Sala sindaco e la fine del nuovo San Siro

8 Dicembre 2020 di Stefano Olivari

Addio nuovo San Siro con tanti saluti al fondo Elliott, o ai suoi danti causa? Giuseppe Sala ha annunciato che nella primavera dell’anno prossimo si presenterà di nuovo alle elezioni, per continuare a fare il sindaco di Milano nel nome di un centrosinistra light, molto light, al punto di confondersi con una destra (e del resto lui politicamente è stato inventato da Letizia Moratti, che lo nominò direttore generale del Comune) che non ha un candidato credibile. Insomma, abbandonate velleità nazionali perché la gente con i forconi in attesa del reddito di cittadinanza non abita nella Zona 1 di Milano e le piste ciclabili le bombarderebbe, Sala al 99% sarà il sindaco di Milano quando il 6 febbraio 2026 inizieranno i Giochi Olimpici invernali, con cerimonia inaugurale a San Siro.

Ed eccoci al punto, San Siro. I proprietari del Milan, chiunque essi siano, hanno un disperato bisogno di un progetto approvato per poter vendere il club al massimo del suo valore, in un periodo oltretutto fortunato come risultati: un Milan in Champions League, a forza di rigori di Kessie, e con il 50% di un megaprogetto immobiliare avrebbe tutto un altro prezzo. I proprietari dell’Inter sembrano meno caldi, hanno cambiato idea più volte, e la stessa scelta di condividere il nuovo impianto (nessuna società con due soci al 50% ha mai funzionato, nella storia dell’universo) sembra un modo soft per rimandare ogni decisione. Quanto a Sala, al 10% interista e al 90 desideroso di essere rieletto, sa bene che passare per il sindaco che abbatterà San Siro è l’unico modo per farsi battere da un qualche sconosciuto paracadutato da Berlusconi e Salvini. A meno che quel che rimane di Berlusconi decida di giocarsi l’ultima partita in prima persona.

Al di là dell’istruttoria ancora in corso e che andrà avanti fino a metà gennaio, la richiesta di chiarimenti sulla proprietà del Milan fatta da Sala è un chiaro mezzo per tirarla in lungo fino a primavera, quando secondo l’ottimista obbligato Scaroni sarà messa la prima pietra del nuovo stadio. Abbiamo letto sul Corriere della Sera che i tempi previsti per abbattimento, costruzione del nuovo impianto e delle nuove strutture residenziali e commerciali prenderà 6 anni e 8 mesi. Quindi anche se si iniziasse stasera i Giochi 2026 verrebbero inaugurati in mezzo ad un cantiere o in una zona ancora sottosopra.

La nostra opinione non è cambiata: siamo contro il feticismo degli stadi e speriamo che Inter e Milan si facciano il loro stadio di proprietà in una delle tante aree di Milano, o ancora più facilmente della provincia (siamo americani e fighissimi, no?), che hanno bisogno di essere riqualificate. In alternativa facciano un’offerta vera per San Siro, magari insieme visto che c’è tutta questa sintonia (fra gente a cui non frega niente del calcio viene naturale), ma senza il ricatto, perché di ricatto si tratta, della necessità di inutili uffici ed ancora più inutili centri commerciali, ambienti in declino già prima del Covid. E quindi? Non crediamo che il nuovo San Siro possa sorgere nella zona del San Siro attuale, quella che per noi sarà per sempre piazza Axum, prima del 2026. La logica economica e sportiva in questo caso si salda con la retorica nimby, di quelli che dicono no a tutto, creando una maggioranza che nessun sindaco vuole avere contro.

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