Rangnick il nuovo Monchi

7 Luglio 2020 di Indiscreto

Ralf Rangnick sarà il Monchi del Milan? I tifosi rossoneri si augurano di no, visto che il dirigente spagnolo nei suoi due anni alla Roma in mezzo a buoni risultati, su tutti la semifinale di Champions League, si è limitato a vendere i pezzi pregiati della gestione precedente. E il Milan, al di là della posizione in classifica, di pezzi pregiati ne ha: Donnarumma, Romagnoli, Hernandez, eccetera.

Comunque l’ingaggio del tedesco, sicuro da mesi (di qui il fragoroso addio di Boban), è stato oggi ufficializzato dalla Gazzetta dello Sport. Diciamo ufficializzato in maniera ironica (abbiamo scoperto con dolore che bisogna sempre fare questa precisazione), visto che molte proprietà straniere, nonostante abbiano decine di addetti alla comunicazione, sono convinte che per tenere buoni i tifosi basti tenersi buoni i giornali locali, in questo caso Gazzetta e Corriere della Sera. Rozzi, Sibilia e Massimino c’erano arrivati già 40 anni fa, pur senza avere nei loro ranghi CEO e Head of communications. E poi ai loro tempi i giornali venivano letti.

Ma al di là delle differenze, uno è un allenatore e l’altro un ex giocatore, una cosa in comune Rangnick e Monchi ce l’hanno di sicuro: entrambi sono stati dirigenti di successo soltanto nel loro paese, Monchi addirittura soltanto nella sua città. Rangnick ha 62 anni ed è uscito dalla Germania soltanto per dare un occhio al Salisburgo: se per allenare all’estero basta conoscere 200 parole della lingua locale, come hanno dimostrato Conte e Sarri, e per giocare ne bastano 50, dirigere un’azienda, sia pure solo nella parte sportiva, è un’altra cosa. Non per la lingua, che una persona motivata può sempre imparare, ma per la cultura. La vera sfida è in fondo questa, per i prossimi tre anni, più dell’eventuale presenza di Rangnick in panchina.

Visto che i tempi per la cessione del Milan si stanno allungando e che in ogni caso questo è il momento storico peggiore per vendere, Gazidis ha avuto l’intelligenza di scegliere un allenatore che media e tifosi percepiscano ‘da progetto’, qualsiasi cosa voglia dire. E pazienza se Gattuso aveva sfiorato la Champions League e Pioli non sta facendo male. In fondo se Giampaolo avesse messo in campo un Milan decente, non diciamo spumeggiante, sarebbe ancora su questa panchina.

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