come va a finire’. Di questa seconda snobbata, visto che Maigret era dallo stesso autore belga considerato produzione minore, categoria fa parte Una testa in gioco, una della tante traduzioni di La tête d’un homme, che a sua volta è stato pubblicato in francese con almeno due titoli diversi. Seghe mentali da simenoniani, che spesso si accapigliano anche sulla cronologia delle opere: questo è l’ottavo Maigret, come da edizione Adelphi, oppure il quinto se vogliamo seguire l’ordine in cui Simenon li ha scritti? In questo libro Simenon propone un Maigret più dubbioso del solito, che organizza la finta evasione di Joseph Heurtin, che lui stesso qualche mese prima ha arrestato e fatto condannare per avere ucciso una anziana e facoltosa americana, con la sua dama di compagnia. Lo scopo di Maigret è quello solito: smuovere le acque e osservare con cinismo e al tempo stesso sospensione del giudizio le debolezze di ogni essere umano. Dal nipote della vecchia alla moglie, passando per l’amica di entrambi, la famiglia di Heurtin e un ambiguo cecoslovacco, il nullafacente (i romanzi di Maigret sono pieni di nullafacenti, anche quando avrebbero ufficialmente un lavoro) Radek, tutti cercano di sembrare diversi da come sono e rivelano ad ogni pagina qualche miseria in più. In questo senso si tratta di un Maigret classico, completo di sfida intellettuale con il protagonista negativo (che raramente è il colpevole, non è il tenente Colombo), in questo caso Radek. Una testa in gioco non è un Maigret classico, nonostante sia stato comunque da noi storicizzato in quanto episodio Rai interpretato da Gino Cervi, perché Simenon non si preoccupa di accompagnare il lettore verso la soluzione del caso, ma risolve tutto con una confessione del colpevole tenuta insieme da sue deduzioni arbitrarie. La grandezza di questo libro è quella di essere pura atmosfera simenoniana: disperazione e assenza di senso, vite che si trascinano anche (soprattutto) quando sembrano rispettabili e invidiabili, identità che non identificano.