Ristorante stellato con tubercolosi

31 Luglio 2019 di Dominique Antognoni

Un famoso ristorante milanese, di quelli dove te la cavi con 150 euro a persona ma giusto se bevi acqua, ha scoperto che il suo lavapiatti pakistano è affetto da tubercolosi. Nel 2019 la tubercolosi in Italia, questa a prima vista la notizia. Una brutta cosa, anche senza fare allarmismi. Ma è meglio passare per razzisti (perchè, poi?) che ammalarsi.

La vera notizia è però che questo pretenzioso posto, di cui non faremo il nome (siete pregati di non fare illazioni, nel caso la querela la prenderete voi), non è tanto diverso da tanti altri dello stesso livello top (top nella loro testa) e maggior ragione da quelli di livello più basso, che fanno del contenimento dei costi e quindi anche dei prezzi la loro ragione d’essere.

In altre parole, se a scrostare le pentole c’era un pakistano con la tubercolosi (non che tutti i pakistani abbiano la tubercolosi, ma di sicuro l’Italia è dal punto di vista sanitario è messa meglio), non è perché in Pakistan sappiano usare meglio spugna e paglietta ma perché pochi italiani, e di sicuro nessuno fra quelli residenti a Milano, accetterebbero di fare i lavapiatti in nero per 700 euro al mese, ritenendosi anche soddisfatti.

Discutendo con i lavoratori di tante altre cucine, soprattutto filippini e cingalesi, la cosa che ci ha colpito è infatti la gratitudine con cui questi ragazzi parlano dei loro datori di lavoro, definiti senza eufemismi ‘Il padrone’. Insomma, se il punto di partenza è la miseria più nera, uno che ti dà 700 euro al mese e pensa al tuo alloggio (tre o quattro per stanza nei casi più illuminati) diventa automaticamente un benefattore, quando non un semidio.

In altre parole, difficilmente le mansioni più umili anche dei ristoranti stellati sono svolte da norvegesi o tedeschi. L’italiano, al limite, preferisce fare lo stagista fino a quarant’anni ma in altri ruoli, potendo almeno sognare di diventare un grande chef e non per questo deve essere definito choosy o fighetto. Andateci voi a pulire i bagni o a raccogliere i pomodori a mille gradi. In questa differenza di aspettative, che come tutto può essere vista da destra e da sinistra, c’è il mondo di oggi.

Il giornalista italiano medio vi spiegherà che i lavapiatti sono gli extracomunitari buoni e i ristoratori invece i capitalisti cattivi, dopo di che andrà a mangiare in un ristorante da 15 euro tutto compreso lodando le capacità imprenditoriali del gestore, bravo a tenere i prezzi così bassi e le porzioni così abbondanti (come farà mai?). Non c’è insomma una vera morale, è che la vita è ingiusta e il lavapiatti pakistano lo sa meglio di molti altri.

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