Atletica

Tutto bene a Casa Italia

Mario Orimbelli 11/08/2017

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Per la quinta volta consecutiva la conferenza stampa di Alfio Giomi, il presidente Fidal (Federazione italiana di atletica leggera), al termine di un grande evento (Olimpiade, Mondiale, Europeo) suonerà così: “Ai Mondiali di Londra 2017 sono solo mancati i grandi risultati, le punte, ma stiamo arrivando. I giovani sono molto forti…”. Frasi fatte, che potrebbero virare verso il trionfalismo per l’eventuale impresa di Tamberi o la possibile medaglia delle marciatrici. Il quadro generale però non cambia. Che fine hanno fatto i giovani emergenti del 2013, 2014, 2015 e 2016? Ve lo diciamo noi: svaniti nel nulla o con lo stipendio a vita nei gruppi sportivi militari, i veri tumori della nostra atletica. Anacronistici, deleteri, da abolire, servono solo a fare avanzare di grado i responsabili dei gruppi sportivi, a mettere una stelletta in più sulla loro divisa magari per una vittoria nella Coppa dei Campioni di club davanti a 20 paganti in Portogallo.

Eppure sarebbe così facile: basta copiare. Il modello francese, per esempio, per citare una realtà a noi vicina. Chi è davvero bravo va avanti, gli altri vanno a lavorare e fanno l’atletica per hobby. Perché devo pagare a vita come finanziere, poliziotto o carabiniere uno che fa 5 metri nell’asta? Meglio investire su chi fa 5,60, trovargli un tecnico valido, inserirlo in un programma di lavoro serio. Poi, se entro due anni non fa risultati, si accomodi alla porta. Così si vince o, meglio ancora, si lotta per vincere. Noi invece spendiamo soldi per Casa Italia, per far mangiare dirigenti e comitive al seguito. E anche qualche giornalista, che dopo pochi giorni a Londra già sente nostalgia del parmigiano reggiano e delle linguine al pesto. Non potrà raccontare i successi azzurri, il nostro inviato, ma scroccare un pranzo cucinato da Vissani è la sua vera medaglia. Una strana razza, i giornalisti sportivi. Vi ricordate la storia dei Whereabouts? Tutti in prima pagina, mezza Nazionale accusata di doping. Invece, alla fine, si è scoperto che era tutto un disguido, che la colpa di questo casino era del palazzo che non aveva nemmeno dei fax decenti, con i gruppi militari che nemmeno sapevano dove fossero i loro affiliati. Tutti assolti, dopo essere stati infangati: i presunti dopati più scarsi del mondo, guardando a tempi e misure.

Solo quando hanno beccato positivo Schwazer, per la seconda volta, era un complotto internazionale. E perché? Chi lo conosce al di fuori dell’Italia? Ma come? Chi rischia di fare il record del mondo nella 50 km di marcia dopo 4 anni di assenza è pulito e chi esce in batteria o nemmeno ottiene il minimo di partecipazione è sporco? Quanti punti di domanda, in un piccolo mondo mediatico che distribuisce patenti di buono e cattivo secondo la convenienza. Giuseppe Gibilisco si stava quasi ammazzando (non è un modo di dire) dopo la merda piovutagli addosso ingiustamente. Poi assolto dal Tas, dopo essere stato abbandonato da tutti, dalle Fiamme Gialle e anche dal suo allenatore, con una carriera di fatto interrotta da campione del mondo e bronzo olimpico. Donati almeno non ha lasciato solo Schwazer, questo in mezzo ai suoi difetti (il principale è che si tratta di un prodotto giornalistico) gli va riconosciuto. Che schifo questo articolo, ma non poteva essere altrimenti dopo aver visto l’Italia a Londra 2017, con i cosiddetti ‘nuovi italiani’ peggiori di quelli vecchi. Di sicuro l’atletica italiana ormai è morta, con tutto il rispetto per gli amatori quarantenni, oltre che votata all’autolesionismo. Chissà se riusciremo a rovinare anche Tortu e i pochi altri con una prospettiva, di sicuro fra due anni a Doha non mancherà Casa Italia.

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