Ratzinger contro pedofilia, omosessualità, Sessantotto e Bergoglio

11 Aprile 2019 di Stefano Olivari

La riflessione di Josef Ratzinger sul declino della cultura cristiana in Occidente, che per fare un titolo tutti abbiamo ridotto a una questione di pedofilia e omosessualità all’interno del clero, è da leggere in versione integrale perché contiene autentiche bombe anche a un primo livello di comprensione. Cioè il nostro, non quello dei teologi o degli addetti ai lavori. Il Papa emerito parte dagli anni Sessanta e dalla libertà sessuale non solo praticata, ma anche teorizzata, in Germania Occidentale e in altri paesi. Spia, suggerisce Ratzinger (ma forse abbiamo capito male, il testo è comunque pubblico visto che è stato preparato per il giornale tedesco Klerusblatt), di una società che non tollera più norme ma continua a chiedere diritti. Fino a sdoganare tutto, al limite anche la pedofilia. Non mettendo questa nuova ideologia permissivista e relativista nero su bianco, ovviamente, ma praticandola nei comportamenti di un clero a volte strutturato, parole di Ratzinger, “in circoli omosessuali”.

Ratzinger però non attacca tanto il Sessantotto, quanto la reazione al Sessantotto della teologia morale cattolica e in parte della stessa Chiesa, che secondo lui aprirono le porte a un disfacimento morale e, venendo al concreto, a una sorta di supergarantismo nei confronti dei sacerdoti accusati di pedofilia. Con il disinteresse sistematico nei confronti delle vittime, un meccanismo culturale usato anche nei confronti dei cristiani perseguitati nel mondo. Il punto non è però la condanna della pedofilia, quanto il fatto che dalla Chiesa di Bergoglio (nostra traduzione) siano arrivate finalmente pene più dure per i colpevoli ma non una vera reazione morale ed etica alla scomparsa dei valori cristiani in Occidente. Che non è una questione statistica, anche se la scomparsa di fedeli dalle chiese è preoccupante, ma proprio di metodo: i cattolici, questo il pensiero distillato di Ratzinger, hanno smesso di proporre un modello alla società secolarizzata, per diventare una specie di corrente politica con idee diverse da altri partiti ma nella percezione della gente ormai sullo stesso piano.

Per Ratzinger la pedofilia nel clero non è l’unico male da combattere nel mondo, ma il sintomo di un collasso morale che viene gestito invece di essere contrastato. Ratzinger non fa sconti nemmeno alla Chiesa degli anni Ottanta, di cui lui oltretutto faceva parte, ma a Giovanni Paolo II riconosce il merito anche in tempi relativamente moderni di avere stabilito con forza, nell’enciclica Veritas Splendor, che ci sono azioni che sono sempre cattive e che ci sono cose che non possono mai essere disponibili. Dopo tutti questi ragionamenti i ringraziamenti a Bergoglio (però vediamo e leggiamo i vaticanisti che si affannano a sostenere che l’articolo di Ratzinger aveva l’approvazione del Papa in carica… davvero sembrano certi inviati a Trigoria o a Milanello, va sempre tutto bene e si lavora con entusiasmo) appaiono quasi una presa in giro, ma il messaggio è limpidissimo. Una Chiesa Cattolica che rinunci ai suoi valori inseguendo un presunto nuovo (da definire) e un presunto consenso (che non c’è, se non da parte dei media) è una Chiesa senza ragione di esistere.

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