Quelli che danno ragione a Moratti

23 Settembre 2011 di Antonio Cacopardi

di Antonio Cacopardi
Ma davvero chi ha comprato Alvarez pensava fosse un giocatore o almeno una riserva da Inter? Certo è che non lo ha preso Moratti, il che aumenta le sue responsabilità. Hanno il futuro e anche il presente segnato le aziende il cui capo si circonda di servizievoli aziendalisti sempre pronti a blandirlo e a dirgli di sì, per poi muoversi in ordine sparso. Ognuno secondo il proprio tornaconto.
Ebbene, l’Inter è piena di tali individui. Ma se ogni operazione di mercato ha una storia diversa e gli errori in buona fede (in buona fede) si possono fare, la colpa della loro presenza non può che ricadere su chi li ha scelti, volendosene contornare e non sapendo rinunciare ai loro elogi. La loro inadeguatezza è evidente, non è un’offesa. Potrebbero lavorare da altre parti, le opportunità non mancano: del resto il direttore di Indiscreto non è in corsa per la direzione del Corriere della Sera e io non scrivo editoriali sull’Herald Tribune. Parliamo di Branca, Ausilio, Paolillo, Filucchi, solo per citare personaggi che la gente conosce e non oscuri impiegati (alcuni dei quali sono comunque capaci di fare danni notevoli). A proposito di Filucchi, qualcuno si è mai chiesto a cosa serva un ex poliziotto nell’organigramma della società? Si occupa di questioni organizzative, dicono, il mercato è roba di Branca e Ausilio. Certo è che è evidente la differenza con il Milan (che peraltro ha un solo punto in più dell’Inter di Gasperini), dove a parte Galliani e Braida (che conta pochissimo) i nomi dei dirigenti sono sconosciuti anche agli stessi suoi tifosi. Evitiamo poi di parlare dei cortigiani e dei giullari che osserviamo anche in altre realtà, concentriamoci sulla tendenza di fondo: quella dei sottoposti scelti da sottoposti, ognuno con visioni (siamo generosi) della società molto diverse fra di loro. I più ricorderanno che Louis Van Gaal, ai tempi del Barcellona, decise di prolungare il contratto di assistente a tale Mourinho, giunto in Catalogna al seguito di Bobby Robson perché, parole dell’olandese, “non mi dice quello che vorrei sentirmi dire”. Solo ed esclusivamente con la capacità di fare critica e autocritica, con il coraggio di non dover compiacere i superiori, si può crescere ed emergere.
Il tempo passa veloce, ma come non ricordare che, l’estate scorsa, l’Inter aveva praticamente preso Cavani, per meno di 20 milioni, e poi scelse di tirarsi indietro? Come non ricordare che a gennaio aveva in mano Sanchez, per 25 milioni, e Pozzo avrebbe accettato anche qualche contropartita tecnica a parziale pagamento, ma Branca cercò di affibbiare ai friulani non solo Mariga e Santon, ma anche la nonna di Coutinho e la zia di Ghelfi? Se le cose fossero state condotte razionalmente, già dalla scorsa stagione la squadra milanese avrebbe potuto schierare il tridente Cavani-Eto’o-Sanchez (primo al mondo, anche rispetto a quello del Barcellona, per qualità complessiva degli interpreti e per predisposizione degli stessi a scambiarsi i ruoli) in cambio di una spesa di non oltre 40 milioni e, all’inizio della stagione in corso, piuttosto che Eto’o, avrebbe potuto tranquillamente vendere Snejider e Maicon per rientrare abbondantemente dell’esborso e, magari, spendere quello che rimaneva per prendere Balzaretti per la fascia sinistra e Miccoli come quarto attaccante. Altro che il pensionato Forlan, il fumoso Zarate o Castaignos, che deve essere Arnautovic sotto mentite spoglie…Non dimentichiamo, poi, che, sempre la scorsa estate, si aveva in mano Mascherano ma, per fare dispetto a Benitez, non lo si volle acquistare. Se è meglio di Cambiasso, abbiamo avuto modo di vederlo…A proposito di Cambiasso, bisogna dire che la gratitudine è qualcosa che, come tutto, si aggiorna al passo con gli eventi che si susseguono e che, chi la pretende non la merita. Mi diranno, poi, tanti ragionieri di mercato, se è meglio pagare 24 milioni all’anno per Eto’o oppure 18 complessivi per due come Forlan e Milito e 7 per Zarate. Facile scommessa: in tre, non faranno gli stessi gol che fece il camerunense l’anno scorso. E tralascio il persino più importante apporto in termini di presenza in campo e presenza morale nello spogliatoio che dava l‘asso nero…
Bisogna convenire che, al pietoso stato attuale, quella di Ranieri è la miglior scelta che si potesse fare.
Peraltro, più esattamente, non si tratta proprio di una scelta, visto che altre possibilità, realisticamente, non esistevano. Non potendo non sottolineare che, dopo l’addio del Santo di Setubal e l’indegno trattamento riservato a Benitez, si è passati da un transfuga milanista improvvisatosi allenatore ad un inadeguato ultrà juventino e, adesso, ad un incallito romanista e fiero avversario degli ultimi anni (il che è un bene, almeno ci conosce a fondo), bisogna convenire che Ranieri ha già dato prova di saper essere efficace prendendo le squadre in corsa e, da quel buon mestierante del marciapiede calcistico che è, saprà probabilmente riportare la barca a galla. Sempre, ovviamente, che gli si consenta di buttare a mare i pesi morti che la stanno facendo affondare…
Chiudiamo con Moratti, al solito risparmiato da giornalisti che coraggiosamente se la prendono con l’allenatore di turno o con un generico ‘ambiente’. A proposito di Moratti ho sentito dire in tv da ascoltati opinionisti che ha tutto il diritto di scegliere di voler limitare il suo impegno economico. Concordo in pieno, sacrosanto il suo diritto, a patto che si metta nelle condizioni di poterlo esercitare. Ovvero, vendendo a chi ha voglia di garantire l’altrettanto sacrosanto diritto dell’entità Inter ad essere mantenuta al livello che le compete a livello italiano ed internazionale. Con buona pace di juventini e milanisti, che adesso si staranno divertendo molto per le vicende nerazzurre (un po’ meno per la classifica, nel caso del Milan). Tornando alla ricerca dei colpevoli, credo che a Gasperini, al di là di una sua certa rigidità e della sua incapacità di “interessare” il gruppo (ma vai a far colpo su chi ha subito il carisma di Mourinho….) si possa imputare abbastanza poco: semplicemente, è stato l’uomo sbagliato nel posto sbagliato e ha reso meno di quanto gli avrebbero permesso le sue capacità. Esattamente come “parrucchino” Conte e l’uomo giusto nel posto giusto e, ahimè, riuscirà ad
ottenere risultati superiori a quelli che gli competerebbero.
La misura della confusione e del caos che regna nel mondo Inter, poi, è data anche, e soprattutto, dai curvaioli.  I quali, ponendosi all’avanguardia del tifo (così dicono, quando qualcuno gli chiede a cosa servano), avrebbero anche il compito di rappresentarlo e di essere custodi dei valori e del livello dell’Inter. Invece, davanti a cotanto sfacelo, che fanno? Due striscioni generici…Ecco, gli ultras moderati ancora ci mancavano.

Antonio Cacopardi
(22 settembre 2011)

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