I ragazzi di Cino Tortorella

23 Marzo 2017 di Stefano Olivari

Cino Tortorella, appena morto a novant’anni, sarà ricordato in eterno come il Mago Zurlì e per il suo mezzo secolo di Zecchino d’Oro, ma oltre a questo è stato anche uno dei più geniali autori della televisione italiana spaziando fra più generi e più filosofie: dalla tivù pedagogica a quella trash, da quella nazionale a quella localissima, dal varietà in smoking alla fiction giovanilistica. Per parlare di Chissà chi lo sa?, esempio stracitato di tivù di qualità per ragazzi (conduceva Febo Conti, era la trasmissione di “Squillino le trombe”), dovremmo copiare da qualche parte visto che è andata in onda sulla Rai fino al 1972, mentre ricordi vivissimi abbiamo delle trasmissioni con Tortorella autore e regista sulle tivù locali.

Su tutte abbiamo nel cuore La Bustarella, in onda su Antenna Tre Lombardia dal 1978 (ma Tortorella la gestì solo dal 1979) al 1984, che Silvio Berlusconi ritiene la trasmissione-madre di tutte le trasmissioni che dagli Ottanta in poi sarebbero dilagate sulle sue e sue altre reti nazionali. La Bustarella, condotta da Ettore Andenna, era anche con gli occhi dell’epoca una trasmissione trashissima e del resto concorrenti e pubblico venivano prevalentemente da piccoli paesi di Lombardia, Emilia, Piemonte e Svizzera. Per spiegare ai più giovani: un misto di Giochi senza frontiere, di quiz, di gioco dei pacchi (qui erano buste), di esibizionismo della gente che veniva per farsi sfottere (Bonolis trent’anni prima), ma tutto in versione autoironica e con due grandi obbiettivi programmatici: arrivare al topless delle concorrenti con giustificazioni risibili (a volte anche il body painting!) ed esaltare gli sponsor in un modo che anche Mike Bongiorno avrebbe trovato imbarazzante. Grunland, Prince Parein, Wuber, le calzature dei fratelli Ricottino… tutto molto divertente e leggero, a più livelli di lettura (c’era anche una giuria, con l’immancabile avvocato Cillario), per la tivù italiana una fucina di format e per Tortorella la valvola di sfogo rispetto alla sua attività per i bambini, dove ovviamente teneva un altro registro. I bambini sono bellissimi, ma con i ragazzi ci si diverte di più.

Con lui muore uno di famiglia: le sue rubriche su Topolino e sul Giornalino (illuminato esempio di editoria cristiana), i suoi figli ugualmente impegnati nella tivù (Chiara come presentatrice e Davide come autore: fu lui a selezionarci per Doppio Slalom, che rimane l’highlight della nostra esistenza), le repliche di tante sue trasmissioni che troviamo in tante notti insonni, la casa vicino al Parco di Trenno che per noi è un luogo mistico.

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