Quel cialtrone di Tony Blair

6 Luglio 2016 di Biro

Il rapporto Chilcot sull’invasione dell’Iraq del 2003, reso noto oggi ed interessante da leggere nella sua versione integrale, ha storicizzato ciò che già era noto da anni: Tony Blair da primo ministro britannico ha portato il suo paese ad invaderne uno sovrano (cosa che non accadeva dai tempi della Germania nazista) senza che fosse necessario farlo per lo scopo dichiarato, cioè per la lotta al terrorismo. Nessun dubbio, lo premette lo stesso rapporto, che Saddam Hussein fosse un dittatore criminale (come molti capi di stato accettati dall’ONU, il sottinteso nemmeno troppo sottinteso), ma i punti erano due. 1) Era necessaria quella guerra? 2) Era stato preparato adeguatamente il dopoguerra? In entrambi i casi la risposta è no, con il corollario dell’invenzione, in senso letterale, delle armi di distruzione di massa in mano a Saddam. Va anche detto che Blair non era un dittatore e che l’impegno UK era stato votato dal Parlamento, però con il ruolo decisivo avuto da informazioni false create dagli americani e con Blair che di fatto si era già impegnato da mesi con Bush a seguirlo sulla strada della guerra. Da notare il tono del rapporto, per niente pacifista. Il Regno Unito ha diritto di muovere guerra a chi ne mette in pericolo la sopravvivenza, questo il senso da noi liberamente colto, ma non quello di farlo come ruota di scorta di un altro paese e per interessi non chiari. Non è che mascherandosi dietro una alleanza internazionale la guerra diventi più o meno giusta, contano soltanto i reali interessi di chi manda i suoi soldati a morire (e uccidere). Per cogliere alcune sottigliezze del blairismo rimandiamo anche alla lettura de ‘Il Ghostwriter’, di Robert Harris, romanzo in certe pagine ben poco romanzato. Chi si ricorda dell’Ulivo mondiale?

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