Recoba e Franco Rossi

13 Settembre 2020 di Stefano Olivari

Per noi ogni pretesto è buono, se si tratta di parlare di Alvaro Recoba o di Franco Rossi. Quindi nella puntata di oggi stravinceremo, parlando sia di Recoba sia di Franco Rossi. Il grande giornalista, scomparso sette anni fa e al quale con Enzo Palladini abbiamo dedicato un libro (A cena con Franco Rossi) commercialmente disastroso ma emozionante come pochi altri, per diverse stagioni ebbe una notevole influenza su Massimo Moratti. Più per gli acquisti che per alcune cessioni da lui, e non solo da lui, giudicate scellerate anche con il senno del momento: Roberto Carlos, Pagliuca, Seedorf, Ronaldo…

Fra gli acquisti per così dire approvati da Franco Rossi c’era anche Recoba, non perché Franco seguisse il campionato uruguaiano (giustamente si vantava di commentare soltanto le partite che davvero guardava, per questo prendeva a male parole chi gli chiedeva opinioni sulla Serie B o sul 3-3-1-3 del Volendam) ma perché il suo amico Luis Suarez gliene aveva parlato in maniera entusiastica.

E, come abbiamo già scritto, Suarez fa parte di quella categoria di ex campioni per i quali quasi ogni giocatore del presente è indegno di giocare a calcio, figuriamoci nell’Inter visto che per definizione nessuno è mai ‘da Inter’ (qualsiasi cosa voglia dire). Insomma, le eccezioni del Suarez osservatore sono state nel corso degli anni poche, fra queste Recoba. Una volta lo abbiamo sentito dire buone cose di Iniesta, ma giusto perché era Iniesta.

Va anche detto che Recoba aveva tutto per piacere a Franco Rossi, compreso un luogo di nascita secondo alcuni non certo (per qualche anno circolò la leggenda che fosse peruviano o cileno, certo non spagnolo come da passaporto falso degli anni successivi), e che quindi di base iniziò a parlarne e scriverne bene, criticando Simoni per il suo scarso impiego. Inevitabilmente i suoi giudizi sul Chino risentivano dei suoi rapporti del momento con Moratti, quindi quando Moratti non gli dava retta per questo o quel brasiliano segnalato (Kleberson?) Recoba da fuoriclasse assoluto diventava automaticamente un giocatore come tanti.

Con l’arrivo di Roberto Mancini all’Inter, nel 2004, la situazione mutò di nuovo, perché fra Mancini e Moratti (o meglio, fra Mancini e chiunque altro nell’universo, anche se stesso) Franco avrebbe sempre scelto Mancini. Che Recoba lo faceva giocare pochissimo, contando sul fatto che anche Adriano, Martins e all’epoca ancora Vieri fossero nel cuore del presidente, ma che almeno all’inizio provò a fargli far un salto di qualità fisico, con una preparazione e un’alimentazione mirate. Tempo sprecato: le versioni di Mancini e di Recoba sono così diverse che ci sembra impossibile che la verità stia a metà strada.

Lì Recoba perse un treno importante, perché Mancini aveva ed ha fra i suoi pregi quello di comprendere i calciatori fuori dagli schemi. Li valorizza se si lasciano valorizzare, ma è durissimo, più di altri tipi di allenatore, quando ha il sospetto di essere preso in giro: per questo Recoba con lui ha sempre avuto poco spazio, fino alla cessione al Torino nel 2007, Vieri è stato salutato nel 2005 ed Adriano è progressivamente uscito dai radar fra alcol, depressione e amici di Adriano.

Tornando a Recoba e Franco Rossi, è quasi inutile dire che i giudizi sempre più duri di Franco contribuirono al raffreddamento dei suoi rapporti con Moratti, che pur rispondendo alle sue telefonate aveva ormai scelto altri giornalisti e altri consiglieri (nessuno però mai all’altezza del barista di Forte dei Marmi che nell’estate 2009 perorò la causa di Sneijder). Ad un certo punto Recoba diventò il passato per entrambi, prima che loro stessi si mettessero a marciare su quella che gli storyteller definiscono memory lane. Chiudendo con una brutale sintesi, potremmo dire che Recoba era un vero giocatore da Franco Rossi, di quelli ideali non per vincere le partite ma per parlare tre ore di fila di calcio, che in fondo è l’unica cosa che ci interessa. Quanto ci mancano, tutti e due.

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