Questione di ciclostile

10 Luglio 2008 di Stefano Olivari

Ci fu un giorno in Gran Bretagna, nel quale i tifosi decisero di prendere la parola. Non fu un giorno preciso ovviamente, ma più che altro un periodo, a metà degli anni ’80, quando il calcio inglese venne sconvolto dai fatti dell’Heysel e chi andava allo stadio veniva fino a quel momento generalmente bollato dai media come un uomo delle caverne, in grado solo di riempirsi la pancia di birra, fare una bella scazzottata fuori dal pub e poi recarsi urlante e ciondolante alla partita della propria squadra. In quel periodo alcuni tifosi pensarono che fosse arrivato il momento di far sentire la loro voce visto che a loro, che in quegli anni rappresentavano ancora la maggior fonte di ricchezza per i club, nessuno mai chiedeva niente. Così che alcuni fan più intraprendenti si misero a pubblicare le cosiddette fanzine. Il fenomeno non è nato ovviamente con il calcio, perché la fanzine – nome che nasce dalla contrazione delle parole fan (da fanatic, appassionato) e zine (da magazine, rivista)- è un fenomeno che risale addirittura alle fine dell’Ottocento, con le fanzine letterarie. Il boom delle riviste stampate a tiratura limitata e solitamente su fogli ciclostilati esplose poi negli anni ’60 del XX secolo, grazie alla musica rock prima e a quella punk in epoche successive, fine anni ‘70 primi anni ’80.
Tornando al calcio, nel periodo post Heysel e in piena epoca thatcheriana vediamo un incremento nella creazione delle fanzine, con tifosi di tutti i club e di tutte le categorie che pubblicano riviste non ufficiali. La più famosa fu senz’altro “When Saturday Comes”, che nacque nel 1986 dall’idea di Andy Lyons e Mike Ticher. La fanzine si è poi sviluppata nel corso degli anni e dai primi anni ’90 è diventata una vera e propria rivista sulla quale in passato hanno scritto anche autori prestigiosi, come Nick Hornby, Simon Kuper e Gabriele Marcotti. Anche oggi però la linea editoriale della rivista è la stessa degli inizi, dare cioè una visione del calcio da un punto di vista diverso, avendo a cuore più l’interesse del tifoso che non quello del club o dello sponsor.
Dicevamo però delle fanzines legate ai club. Qui si è scatenata tutta la fantasia ed è uscito anche il tipico humour britannico, già a partire dai titoli. Così se i tifosi del Middlesbrough chiedevano, sulle note di una celebre canzone di Frank Sinatra, di essere portati sulla Luna (Fly me to the moon) quelli del Grimsby Town avevano ben chiaro quando i cori allo stadio dovevano partire (Sing when we’re fishing, visto che la pesca è sempre stata l’attività principale degli abitanti di Grimsby). Allo stesso tempo a Vicarage Road, tana del Watford, la locale fanzine richiamava una vecchia canzoncina, che in Gran Bretagna si impara fin dall’asilo e che ti fa battere le mani e picchiare per terra i piedi (Clap your hands, stamp your feet!) movimenti tra l’altro ripetuti in continuazione all’interno di uno stadio di calcio almeno fino a quando le nuove norme hanno permesso solo di saltare in piedi solo in occasione dei gol. I tifosi del Burnley, che oggi come allora non se la passano benissimo, utilizzarono come nomi per le loro fanzine sia il ritornello di una canzone del gruppo irlandese dei Dubliners, Wild Rover (No, Nay, Never) che un detto comunissimo inglese, usato solitamente anche per insultare i giocatori sovrappeso (Who ate all the pies?).
Tutte queste pubblicazioni erano ovviamente dissacranti, ironiche, ricche di sfottò verso i propri giocatori e i proprietari delle squadre, ma a volte partivano proprio dalle fanzine le campagne per raccogliere soldi a favore del club, oppure le azioni di protesta contro quell’allenatore o quel presidente che si voleva cacciare. Al Needham – giornalista di When Saturday Comes e tifosissimo del Forest -, con il quale abbiamo parlato pochi giorni fa, ci ha spiegato che la città di Nottingham è stata la più attiva nel movimento delle fanzine. A metà anni ’90 erano ben quattro le pubblicazioni riguardanti la squadra di Brian Clough, fra le quali spiccavano senz’altro “The Almighty Brian”, dedicata proprio al grande allenatore e la preferita da Needham, e quella titolata “Garibaldi” che si rifaceva ai colori sociali del Nottingham Forest, associati in questo caso alle divise dei garibaldini. Sull’altra sponda del fiume Trent, si riuscì addirittura a fare meglio. Con “Flickin n Kickin” si ideò una fanzine che oltre che del Notts County parlava anche di Subbuteo. Qualcosa di veramente originale, con i resoconti delle partite presentate attraverso gli omini del mitico gioco e con petizioni come quella lanciata nell’ottobre del 1991 che chiedeva alla Waddington il ritorno alla fabbricazione della palla da gioco in piccolo formato.
Il fenomeno ovviamente non fu solamente inglese, ma in breve tempo si estese al resto della Gran Bretagna. Così che in Scozia alla classica rivalità Celtic/Rangers i tifosi del Cowdenbeath controbattevano con i loro “The Blue Brazilian”, classico soprannome della squadra di questa città di minatori del Fife. Oscar della simpatia invece ai tifosi del Dundee con la loro “It’s half past four and we’re two nil down”(sono le quattro e mezza del pomeriggio e siamo sotto due a zero, quando si dice l’ottimismo…). Le due Irlande non sono state da meno. Al nord maggior spazio alla nazionale, con la mitica “Arconada…….Armstrong!”. Il titolo della fanzine faceva ovviamente riferimento alla vittoria nordirlandese contro le Furie Rosse durante i Mondiali di calcio del 1982. Il gol venne messo a segno proprio da Gerry Armstrong, dopo che un cross di Billy Hamilton non venne trattenuto dal portiere spagnolo Arconada. Per quanto riguarda l’Eire, anche qui un paio di fanzines dedicate alla nazionale ma in particolare ci piace segnalare ciò che venne prodotto a Cork e che era un vero e proprio grido di aiuto all’inizio degli anni ’90: “No more plastic pitches”, in un periodo nel quale sembrava che tutti gli stadi europei avrebbero adottato terreni sintetici.
Poi, come in quasi tutte le cose, all’apice del successo, arrivò il declino. Con la fine degli anni ’90 e l’avvento nelle case di Internet, ogni giornale on line e ogni sito di club britannico si sono dotati di webzine o forum nei quali i tifosi possono conversare, dire la loro opinione o criticare questo o quel giocatore. Le fanzines cartacee sono andate via via scomparendo e ad oggi sono poche le pubblicazioni rimaste, la maggior parte trasformate in vere e proprie riviste o riproposte in stile più o meno simile sulla rete. Le discussioni via web danno la possibilità oggigiorno anche ai tifosi non residenti in Gran Bretagna di sentirsi più vicini alle proprie squadre e di partecipare ai forum di discussione, ma il vedere però stampato su un foglio ciclostilato un tifoso che ci dice che le pies sono più buone a Easter Road che non ad Ibrox o un altro che ci racconta una partita di precampionato in un disperso paesino norvegese è una cosa che ci è rimasta e ci rimarrà dentro.
Luca Ferrato
ferratoluca@hotmail.com
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