Voto o astensione?

14 Aprile 2016 di Indiscreto

Il referendum sulle trivellazioni, previsto per domenica prossima, quasi certamente non raggiungerà il quorum del 50%. Colpa del PD e di parte di Forza Italia, che lo hanno boicottato, mentre Lega, Cinque Stelle, SEL e alcuni presidenti di regione (i governatori sono in Arizona e Wisconsin) di centro-sinistra si sono schierati per il Sì ma senza farne una questione di vita o di morte. Colpa della data, quando sarebbe stato più logico accorpare referendum e amministrative del 5 giugno (con risparmio di 300 milioni di euro). Colpa anche della mitica gente, con la bella stagione non poi così interessata ad esercitare i propri diritti-doveri democratici. Tecnicamente questo referendum, in attesa di quello di ottobre sulle riforme costituzionali, riguarda la proroga automatica, fino ad esaurimento del giacimento petrolifero (così dice la legge, quindi il Sì significa essere a favore della sua abrogazione), delle concessioni per trivellazioni già autorizzate entro le 12 miglia marine (in totale 21 situazioni in tutta Italia) ed avrà effetti più ideologici che pratici perché in quel range non ci potranno in ogni caso esserci nuove concessioni. Per questo noi personalmente voteremo No, detestando la cultura anti-industriale che ha reso l’Italia un paese di agriturismi, servizi e parassiti. Un paese servo, nella nostra visione del mondo, di chi produce le cose necessarie. Ma il punto del nostro ‘Di qua o di là’ è un altro: è giusto che chi è per il No, in questo e altri referendum, si astenga ed inviti ad astenersi, portando così automaticamente gli indecisi-indifferenti verso il No? Il diritto di voto è anche un dovere? L’astensione impedisce il confronto ad armi pari, in un certo senso ‘sportivo’ fra gli interessati alla materia con opinioni differenti? Non è una domanda peregrina, perché insigni giuristi hanno in materia pareri opposti. Quindi, al di là delle trivellazioni, voto o astensione?

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