See EU later! (Copiato dal Sun)

24 Giugno 2016 di Biro

Gli elettori del Regno Unito hanno scelto di abbandonare l’Europa, ma dalla maggior parte delle reazioni dei professionisti della politica (con anche i media incapaci di interpretare ogni fenomeno che non nasca dal Palazzo) sembra invece che Hitler sia rinato e abbia invaso il nostro continente, che si avvierebbe così verso un inevitabile futuro di guerre e povertà. E vogliamo parlare del futuro di Guidolin? Così il 52-48 ‘maturo’ pro Remain dei sondaggi fatti anche il giorno del voto quando è diventato un 48,1-51,9 si è trasformato in ‘populista’ o in ‘voto dei vecchi ignoranti contro i giovani laureati’. Prima analisi superficiale, perché sono pur sempre un gatto con massimo due anni di vita e del calo delle borse me ne importa meno di zero, come del resto dovrebbe importare meno di zero a chi in borsa non ha niente. Solo nei telegiornali italiani sembra che i sussulti di banche tecnicamente fallite abbiano qualche aggancio con l’economia reale… Chi ha vinto? Nessun grande partito in particolare, tranne l’UKIP di Farage che però come peso reale nella politica UK conta poco (alle ultime Politiche il 12,6% dei consensi e un solo seggio alla Camera dei Comuni, essendo i collegi uninominali). Cameron era pro Remain, ma il suo rispettare anche nella sostanza la volontà del popolo (non è insomma Mario Monti o il renziano della porta accanto) mitiga la sua sconfitta, così come le le pronte dimissioni. L’ascesa di Boris Johnson era comunque nell’aria e la carriera politica di Cameron è tutt’altro che finita, in fondo non è mai stato un grande fan dell’Europa e il suo Remain era dettato soltanto da un calcolo (elettoralmente sbagliato). I laburisti a livello direttivo erano ufficialmente pro Remain, ma la loro tradizionale gente, quella che è o si sente minacciata da globalizzazione, immigrazione, abbattimento di ogni confine politico e soprattutto psicologico, certamente no e la distribuzione del voto lo conferma. Le elìte, quelle che mai ammetterebbero di leggere rubriche come Dear Deidre, sono più portate a solidarizzare con l’immigrato sul barcone (o meglio, a Calais in attesa di entrare), che giustamente non percepiscono come una minaccia per il proprio stile di vita, che con il disoccupato da pub. Due stereotipi, ma due stereotipi di impatto. Ma il punto è che queste elìte e quella piccola borghesia che aspira a farne parte o che comunque ne condivide qualche valore (come disse Rhett Butler in ‘Via col vento’: state difendendo piantagioni che nemmeno sono vostre), stanno diventando numericamente minoranza. Una minoranza anche per molti aspetti sorda, visto che anche in queste ore sta parlando di sterlina e di mercati come se l’aspetto ’emozionale’ del voto fosse incentrato su questo. Quindi o si toglie il diritto di voto agli indigeni poveri e non laureati, magari dandolo a ‘nuovi britannici’ selezionati, oppure si dovrà sempre di più fare i conti con loro.

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