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Alla ricerca del Vasco perduto

Quattro date per Vasco Rossi

Indiscreto 16/11/2019

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Sono state annunciate quattro date del tour di Vasco Rossi ‘Non Stop Live Festival’ per il 2020: 10 giugno (Firenze Rocks), 15 giugno (IDays Milano), 19 giugno (Rock in Roma) e 26 giugno (Imola). Insomma, mentre sono ormai 5 anni che non viene pubblicato un album di inediti del rocker di Zocca (differente discorso per i singoli brani, ultimo in ordine di tempo Se ti potessi dire), comincia la caccia al biglietto da parte del suo pubblico multi-generazionale.

Del resto Vasco Rossi è un vero fenomeno che va oltre le masse, un mito che si auto alimenta della sua stessa storia, e i cui concerti sono già evento ancor prima di essersi concretizzati. Ancor prima che canzoni le sue sono storie in cui il pubblico si identifica, per esperienze vissute direttamente così come per il ricordo che salta fuori quando si ascoltano le prime note. Detto questo, l’occasione è buona per riproporre un capitolo del nostro ‘Alla ricerca del Vasco perduto’, scritto da Glezos per Indiscreto e riguardante la vita di Vasco dagli inizi al successo di Albachiara.

“Come facciamo a proporre uno che canta in dialetto?”. Magari il finto problema se l’era inventato la discografia vicina alla Rai, ma non quest’ultima. Vasco sbarca sui canali tv nazionali e i suoi esordi nel tubo catodico causeranno qualche grattacapo ai biografi. Un aiuto nella ricostruzione cronologica degli esordi in tv del Blasco ce lo danno i suoi capelli.

Stando al periodo e al taglio (cortissimi, freschi di leva) il primo passaggio sembrerebbe quello a ‘L’Altra Domenica’, registrato verso la fine del 1978 poco dopo il rientro dal breve periodo di naja. Materializzatosi l’1 ottobre 1978 sulla Rete 2 di una Rai fresca di lottizzazione delle due uniche reti nazionali (Rete 1 filodemocristiana, nata dalle ceneri del vecchio Programma Nazionale creato nel 1954; Rete 2 di sinistra, messa in piedi dopo la dissoluzione del Secondo Canale, nato nel 1963), il programma di Renzo Arbore nasce qualche mese prima rispetto al rivale ‘Domenica In’ di Corrado, contenitore nazionalpopolare per eccellenza ancora prima di andare in onda.

‘L’Altra Domenica’ anticipa una linea editoriale più aperta agli esperimenti che rivedremo con l’avvento di Rai 3 nel 1979, guarda caso l’anno in cui la trasmissione di Arbore chiuderà i battenti: avverrà il 27 maggio di quell’anno, dopo 36 puntate di grande successo. La trasmissione ha subito un seguito vastissimo soprattutto tra i rockettari: non solo è la palestra di Roberto Benigni, Mario Marenco e di quel cast di spostati partoriti dalla gloria di ‘Alto Gradimento’, pietra miliare della radiofonia illuminata degli anni Settanta a firma del dinamico duo Arbore-Boncompagni, ma è anche l’unica fonte televisiva di un rock internazionale presentato in modo tagliente, anche grazie alla militanza da Londra di un Michel Pergolani all’apice del suo strampalato aplomb.

L’annuncio della prima di Vasco lo dà Arbore in persona con un cappellotto introduttivo: “L’Altra Domenica si è sempre prefissa nei suoi lunghi anni di vita di farvi conoscere i nuovi, i nuovi talenti della musica leggera, ma anche i vecchi come avete visto in taluni casi…. cioè, siamo aperti al nuovo e al vecchio purchè sia valido. Ma i nuovi ci interessano in particolare, soprattutto quando sono giovani, e quindi quest’anno abbiamo chiesto ad alcuni… abbiamo individuato alcuni talenti nuovi della musica leggera, e così li abbiamo fatti esibire per noi, oppure siamo andati a coglierli laddove si esibivano. Il primo della serie che vi presentiamo questa settimana si chiama Vasco Rossi (qui Arbore guarda dritto nella telecamera con gli occhi un po’ sgranati, n.d.a.)… non so molto di lui, devo dire la verità, anche perché sarebbero le solite notizie, è nato ad Acerra, queste cose che invece poi non sono vere, e dunque…… in questo momento sta facendo il militare, e infatti ha intitolato una canzone ‘Faccio Il Militare’. Noi l’abbiamo registrata, guardate un po’ che tipo… (forse qui Arbore si riferisce ad Andy Luotto, alle sue spalle sul teleschermo in missione di disturbo, n.d.a.)… questo è il suo secondo LP e le riprese sono della nostra Roberta Tal Dei Tali…..”.

Parte il filmato, già a colori: Vasco è sul palco di una discoteca con un accenno di band, nella quale spiccano quello che sembra proprio Ricky Portera alla chitarra (è l’unico video con lui?) e un Maurizio Solieri corista occhialuto dal sobrio look quasi da intellettuale. Il pezzo è ‘(Per Quello Che Ho da Fare) Faccio Il Militare’, che Vasco affronta seduto con chitarra – la famosa Martin, sembra -, e il colpo d’occhio suo e dei suoi richiama gli unplugged che vedremo su MTV vent’anni dopo, quando si sarà inventato il neologismo.

Anche nei panni di cantautore da sgabello Vasco è convincente: nonostante la chitarra gli impedisca ovviamente di andare su e giù per il palco, l’espressione e la mimica fanno presa su un pubblico che nelle immagini lo segue attentamente. L’impressione è quasi quella di essere in un cabaret come il Derby di Milano: l’atmosfera e il flair personale fanno pensare che sì, lo conosceranno come dj, ma è chiaro come Vasco abbia già un’evidente capacità di proiezione, nonostante le sue dichiarazioni di poca convinzione e quasi imbarazzo nell’esibirsi dal vivo come cantautore. Il brano scorre in una versione asciutta e allegra, lui e i suoi amici sul palco sembrano divertirsi e alla fine il passaggio è più che riuscito.

Lo stesso brano viene proposto in altre trasmissioni, con il solo Vasco che si accompagna alla chitarra. Verrà a galla un filmato a colori, probabilmente girato poco dopo nello studio di una tv privata locale (o della stessa Punto Radio?), dove Vasco è seduto in terra con addosso un giubbotto stile aviatore, la fedele chitarra in braccio, una bottiglia di fianco e un’espressione più stralunata rispetto al passaggio a ‘L’Altra Domenica’.

Un altro filmato in bianco e nero ce lo mostra in seguito (si deduce sempre dai capelli, più lunghi) in uno studio spazioso della Rai: Vasco canta e suona sul playback, entra ed esce dalla base, doppia la voce in diretta e ci gioca sopra. Anche qui, non male. Salta fuori anche il video di un bizzarro playback di ‘Fegato, Fegato Spappolato’, dove Vasco è in una piccola sala (la stessa del video di ‘Faccio Il Militare’?) alle prese con una scala pieghevole. In felpa, jeans e un’espressione in sintonia col testo – vale a dire un po’ stravolta, ma è un gioco -, Vasco inizia il playback con la testa infilata tra due pioli, per condurre il resto del pezzo seduto sulla stessa scaletta, con una chitarra acustica appoggiata al muro alle sue spalle. Il finale comprende lo sputo e l’attacco di ‘God Save The Queen’ dei Pistols, ma Vasco accenna la prima riga del testo e ci pianta in asso, correndo chissà dove.

Estratto del libro ‘Alla ricerca del Vasco perduto – Creazione di una rockstar italiana’, scritto da Glezos per Indiscreto (2013). Il libro è in vendita su Amazon, anche in versione Kindle, e in libreria. Distribuzione nazionale a cura di Distribook.

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