Si vive una volta sola, un Verdone da dimenticare

14 Ottobre 2021 di Paolo Morati

Quando un comico per far ridere si affida alle battute e alle situazioni a sfondo sessuale significa che è arrivato il momento in cui non ha più niente da dire. È questo ciò che ci è venuto in mente fin dai primi minuti di visione di Si vive una volta sola, l’ultimo film di Carlo Verdone. Una visione iniziata sperando di trovarvi quelle caratterizzazioni, a volte troppo ripetute ma sempre efficaci, e situazioni che hanno fatto delle sue opere anche un modo per esorcizzare ansie e fobie del vivere quotidiano. Strappando sempre almeno qualche vera risata.

Purtroppo tutto questo manca in un film la cui distribuzione nelle sale era stata rinviata per poi planare in streaming su Amazon Prime, trasmettendoci tanta malinconia. La storia di una equipe di quattro medici (con Verdone ci sono Anna Foglietta, Max Tortora e Rocco Papaleo) dei quali uno è la vittima designata sembra un mix tra un Amici miei fuori tempo massimo e i film di Pierino, con annesse battute. Senza quelle caratteristiche che, indipendentemente dai gusti, hanno comunque resi citabili Amici miei e i vari Pierini come esempi nelle rispettive categorie.

Abbiamo amato tanti film di Verdone (qui affiancato alla sceneggiatura da Giovanni Veronesi e Pasquale Plastino), soprattutto nella loro parte più emotiva, e ci dispiace essere stati tentati più volte di interrompere la visione di Si vive una volta sola immaginando che se fosse entrato diffusamente nelle sale avrebbe lasciato sconcertati gli acquirenti del biglietto. E questo non solo per gli scherzi in stile scuola media (un esempio: la carta di credito nascosta nel condizionatore) e i continui riferimenti e situazioni di cattivo gusto (e lo diciamo senza ritenerci dei bacchettoni), ma anche per una storia priva di momenti di emozione vera, dove una vis comica posticcia porta stancamente a un finale più che scontato.

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