Quattro squadre NBA

4 Aprile 2008 di Francesco Casati

Personaggi ed interpreti: Alessandro Mamoli, telecronista di Sky nonché super-esperto di basket NCAA, e Francesco Casati, giornalista come il suo direttore tossico di March Madness on Demand (per informazioni, http://ncaa.com/home/).

Francesco Casati: North Carolina e Kansas sono due squadre speculari, la partita si annuncia combattuta fino all’ultimo tiro, chi pensi possa vincere? Tra Arthur, Jackson, Kaun, Aldrich ovvero il reparto lunghi dei Kansas Jayhawks chi è il più adatto a limitare Hansbrough? Inoltre, in ottica NBA come vedi Rush? Alessandro Mamoli: Kansas vs North Carolina è senza dubbio la partita che la CBS è contenta di mandare in onda più di tutte le altre, soprattutto per Roy Williams che è stato per anni il coach di Kansas e con i Jayhawks non è mai riuscito a vincere il titolo, mentre con Carolina il successo alle Final 4 è arrivato nel 2005; quindi il fascino della sfida è già raccontato da questa storia. Per quanto riguarda i giocatori: Brandon Rush sembra un giocatore NBA anche se deve aumentare la sua velocità di piedi per stare in campo da numero 2 o 3. Inoltre, è anche reduce da un infortunio serio e non so che lavoro fisico possa aver fatto da quel punto di vista; chiaramente rimane il punto di riferimento delle squadra insieme a Chalmers. La partita sarà estremamente fisica, giocata a viso aperto, Kansas è reduce dalla finale del Regional contro Davidson che in maniera commovemente è riuscita a tenere gli avversari a 59 punti; con Jackson, Arthur, Rush e Chalmers il talento offensivo di Kansas è di primissimo livello, quindi McKillop coach di Davidson ha rischiato di fare il miracolo, la sua squadra ha davvero difeso bene. Mi aspetto una partita tra due squadre che si affrontano, Roy Williams non è uno che ha paura e l’ha già dimostrato nel 2005, può venire fuori anche una partita ad alto punteggio. Tutti si aspettano Hansbrough e Rush, ma credo che la differenza per Kansas la possa fare Chalmers, il quale può difendere su Lawson e gli esterni di Carolina ed è attualmente uno dei primi tre difensori sul perimetro della NCAA e può avere anche grosse chance NBA in quanto gli scout professionisti seguono particolarmente le guardie con un fisico come il suo. Per Carolina, Hansbrough non è contenibile per intensità, anche se Arthur e Jackson sono potenzialmente tutti giocatori più forti. Hansbrough oltretutto deve stare attento ai falli, perchè per Carolina non è un giocatore sostituibile e questa potrebbe essere la chiave della partita.
FC: Anche secondo te, come per alcuni addetti ai lavori, Hansbrough è sopravvalutato? AM: Dipende. Se pensi che possa essere scelto nelle prime cinque chiamate del Draft NBA allora sarebbe un giocatore sopravvalutato. Dipende sempre dalla posizione di scelta, basta prendere l’esempio di Andrea Bargnani. Il Mago probabilmente non era una prima chiamata assoluta e lo sta dimostrando anche al di fuori delle sue recenti difficoltà, però se sei scelto da numero uno a quel punto le aspettative cambiano. La giusta collocazione per Hansbrough è tra la 10 e la 15 perchè lui è un giocatore di energia che può cambiare le partite uscendo dalla panchina, un po’ come fa Millsap a Utah. Però Hansbrough ha fatto la storia a Carolina, sembra un predestinato e si vede che ha qualcosa di speciale.
FC: L’altra semifinale è Memphis-UCLA, la sfide fra Rose-Westbrook e Dorsey-Love sono le più interessanti? AM: Sì. Sono due squadre che giocano un basket completamente diverso, John Calipari, coach dei Tigers, ha definito il loro sistema di gioco una “Princeton Steroid Style”. La differenza la farà Rose, anche se sulla carta UCLA ha le guardie fisicamente adatte per contenere Rose; la chiave per i Bruins sarà non far correre Memphis e se oltre a questo riescono a tenere la partita sui 50 punti probabilmente UCLA ha anche discrete chance di vincere. Inizialmente, nel mio bracket vedevo una finale Kansas-UCLA con i Bruins Campioni, durante il torneo mi hanno convinto un pelo meno e ora sono un po’ più convinto dai Tigers. Però a questo livello, dove ci sono praticamente 4 squadre NBA, funziona esattamente come in NBA ed è tutta una questione di accoppiamenti. Chiaramente sotto canestro i Tigers hanno atleti che possono mettere il fisico, da Taggart a Dorsey fino a Dozier, e in una partita così, dove tutti aspettano Rose può venir fuori Douglas Roberts. Diciamo, che Memphis mi sembra aver un potenziale offensivo migliore, se i Tigers riescono a correre credo che ci siano 10-12 punti di differenza fra le due squadre.
FC: Una curiosità, secondo te, c’è la remota possibilità che Keefe possa diventare il fattore X delle finali, un po’ come capitò a Toby Bailey nell’ultimo titolo di UCLA? AM: No, non penso. Credo che sia difficile perchè comunque UCLA-Memphis sono due squadre abbastanze strutturate e con troppe risorse, però non escluderei l’ “underdog” di turno che viene fuori. Per esempio nella finale del Regional Kaun è stato il giocatore che non ti aspettavi, ci può stare una prova del genere ma non di più. Poi per quel che riguarda Bailey, con Edney infortunato ha dovuto fare lo squadra già forte, come è successo per esempio a Josh Howard e Tayshaun Prince. AM: Si, però attenzione che Douglas Roberts è appena stato votato primo quintetto All American ed è meno step up, come si dice in gergo.
FC: Nella sfida tra UCLA-Memphis ci sono i prospetti NBA più interessanti, Love è davvero forte è Rose è un talento di un’altra categoria, ma non pensi che Chris Douglas Roberts possa essere la classica tarda prima scelta? CDR è un giocatore educato che potrebbe essere inserito in una notato perchè è messo in ombra da Rose, il quale per esempio non è stato inserito nel quintetto All American. Douglas Roberts mi sembra meno “giocatore di basket”di Prince e Howard, comunque è molto interessante e lui potrebbe essere “The Steal Of The Draft”, poi molto dipenderà da come giocherà la Final 4 e non credo che venga scelto così basso come i mock draft dicono. Poi al Draft molto dipende da che squadra sceglie e in quale posizione. Per esempio, non mi stupirei di vedere Gallinari all’uno se i Knicks dovessero avere la prima scelta assoluta. Se Miami dovesse avere la prima chiamata Beasley sarebbe prima scelta, stesso discorso vale per Minnesota con Rose. Quindi se una squadra ha bisogno di un 3 e nella valutazione degli scout Douglas Roberts è la migliore scelta possibile, lo scelgono pure 10 posizioni prima rispetto alle previsioni.
FC: Coach Calipari ha risollevato un ateneo come Memphis, è riuscito a reclutare ogni anno i giocatori più importanti dello scenario americano: da Wagner, a Stoudemire (passato professionista saltando l’università), fino a Derrick Rose e in più, sembra che Tyreke Evans, liceale di talento sopraffino, sia deciso a giocare a Memphis l’anno prossimo. Sulla panchina di Memphis, come player development, siede Rod Strickland leggenda dei playground di New York che può essere un innesto importante per reclutare giocatori nell’area della Big Apple. Qual è il segreto di Calipari?? AM: Calipari sa convincere e ha chiaramente i contatti giusti; possiamo citare il nome di William ”Wes” Wesley. E’ un personaggio che attorno all’NBA trovi dappertutto, non a caso è lo stesso uomo che era dietro al reclutamento di Wagner e di Rose. Strickland è sicuramente è un buon contatto per l’area di New York, ed è chiaro che ogni mossa è calcolata, non si fa nulla per caso, soprattutto oggi dove il reclutamento è diventata un’autentica battaglia. Calipari costruisce la squadra sapendo bene che ha Rose e che l’avrà solo per una stagione e che deve fare tutto in quell’anno, già l’annata successiva verrà organizzata in modo diverso. Non è un caso che lui abbia cambiato il suo sistema di gioco in base alle caratteristiche di Rose, che è dipinto per il sistema di gioco dei Tigers e il suo talento, fantastico, viene espresso al 110%. Il primo giocatore NBA con cui mi viene in mente un paragone è Jason Kidd, la settimana scorsa ero a cena con il General Man
ager di Philadelphia e con uno Scout di Miami e chiedevo se secondo loro Rose potesse giocare in un sistema a metà campo. Mi hanno detto che secondo loro può giocarci e che è un potenziale Jason Kidd del futuro, uno che vede la pallacanestro e gioca dinamico anche a metà campo.
FC: Passando al Draft NBA, ci sono almeno 5 freshman che possono essere chiamati nelle primissime posizioni, tra questi c’è pure DeAndre Jordan, pensi che lui possa essere un possibile bust? AM: Parlando con gli scout c’è chi dice di no, c’è addirittura chi afferma che possa essere un nuovo Dwight Howard. Un conto sono le potenzialità e un conto è diventarlo. Può essere un bust per quel che ha fatto vedere, però a questo livello non basta vederli giocare, devi capire questi ragazzi cosa hanno nella testa. Se ha voglia di migliorarsi e di lavorare può diventare DH, se è una testa matta diventa uno di quei giocatori con grande fisico e nient’altro. Al Draft penso che Rose e Beasley andranno all’uno e alla due, con la possibilità di alternarsi, poi Lopez che a me non piace è visto tra i primi 5, Gallinari ha buone possibilità di finire nei primi 5 e poi Eric Gordon che è visto molto bene da tutti gli scout NBA. Invece, Oj Mayo mi sembra sottovalutato, ora per via del suo carattere lo danno intorno alla decima chiamata NBA, ma secondo me Mayo può imporsi anche in NBA.
FC: Stern ha proposto l’età minima di 20 anni per entrare in NBA. Questo vuol dire 2 anni di college obbligatori. Per te quest’idea di Stern è un limite o una risorsa? AM: Secondo me è solamente una partnership tra NCAA e NBA. Stern allunga una mano al mondo del college, tanto sa che in tempi brevi i talenti dell’NCAA finiscono tra i professionisti. Prendi la Final 4 di quest’anno, ci sono giocatori come Love e Rose che avrebbero potuto tranquillamente saltare il college, invece ora ritroviamo UCLA e Memphis a sfidarsi in una gara spettacolare.
FC: Ultima domanda, secondo te i giovani talenti italiani che sono comunque sul taccuino degli scout NBA, non farebbero meglio a 19 anni a prendere ed andare in un college, piuttosto che fare panchina in Eurolega o andare in prestito a Pavia? AM: Guarda, io credo che tecnicamente per un giocatore italiano se hai un buon allenatore che ti fa giocare e allenare sia meglio, perchè credo che in Italia ci si alleni di più e con maggior profitto. Nell’NCAA ci sono ottimi allenatori, ma hanno sempre meno tempo e soprattutto hanno giocatori che sono presi per caratteristiche quasi prettamente fisiche o di talento. Quindi Rose non è uno che hai bisogno di allenarlo tanto, perchè è un giocatore di istinti e non tutti sono come Love che è tecnicamente strapulito ed educato. Ai nostri giovani farebbe bene un anno proprio a livello di impatto fisico con atleti di un certo livello. Vi faccio un esempio: al CSKA c’è un giocatore che si chiama Alexey Shved, classe 1988, che da due anni sta facendo bottega con Messina; gli ha fatto vedere un po’ di campo nella preseason, nelle partite scontate e di tanto in tanto in campionato. Per un ragazzo così, fare due anni con Messina che è uno che allena veramente, è una grande opportunità: io se fossi un giocatore sceglierei 50 volte su 51 questa opzione. Però, prendi Gallinari, che è un talento strabordante ma io non vedo un singolo miglioramento fatto da lui provocato da una scelta tecnica. Vedo cambiamenti perchè Danilo ha personalità e perchè è migliorato fisicamente, ma se lui avesse fatto un anno con Messina come giocatore sarebbe migliorato anche in aspetti tecnici del gioco.

Francesco Casati
f.casati@fastwebnet.it

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