Quei pazzi che giocano subito

30 Aprile 2012 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalle terme trentine di Vetriolo dove l’acqua forte purifica, scarcagnifica, aiutandoti a respirare meglio che è già un successo in questo mondo di ladri. Come dettato dalle Laga legaiola, magna te che io non posso, andremo verso il domani con pensieri brevi, cinguettii come piace a chi organizza il basket in crisi economica ad orari che non migliorano di certo gli incassi, ma di sicuro  aumentano le spese per vitto e alloggio, riducendo al minimo la voglia delle redazioni, già spremute dal calcio giorno per giorno, di litigare con i “capi bastone” per tenere aperte le pagine, meglio, la paginetta delle varie.

Come segnalato dal fuoco delle batterie  bolognesi, bravissimo Fuochi, perfetta la diagnosi di Angelino Viperignu Costa, ci avviamo alla lunga sosta della carovana nell’oasi del silenzio fra l’inizio dei play off e la fine della stagione, assurdamente chiamata “ regolare” con tutti quegli evasori  che non pagano, facendo pagare all’ingordigia dell’agente–giocatore la furbata del contratto d’immagine mai garantibile da una Lega, figurarsi da questa dove il presidente fa visite di cortesia fra le barricate senza perdere un capello. Le grandi squadre hanno problemi con infortunati, nei tesserati, che gli altri si fottano. Meglio un bel periodo da lasciare a quei “pazzi” della NBA che giocano sempre, giocano ogni notte e hanno trovato il loro pubblico nel mondo servendo bene un prodotto che qui fa “crescere” i  seguaci di una chiesa che ama tutti, il saltimbanco tatuato, il picchiatore, che non si scompone se Chandler fa molto peggio di Metta dove lo volete voi sul Lebron James che poi fa canestri impossibili che qui imita soltanto il Poeta ispirato nella notte in cui la Scavolini ha scoperto di avere molto, ma non i nervi e forse la testa, per vivere come ai tempi in cui Valter Scavolini e la sua famiglia si divertivano davvero e non come succede adesso con questi figli che non sentono la stessa emozione dei padri. Fatto dimostrato a Treviso, come si vede leggendo le cronache di Nonna Mia persino nelle case del grande calcio milanese.

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