Secessione Lombardia, un’idea

9 Giugno 2020 di Stefano Olivari

Secessione della Lombardia, qualcuno di presentabile potrebbe parlarne nei prossimi mesi ed il primo a temere l’argomento è Matteo Salvini: ma come, questo il suo ipotetico pensiero, tanta fatica per compattare gli italiani contro i negri dei barconi e adesso mi tirano di nuovo fuori quel noioso argomento del residuo fiscale con cui vengono mantenuti i terroni? Eppure non siamo nel 1990. Quando, qui torniamo noi e non interpretiamo più Salvini, in estate durante una visita alla Rosslyn Chapel (quindi molto prima di Dan Brown) nel registro dei visitatori trovammo scritto ‘Lumbard Tas!’.

Perdonate il linguaggio non proprio da Templari, ma la situazione è esattamente questa e l’esultanza di Sardine e gente della stessa intelligenza per i morti lombardi da coronavirus ha saldato l’elemento politico (governo PD-5 Stelle, dove i settentrionali sono numerosi come gli afroamericani in un circolo di golf della Virginia) con quello per così dire etnico. Lombardia-destra contro Sud grillino-sinistro: semplificazione stupida, ma se fossimo onesti dovremmo ammettere che è quello che passa sui media e anche nelle nostre teste.

La Lombardia starebbe meglio senza il resto d’Italia? Il resto d’Italia starebbe meglio senza la Lombardia? Fuori dal duello fra complesso di inferiorità e vittimismo, denunciato anche da De Bortoli, ci sembra che le vere domande siano queste. L’argomento del residuo fiscale lombardo, posto che la stima di 54 miliardi all’anno sia corretta (è comunque un dato del 2017), va ovviamente incrociato a quello dei trasferimenti statali pro capite verso una determinata regione.

Copiamo lo studio citato dal Sole 24 Ore qualche mese fa, che mette insieme trasferimenti pro capite dallo Stato alle regioni con il percorso contrario, cioè il contributo fiscale pro capite delle Regioni nei confronti dello Stato. In questa classifica il poco ambito primo posto, perché significa in sostanza essere coglioni, è della Lombardia: ogni suo residente dà allo Stato centrale 5.611 euro all’anno più di quanto riceva.

Al secondo posto non il Veneto, come avremmo detto di getto, ma il Lazio con 3.672. Medaglia di bronzo all’Emilia Romagna, poi Veneto, Piemonte, Toscana e provincia di Bolzano. Gli abitanti delle altre regioni ricevono invece, pro capite, più di quanto diano. Poca cosa i trasferimenti netti a Marche, Liguria e Friuli-Venezia Giulia, una sassata quelli alle regioni del Sud che esprimono gran parte dell’attuale governo, con l’abisso della Calabria e i suoi 5.5.28 a persona più di quanto questo ipotetico calabrese medio abbia dato. Senza troppi equilibrismi si può dire che il lombardo medio tenga in vita il calabrese medio, il che non significa che nelle due regioni tutto sia uguale perché gli indicatori di reddito disponibile e consumi sono comunque a favore della Lombardia anche dopo questo salasso.

Almeno su Indiscreto ci permettiamo di dire come veramente la pensiamo. Non c’è bisogno di complicate elaborazioni per capire chi finanzia chi, non è una storia iniziata ieri, ed i localismi c’entrano solo in parte con il coronavirus. La cosa importante da capire è se ci sia ancora la voglia di stare insieme. Non crediamo che i soldi siano così decisivi, in Catalogna scoppia ciclicamente una guerra civile per cifre che sono il 15% di quelle citate per la Lombardia. E i Paesi Baschi quanto danno a Madrid? Cosa c’è nei Paesi Baschi? I tori e le checche (cit.).

I soldi offrono soltanto un argomento politicamente corretto per giustificare la propria percezione come popolo, che spesso (sempre?) è in negativo. Cosa non siamo, cosa non vogliamo. Forse i vari De Luca ed Emiliano saranno ricordati per aver fatto per la secessione più del giovane Bossi.

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