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Quelli che leggevano Starter

Stefano Olivari 26/03/2023

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Donne e motori, gioie e… gioie. Perché scegliere fra due argomenti così interessanti? È un peccato che i fluidi giovani di oggi non abbiamo mai letto Starter, la rivista che per quasi dieci anni a cavallo fra gli Ottanta e i Novanta associava recensioni serissime di auto, con prove su strada e tutto il resto, a foto di donne più o meno conosciute ma sempre svestite. Un giornale che oggi porterebbe quasi all’arresto di editore, giornalisti e anche lettori, e che ci è tornato alla mente qualche giorno fa mentre pubblicavamo il post su Sabrina Salerno.

Sì, perché Sabrina fu più volte protagonista delle copertine di Starter, che per certi aspetti riproponeva la formula di Playboy: contenuti da giornale per così dire serio e foto di nudi femminili ad alleggerire il tutto. Tutti sanno che ad un livello più alto questo giochino della copertina veniva praticato anche da Panorama e dall’Espresso, quando vendevano centinaia di migliaia di copie e volevano trasmettere il messaggio di un giornale laico, senza tabù, rivolto a un pubblico maschile. L’interesse per lo scandalo Lockheed o per i servizi segreti deviati non era (e non è) in contraddizione con l’apprezzare una bella foto.

Certo Starter era rivolto ad un pubblico più grezzo, cioè noi, e ci dispiace che molti numeri siano andati dispersi nei vari traslochi ‘definitivi’ (che purtroppo non lo sono mai, per la gioia degli agenti immobiliari) della nostra vita. Sul web ne sopravvive qualche traccia grazie a collezionisti su eBay e ad una interessante pagina Facebook, Quelli che leggevano Starter, dove ci siamo commossi rivedendo le copertine con Samantha Fox, Francesca Dellera, Marina Suma, Debora Caprioglio, Simona Tagli, addirittura Stephanie di Monaco…

Da notare che Starter nacque nel 1984 come settimanale, costava 1.500 lire, e che solo verso la fine degli anni Ottanta divenne mensile. Le donne da copertina, sempre famose, divennero gradualmente più vestite e a metà anni Novanta addirittura scomparirono. Di lì a poco sarebbe scomparso anche Starter e forse non è un caso: la perdita dell’identità è sempre l’inizio della fine. Certo pochi giornali hanno stabilito, come per almeno cinque anni fece Starter, una connessione così profonda con lo spirito del tempo.

stefano@indiscreto.net

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