Salti nel vuoto

3 Ottobre 2022 di Oscar Eleni

Oscar Eleni con tanto di foglio verde per il diritto d’asilo concesso dai gestori cinesi delle grotte dove puoi ammirare meraviglie sotterranee e non richiamare l’attenzione, come avrebbe fatto volentieri Maria Sole Ferrieri Caputi, direttrice di gara con molte qualità, esordiente nella massima serie del calcio, investita dal trenino della curiosità, anche se è riuscita a non dare l’indirizzo della parrucchiera come la futura premier della Repubblica dove di lavoro non se ne trova molto, dove tutto rincara, dove sono più di 100 i candidati ministri offerti a chi ha vinto le elezioni.

Per essere davvero liberi chiediamo ai cinesi di Huanggongdong anche un biglietto per l’ascensore infernale che salendo  a 325 metri ti porta a vedere guglie rocciose scolpite benissimo dalla natura che al momento prepara la vendetta dopo essere stata trattata così male nel mondo come direbbero in Brasile quelli che hanno scoperto Bolsonaro di poco dietro Lula e ora temono il ballottaggio. In ascensore mostrando al controllore, invece del biglietto, la prenotazione per  ricovero ed operazione, magari a Como, sapendo che ci lasceranno in quella casa di vetro per almeno 11 anni, evitando il trucco del togliere un pezzo pur non avendone il ricambio come capita ai vecchi, a chi si svena per avere dentiere che costano in maniera esagerata per colpa dei solti noti posteggiatori in doppia fila con conti alle Cayman e tasse non pagate altrove.

Con questo stato d’animo ci siamo addormentati ascoltando i lamenti di chi non ha capito niente del gran premio di Singapore, facendo festa con le pallavoliste, nella speranza che non si sentano ancora campionesse del mondo, applaudendo Bagnaia e la sua moto italiana, il Viviani tornato a vincere in volata, rifiutandosi di credere che a Bergamo, più bassa che alta, hanno insultato l’italoamericano che ha cercato di rilanciare la Fiorentina, facendo finta di capire beatificazioni e scomuniche calcistiche, sorridendo come Maria Sole che con un solo gesto ha fermato chi contestava il rigore dato al Sassuolo, assalto gentile per un baciamano, hanno detto (?), anche se  a noi sembrava la stessa scena vista in altre   partite, con le medesime facce di quei calciatori che sfiorati al viso, agli stinchi, stramazzano e si rotolano per il campo. Colpa nostra che non crediamo alle conversioni di genere, soprattutto quando, come alla Sampdoria, dai una squadra non di qualità all’allenatore che poi cacci perché, forse, pensa di avere qualche alibi nella povertà, o come hanno fatto a Bologna fingendo di essere costretti a far uscire dalla scena il Mihajlovic che  anche nella malattia ha insegnato tanto, convinti che Motta potesse cambiare certe teste e certi piedi.

Un bel giro al largo, direte voi, dai fatti e misfatti dell’Arena non tanto civica della Milano stremata dalle liti notturne e preoccupata se nel carrozzone olimpico i bigliettai non hanno la fedina pulita, denunciati così bene da Perboni, una fuga dal basket che, finalmente, ha lasciato le brevi e si gode il liofilizzato della prima in campionato con la boccuccia a cul di gallina perché lo stupore per certi risultati, il modo in cui grandi favorite come Armani, Segafredo, Tortona sono arrivate al successo,  rimediando nell’ultimo quarto, ci ha fatto capire che è da asini dare giudizi prima di vedere cammello.

Dicono  che le regine dal super budget vanno piano per andare lontano. Dopo supercoppa e la rimonta Virtus a Napoli da meno 22, considerando le assenze, la ribellione di Milano sul meno 11 alla fine del terzo tempo, ci sembra di poter dire che i nuovi acquisti di Scariolo sembrano migliori di quelli dei campioni in carica. Impressioni ben viste in chiaro, per la prima al Forum davanti a 7000 persone, il triplo registrato su tutti gli altri campi dove al massimo si sono superate le 3000 presenze, un bel pubblico considerando il flop sulle tribune bresciane per la prima medaglia vera della stagione chiamata esageratamente supercoppa.

Fra le sfidanti al regno delle fate, che in settimana inizieranno pure il viaggio nell’Eurolega della discordia che fa squittire i dirigenti interessati come nel Vizietto di Tognazzi, ci ha sorpreso la resa della bella Sassari vista in coppa forse perché avevamo creduto, senza vedere e valutare, a chi pensava che l’allenatore esordiente di Varese non avesse compreso che la serie A è diversa dal college americano. Conoscendo Ramagli e il suo dente avvelenato ci ha stupito meno il ritorno vincente di Verona dopo un supplementare contro Brindisi, squadra da seconda fila con giuste ambizioni. Dispiace vedere che il coraggio non ha pagato abbastanza Napoli e Trento dalla panchina corta, mentre Brescia ha davvero fatto dannare Milano anche se il meno uno è arrivato per leggerezze dal mal di fegato per Messina, uscito con mascella semi masticata maledicendo l’ultima rimessa del piffero, benedicendo la stoppata di Melli su Gabriel che valeva comunque il perdono al capitano che non ha mai chiesto riposo e non si è mai fermato dallo scudetto, alla Nazionale, alla vita per cercare  il trentesimo titolo e la finale di eurolega.

Ci sarebbe piaciuto stare in un bar di Pesaro per ascoltare l’anatema degli insoddisfatti che vedendo la mattanza sulla povera Trieste si sono convertiti quasi subito dopo aver dubitato sul lavoro, sempre di alto livello, di Gelsomino Repesa. Più difficile consolare la gente di Treviso, magari la stessa che, pur sapendo di essere ingiusta e poco riconoscente con Menetti, aveva applaudito quando il grande cuoco è stato allontanato. Certo la polpetta da meno 20 servita al Palaverde deve essere stata davvero indigeribile, soprattutto nella giornata che sembrava magica sentendo l’urlo di Monigo e il canto libero in televisione della coppia Raimondi- Munari per la vittoria della Benetton rugby sui gallesi scarlatti.

Pagelle tenendo la lode e l’abbraccio accademico per Maria Sole, livornese felice almeno quanto Allegri che stava fra color che  son sospesi come  Simone Inzaghi che ha trovato solidarietà nel fratello Pippo caduto pure lui, anche se in serie B

10 Alla scelta ARMANI di ricordare prima Rubini, dedicandogli il campo nella città che non lo ha mai ricordato ed onorato, per il minuto di silenzio dovuto a Franco CASALINI, 18 anni di grande vita nella famiglia Olimpia. Commozione che deve aver offuscato anche la prima in chiaro sulla Nove e, soprattutto, i nuovi dell’Armani che, al momento, sembrano tutti alla ricerca di qualcosa di più convincente delle solite frasi: ”Grande approdo, grande società, grande allenatore”. Tutto vero, ma  sarebbe ora di far capire perché sono stati ingaggiati.

9 A REPESA, RAMAGLI e BRASE perché chi ha scommesso sul loro successo all’esordio si è fatto una piccola fortuna benedicendo l’ignoranza come suggerivano i veri pensatori alla Beppe Viola che ci manca così tanto.

8 A CINCIARINI che ha ricominciato da dove aveva finito, facendo magari riflettere chi non gli ha sempre creduto, dimostrando, lui come PETRUCCELLI, che non sarebbe male neppure per Azzurra gioiosa nella finestra che sta sbattendo sulla faccia di FIBA ed Eurolega.

7  Al WILLIS che Venezia ha fortunatamente fatto tornare in Italia e nella prima lui merita il quintetto ideale, anche se l’esordio con Scafati non ha fatto vedere la Venezia che, per molti, Recalcati in testa, sarà la più  temibile per le ricche signore.

6 Al MORETTI che Pesaro e REPESA hanno liberato dalle catene della eterna promessa figlio di un campione. Partenza giusta come quella del MICKEY tanta roba nella Virtus Bologna due, del veronese SELDEN mano santa del supplementare, del Jaron Johnson che  a Varese ne ha di figurine importanti a cui ispirarsi.

5 A quelli di EURODEVOTION che portando in sala operatoria questo basket italiano ci hanno ricordato che non è proprio in salute come dicono i farisei dentro il tempio, come eravamo tentati di dire pure noi per nascondere il magone delle tribune semivuote in supercoppa e dei pochi italiani da nazionale in campo. Ci hanno beccato e fatto un po’ vergognare. Non si fa con gli anziani col fucilino a tappi.

4 Alla RAI matrigna col basket che dopo 12 anni si separa da Stefano MICHELINI, voce chiara nella notte dei nostri canestri, amico di  un mondo che forse non lo meriterebbe. Ci dispiace per lui, per DEMBINSKI e FANELLI.

3 A quelli di DENVER, mondo NBA, che stanno agitando il mondo delle mascotte non soltanto negli Stati Uniti perché il salario, sicuramente meritato, per il loro ROCKY,  vale quasi quello del minimo salariale per i giocatori ed è tre volte superiore a quello delle altre che animano la scena. Se in Italia lo scoprono Gandini dovrà chiedere altri aiuti dopo aver scoperto con dolore che il suo grido di dolore per sponsor che hanno salvato società gloriose non è stato avvertito là dove smerciano denaro.

2 Agli ARBITRI che, come al solito, dopo aver spiegato bene come saranno rigorosi nella nuova stagione (prima non lo erano?), sul campo sono andati un po’ a zig zag, confusi, come tutti, su blocchi in movimento, antisportivi, così presi dall’idea, qui comando io, da non accorgersi di sviste che hanno persino irritato i telecronisti, cominciando dal MARTOLINI visto a Milano e Brescia.

1 A MOLIN e BUSCAGLIA (9 più per aver  scelto   come vice il Cesare Pancotto sulla scena dal 1982, maestro per tanti, guida per belle squadre) se sono andati a letto senza cena per quei finali che dal sogno li ha precipitati nella cruda realtà della sconfitta con chi ha di tutto e di più. Certo Buscaglia sta vivendo lo stesso incubo passato con la nazionale olandese, bella per tre quarti e poi infilzata nell’europeo senza sorriso.

0 A TRIESTE e TREVISO che hanno davvero toccato il fondo prima di cominciare. Almeno ARMANI, SEGAFREDO e TORTONA sono riuscite a pentirsi e SASSARI può dire che dopo le fatiche in coppa forse non era pronta a scoprire una VARESE di cui tutti, anche fra i giardini, parlavano maluccio.

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