Atletica
Salis l’ultima vittoria di Malagò
Stefano Olivari 27/05/2025

L’elezione di Silvia Salis a sindaco di Genova, da candidata del centrosinistra, è una cosa notevole per due motivi. Il primo è che c’era incertezza e per sua natura l’ex sportivo in teoria abituato alla competizione nella realtà post-agonistica questa competizione la rifiuta, preferendo essere cooptato o nominato, nella migliore delle ipotesi essere eletto ma andando sul sicuro. Il secondo motivo è che in Italia sono rarissimi i casi di ex campioni diventati politici nazionali con una certa visibilità (la Vezzali, la Idem, Rivera, mettiamoci anche Mennea che fu europarlamentare dei DS), e ancora meno quelli di sindaci di una città importante (ci viene in mente solo Tommasi a Verona).
Ovvio l’asterisco: Silvia Salis è stata una ex atleta nel lancio del martello, per tanti anni in Nazionale, ma certo non una ex campionessa. Insomma, è una donna che dopo la carriera sportiva ha avuto la necessità di reinventarsi, non potendole bastare essere ‘La Salis’ come ad esempio potrebbe bastare alla Pellegrini, l’altra creatura politico-sportiva di Malagò al femminile, che prima o poi il centro-destra si giocherà se lei non preferirà la televisione. La Salis è rinata venendo, da consigliere prima FIDAL e poi CONI, nominata (ecco) vicepresidente del CONI dal talent scout Malagò, ed accettando di correre quasi in extremis per la carica a sindaco di Genova quando avrebbe avuto qualche chance di succedere a Malagò stesso visto che fra poco il limite dei tre mandati lo manderà ai giardinetti o più probabilmente a fare il frontman di arabi che vogliano prendersi la Roma.
Come molti altri sindaci di centrosinistra, i Sala della situazione e a maggior ragione quelli di ispirazione renziana come la Salis, potrebbe essere tranquillamente un candidato dell’altra parte politica e del resto la sua idea di Genova, stando all’unico parametro di giudizio che abbiamo (le sue interviste), si inserisce in quel progressismo soft che è di fatto il pensiero unico politico e mediatico. Da qui la conquista dei mitologici moderati e anche, per chiamare le cose con il loro nome, di noi bavosi che in presenza di candidati con programmi molto simili votano il loro aspetto, come si presentano, le vibrazioni che trasmettono.
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