Roma 2024, l’entusiasmo che Montezemolo non dà

30 Luglio 2016 di Indiscreto

Difficilissimo battere Parigi e Los Angeles nella corsa all’organizzazione dei Giochi Olimpici, anche avendo dietro soldi illimitati e sostegno della città. Impossibile con soldi condizionati, anche se alla fine arriverebbero, e lo scetticismo, per non dire l’ostilità, dell’attuale governo della città e di buona parte degli italiani. Insomma, Roma 2024  è nata morta e l’appello delle ‘eccellenze italiane’ (Benigni, Pausini, eccetera…) sembra fuori tempo massimo anche se il comitato promotore ha ancora un anno per sperare e distribuire consulenze e studi di fattibilità (facilissimi, quando sai che non serviranno).

Siccome tutti siamo tifosi, dichiariamo il nostro tifo per i grandi eventi, anche i più insulsi (mentre i Giochi estivi sarebbero il massimo dei massimi), se hanno un impatto positivo sull’Italia o sulla città ospitante, almeno come immagine e capacità di generare iniziative di impatto sull’economia. La questione finanziaria è fuori discussione: i Giochi sarebbero una sciagura per il bilancio dello Stato, come è stato in quasi tutte le edizioni da Montreal 1976 ai giorni nostri: unica eccezione la reaganiana Los Angeles, con danni limitati ad Atlanta e Londra. Per Atene il bilancio fu anche truccato… Il beneficio concreto per la città è invece difficile da discutere, se le infrastrutture miglioreranno, in ogni caso sarà difficile fare peggio che a Rio. Il problema, non soltanto dei Cinque Stelle, è fondamentalmente di atteggiamento e l’intervento di Alessandro Di Battista lo ha fatto capire chiaramente: non è possibile che il volto di questa grande sfida italiana sia Montezemolo, con sullo sfondo Caltagirone e con buona pace del piacionismo di Malagò. Insomma, non una questione di merito, come potrebbe benissimo essere (il libro di Daniele Frongia, vicesindaco della Capitale, attacca da questo versante), ma di disistima per un mondo di amici che si scambiano favori, che ricorda i cattivi sapori di una volta e non certo una ventata di entusiasmo come dovrebbero essere i Giochi.

Non solo Roma 2024 ma anche qualsiasi futura candidatura italiana ha un problema nella sostanza irrisolvibile, perché lo IOC pretende, giustamente, dal governo delle città candidate la sottoscrizione della Carta Olimpica, e fin qui sono solo belle parole, ma anche di una serie di sotto-impegni che nel nostro paese soltanto Stalin o Hitler potrebbero prendere: dal controllo dei prezzi di alberghi e ristoranti (!) al merchandising tarocco (!!), dalla pubblicità entro un determinato raggio dai siti olimpici (!!!) all’annullamento di qualsiasi altro evento pubblico nelle settimane di avvicinamento ai Giochi (!!!!). È chiaro che nessuno può rispettare alla lettera tutte le prescrizioni IOC, tanto meno i paesi democratici, ma ci sono paesi più portati a unirsi per il grande evento e altri meno. Sarà patriottismo, sarà la mancanza di cinismo (anche noi favorevoli ai Giochi diamo per scontato che si ruberà l’impossibile), sarà quel che sarà, però costruire qualcosa di grande in Italia è sempre più difficile.

Per un’operazione come i Giochi occorre un po’ di entusiasmo ottuso da parte di tutti, l’esprit florentin (Renzi non c’entra, faceva il liceo quando Scalfari usò quest’espressione per definire il carattere italiano) salva dai totalitarismi ma porta inevitabilmente a a pensare in piccolo. Il problema è che non siamo credibili soprattutto ai nostri occhi, forse l’entusiasmo non ce lo darebbero nemmeno dirigenti migliori di Malagò e Montezemolo.

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