Radiocronisti senza parole

31 Marzo 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni da Villa Monte, cantone svizzero di Svitto. Dove c’è una scuola senza maestri, un paradiso dell’apprendimento che permette ad ognuno  di imparare da sé come, sognava la pedagogista Rosamarie Schau che aveva studiato bene la Montessori, come  hanno tentato di fare senza successo molti apprendisti stregoni diell’Italbasket dentro e fuori dalle righe. Niente compiti, niente esami e, ahinoi, niente voti. Sarà il campo ideale di allenamento per Azzurra Tenera che per la qualificazione europea contro la Svizzera sarà ospitata a Bellinzona. A Villa Monte porte aperte al basket italiano che cerca una via d’uscita alla sua crisi perenne. In quel paradiso ci cureremo tutti insieme ascoltando le adorate esperienze di chi vede questo gioco in mano a gente incapace, di chi considera questo sport prigioniero della mediocrità, partendo da una Lega che non si qualifica se i suoi sistemi informatici saltano per aria e ci costringono ad una domenica di misera passione. Inutile cercare informazione nei siti. Zero. Unica salvezza la vecchia radio. Ma i tempi di Carboni e De Cleva sono finiti da un bel po’ di tempo. Domenica sembrava di essere in una fiera dove ti davano un premio se azzeccavi una parola giusta. Ma dove li andranno a cercare certi radiocronisti quelli della RAI? Non ci vengano a dire che mancano nuove leve. Basta vederli al lavoro quelli di questa generazione, hanno dentro il fuoco e molti sono pure bravi. Peccato non conoscano nessuno che li faccia assumere.

A Villa Monte ci siamo fatti mettere nella classe di chi non le manda a dire al Minucci, passando per Renzi, al Petrucci, passando per Pianigiani, a tutti noi che cerchiamo ancora una spinta forte per sopportare tutto, anche posteggi a sei euro, che vogliamo purificarci anche quando arrivano telefonate tipo “Basket? Non me ne occupo più, non c’è divertimento, passione”. Va bene. Lo riconosciamo sulla porta del Canton Svitto: anche per noi, molte volte è difficile  sopportare tutto, ma poi ci sono i raduni del vecchio basket, i famosi maturi che non vogliono sentirsi mai maturi, i memorial come quello che in settimana onororerà il Papa Parisini alla Furla di via san Felice in Bologna dove fanno finta di non capire che la città è color dei gamberi. Nelle idee e nelle sue squadre simbolo, anche se la Virtus adesso sembra libera dal mal della pietra sul campo, finalmente più leggera e libera di mandare fuori porta anche chi accenna soltanto al broncio per un finto sciopero. E’ il momento di alzarsi in piedi ogni volta che al palazzo arrivano quelli veri che hanno fatto la storia della Vu Nera, l’ultimo il Kociss Fultz che non ha nascosto il suo desiderio di poter allenare i giovani, ma di girare le spalle appena vanno sul campo quelli che pretendono un rispetto non certo guadagnato con il lavoro sul campo e in allenamento.

Niente di nuovo sul fronte del campionato e con orgoglio vi facciamo sapere che siamo meglio della Spagna nell’ultimo turno: da loro solo vittorie in casa, da noi Siena e Brindisi hanno sparigliato. Lo facciamo un piccolo monumento alla gente come Marco Crespi? Per come interpretano la loro vita professionale, per quello che trasmettono ai loro  professionisti. Paperoga alle crociate senza paura di restare solo, di trovarsi fuori gioco e senza società se dovesse capitare. In estate Banchi lo voleva a Milano e forse lo aveva già chiesto nella famosa birreria. Niet della proprietà, che forse non lo disse davvero quella sera in cui l’Emporio cominciava il ratto giusto delle sabine senesi per far nascere scudetti, vittorie, progetti. Luca di Maremma ora comanda tutti i giochi e l’Europa, giustamente, lo teme, ma pure lui deve stare attento: adesso che è tempo di godersi elogi e riconoscimenti viene fuori che il Luca Banchi viene considerato un perfetto uomo azienda. Eccoci al solito discorso che sarebbe proibito nelle aule di Villa Monte. Le società sportive possono essere anche gestite come aziende, ma se prevale l’utile e si dimentica quanta fatica è necessaria per diventare primi e poi restarci, quanti contrattempi possono cambiare certe storie, allora  si rischia sempre di avere la faccia  di quella signora ricca che non  trova sollievo parlando con gente che proprio non la capisce. In partita. e lo sport è una partita al giorno, tutto è diverso. Non cadete, voi che potete comandare e comperare, nell’errore di considerare tutto raggiunto prima che si giochi l’ultimo pallone. La  storia Armani è bellissima, illuminante l’intervista al genio fatta da lontano sul tappeto rosa, ma ricordarsi la famosa frase di quel campione ciclista che dopo ogni fatica rispondeva al coro adorante: per vincere ci vogliono i garroni, tenetevi il finale della parola per  tutto il resto dal cuore, alle gambe, dal cervello ai nervi.

Proiezioni da Villa Monte dopo la decima di ritorno: Milano 50, Cantù, Brindisi, Sassari 40, Siena 36, Roma 34,Reggio Emilia 32, Caserta e Venezia 28, Varese 26, Pistoia, Avellino e Bologna 24, Cremona 20, Pesaro 18, Montegranaro 16.

Non è presunzione per aver sbagliato soltanto 2 riusultati nelle ultime giornate di campionato, ma certo  non immaginavamo che Avellino avesse ancora sostanze per rinforzarsi e questo potrebbe portarla davvero ai play off. Non immaginavamo mai che a Fontebranda questa Siena trovasse ancora la forza per dire “si combatte prima di cadere, tutti insieme”. No, Bologna non dovrebbe farcela, forse è meglio così per poter ragionare con più calma al momento di rifondare nuovamente, aspettando che arrivino quelli con idee, ma anche col denaro, perché non succeda come a Varese dove le idee ci sono sempre state, bellissime, imitate da molti, ma sono venuti a mancare gli euro da  salto nell’iperuraneo di altre realtà che sono a Sassari, Brindisi, Venezia, Reggio Emilia.

Pagelle oltre l’intervento dei veri adulti di questo mondo cestistico che sanno come si fa lezione, ma non si erano accorti che eravamo già fuggiti alla villa montessoriana.

10 A Marco CRESPI per come interpreta questo viaggio molto somigliante al volo nello spazio di quell’umano che scoprì una terra aliena dove lui poteva anche saltare più in alto di chi aveva ogni potere. Ci servono credenti di questo tipo per guardare oltre la barriera della sapienza non riconoscibile. Gli faranno allenare la squadra delle stelle il 13 aprile ad Ancona e chi ha scelto oltre ai votati Drake Diener, Langford, White, Brooks, Anosike. Dovrebbe aiutarlo a cambiare la tendenza che ultimamente  ha portato tristezza in chi, cominciando da Peterson, si trovava a perdere con Azzurra in gestazione.

9 Al VUJACIC ben ripresentato da Walter Fuochi per questo ingaggio della Venezia brugnariana. Bello scoprire che esistono giocatori intelligenti, pazienza se poi la loro recita non andrà oltre le prime due repliche, sublime  trovare ancora chi ha voglia di proporlo in un certo modo, questo basket. E il ritratto di Fultz  avrebbe meritato la pagina nazionale perché c’erà l’essenza di tutto ciò che abbiamo perduto e stiamo ancora perdendo. Non soltanto l’ironia.

8 Ad elettrino DALMONTE che davanti alle solite domande sui “musini”  dei giocatori che si sentono poco valorizzati ha dato la risposta che dovrebbe valere per ogni presidente bennato, frequentatore di palestre e non soltanto di prime file al palazzo: ”I minuti in campo si conquistano  lavorando duro in allenamento”. Una cosa scontata, almeno lo era prima che arrivassero le crocerossine con il contratto in calore, le proposte di vita che non hanno niente a che vedere con la vita in una squadra.

7 Al CHASE di Cremona che è tornato con tutto il suo armamentario nel campionato e nella storia di Cremona, ringraziando Veroli e la società per averlo atteso anche quando sembrava più facile  rivolgersi al solito “telefono amico” degli agenti. Quando un professionista si merita questo rispetto allora non è sbagliato farlo giocare al posto dei tanti ragazzi italiani che oltre ad essere imbronciati perenni, hanno spesso  la mano infelice, sul campo e fuori.

6 Alla GIBA per aver risposto bene al presidente Petrucci che sfogliando il regolamento ha fatto capire che non ci sono problemi se i conti della spesa tua moglie li paga con due mesi di ritardo. Non stiamo parlando dei giocatori meglio pagati, di quelli che sono a Milano, Sassari, Venezia, Brindisi, Avellino, che erano a Siena, ma di quelli che prendono davvero il minimo perché bisogna pur ricordare che Bruno Cerella, nuovo idolo di Milano, così come lo era di Varese, ha lasciato la Cimberio perché il suo stipendio era sotto i centomila euro e quando prendi così poco fai fatica  a pagare tutto quello che serve per mantenere dignitosamente una famiglia.

5 Alla stessa GIBA elogiata sopra perché quando redige il bollettino settimanale sull’utilizzazione del giocatore italiano dovrebbe anche dirci come valutare le prestazioni da quasi zero assoluto di una coppia infelice come i varesini De Nicolao e Polonara nel derby contro Cantù, certe invenzioni di Rullo, certe fughe dal tormento come molti che si sentono garantiti da questa voglia di protezionismo per i nostri “ talent” che poi, magari, vanno a ballare altrove appena possono e ai messaggeri alati di Azzurra fanno la riverenza, ma sganciandosi in fretta. Se parlano di Nazionale è soltanto perché chi li sponsorizza al di fuori del loro club preferirebbe avere la neutralità dell’azzurro per vendere certe cose e, per favore, smettiamola di andare dietro a tutti quelli che  si propongono per aiutare i ragazzi, chi ha problemi nella vita, senza prima far sapere che preferirebbe l’anonimato, senza mettere per primo la mano al portafoglio. Saprete, voi alla GIBA, che certi personaggi importanti per andare a manifestazioni giovanili pretendono, hanno preteso, molti soldi? Non ci credete? Domandare, cominciando da Roma.

4 Al BASKET domenicale della radio che ci fa sentire davvero un piccolo sport. Vero che adesso è in coabitazione con la pallavolo, ma nel caos delle dirette fa venire il nervoso pensare che si continua a giocare alle 18.15 soltanto per questo.

3 Al presidente di Roma TOTI per quella danza finale dopo la sconfitta contro Siena perché ci piace di più la sua maschera sofferente durante le partite importanti, ci piace di più quando sposa progetti come questi che hanno portato al  vertice la sua società molto più di quando spendeva ricevendo in cambio convitati di pietra alle partite. Lasciateli stare i nostri arbitri. Hanno già molti problemi a convivere nella loro organizzazione dove vedono trattare male i migliori, ma  non se ne curano  sperando di passare al loro posto.

2 Al nostro caro sosia Meo SACCHETTI che ripete sempre la stessa musica dopo partite modeste dello squadrone che pure gli ha dato la coppa Italia. Non sia aziendale ad ogni costo, ricordi bene cosa diceva quando al tempo della sua gloria sul campo si stupiva per certe fastidiose facce da topo sulle panchine altrui. Non vorremmo fare lo stesso discorso per il Menetti che scopre sempre in trasferta di avere una squadra femmina.

1 Al PIANIGIANI americano, ringraziandolo prima per averci fatto seguire con “trepidazione” le tappe del suo viaggio nel regno del azzurri che non lo seguiranno all’europeo, un copione ben gestito dai suoi uomini immagine  ci viene da pensare, ma senza voce quando aspettavamo la notizia rivoluzionaria: abbiamo speso tanto non per ascoltare le amletiche scuse di chi ha ben altro da pensare, di chi non può eccitarsi per un mese di lavoro in azzurro e una doppia sfida con gli svizzeri, ma sarebbe stato meglio cercare il naturalizzato con possibilità di avere passaporto italiano: un tipo alto, grosso, da mettere al centro. Ce ne devono essere se ogni tanto arriva qui gente con bisononni emigrati che si offre col doppio passaporto. Non è possibile che ci siano soltanto esterni di origine italiana. Da Alano di Piave non è mai partito nessuno per le Americhe?

0 Al crudele OBRADOVIC per la sceneggiata che lo ha fatto espellere dalla partita chiave di eurolega contro Milano. Conoscevamo questo tipo di arte, abbiamo subito chiamato Kenney a New York per una previsione su finali tipo quelli che lo fecere diventare famoso inseguendo e abbattendo poliziotti e giocatori della Stella Rossa, ma non ci aspettavamo che lui se la prendesse più con Arteaga, il valoroso arbitro spagnolo, il fachiro confesso che ha sputtanato anche la nuova eurolega confessando di aver dovuto respingere doni pur di non vedere o di vedere troppo, che con certi suoi giocatori tipo il Kleiza che deve assomigliare tanto a quei furbacchioni che stannno ai Lakers e quando imbroccano, una tantum, la partita giusta, confessano di esserci riusciti per non aver parlato con Mike D’Antoni il vaso di coccio preso a calci da troppi ominicchi in giallo viola. Per fortuna la stagione sta finendo e forse il nostro Arsenio tornerà all’origine, non in Italia, anche se sarebbe bello, magari alla sua vecchia università di Marshall nel West Vriginia. Caro Obradovic che hai vinto tanto, che sei grandissimo, prima di tutto avresti dovuto dire ai turchi e al mondo intero cosa succede nel Fenerbahce che brucia fior di allenatori così come l’anno scorso capitò al Pianigiani travolto al banco delle spezie sotto il faro di quei giannizzeri, non prendertela con il primo che passa per scatenare pericolosi furori. Lo squalificheranno? Mah.

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