Senza Immobile la peggiore Italia di sempre

23 Settembre 2022 di Stefano Olivari

Mancini contro l’Inghilterra dovrà fare a meno anche di Ciro Immobile, cioè dell’unico attaccante italiano degno di essere definito attaccante, in campo europeo. Anche se in Nazionale quasi mai è stato decisivo, se non contro mezzeseghe, nemmeno quando ha giocato bene. Comunque per la partita di Nations League a San Siro il c.t. dovrà fare a meno di lui oltre che di Tonali, Verratti, Pellegrini, Politano,  Berardi, Florenzi, Locatelli, Spinazzola, senza stare a ricordare Chiesa ed il brutto periodo personale di Insigne. Facile parlarne come scappati di casa, adesso che siamo fuori dal Mondiale, ma si tratta comunque di metà della rosa con cui nel 2021 è stato vinto l’Europeo davanti alle nazionali che in Italia procurano erezioni per i loro mitici giovani.

Tutto questo per dire che l’1,40 della doppia chance X2, quindi pareggio o vittoria per l’Inghilterra, è una quota ottima anche se non ci metteremo più di un centello. E forse nemmeno quello: difficile tifare contro l’Italia, oltretutto in un momento storico come questo in cui i calciatori italiani stanno scomparendo così come del resto i bambini italiani, stando agli ultimi dati. Comunque non volevamo dire questo, ma constatare con amarezza che questa è forse la peggior Nazionale di sempre, per valore medio dei singoli e per prospettive. Unici giocatori di livello internazionale Donnarumma e Jorginho, unico con la speranza di esserlo Barella. Punto. Quando rientreranno Chiesa, Tonali e Verratti ne riparliamo, ma il livello quello è.

Sono discorsi che vanno al di là del risultato: magari Cancellieri segna quattro gol a Ramsdale ed invocheremo per lui il Pallone d’Oro. Nemmeno nei tanti presunti periodi bui del calcio italiano, di solito dopo Mondiali a 16 squadre a cui ci si era qualificati, il livello è stato così basso e dopo decenni di retorica sui migliori allenatori del mondo bisogna anche dire che molti settori giovanili sono gestiti da autentici da cani, gente impreparata che allena i giovani non per vocazione ma perché al livello superiore non l’hanno voluta. Discorso che vale a partire dai tecnici azzurri, amici degli amici dei quali sembra vietato parlare male anche se negli ultimi dieci anni sono stati penosi. Facile dire che i campioni d’Europa andavano in parte cambiati, visto poi come hanno giocato con Bulgaria, Irlanda del Nord e Macedonia: ma con chi?

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