Basket
Quaranta gradi di separazione
Oscar Eleni 20/06/2013
Oscar Eleni nella notte randagia degli scudetti italospagnoli. Fare il pieno di birra ambrata ai “Mangiari di strada”, il fungo milanese in fondo a via Lorenteggio che ci ha convinto sulle doti del Bruno Arrigoni che non sarà mago Zurlì, ma ci prende col cibo, i libri, i film, i giocatori, anche se qualcuno fingeva di non accorgersene pur avendo documenti di prova negli anni. Anche prima di Gas Custer Trinchieri ci prendeva con tante cose e adesso pure coi ristoranti.
Birra e scopa per volare. Prima un tuffo a Fonte Branda, omaggio agli heptacampioni di Siena, 7 titoli di fila. Ora la saccheggeranno, come hanno cercato di sfasciarla nell’anno delle vendette private, delle invidie, dei tagli ai bilanci, ma sulla Torre del Mangia i 7 scudetti in fila, gli 8 titoli resteranno alla faccia di chi sperpera nell’incompetenza e vede gli Hawkins ma non gli Stonerook o i Moss, vede i Langford ma non gli Hackett. Dopo Siena in volo a Madrid, scappando dagli accendini volanti della Roma infelice nell’angusto Pala Tiziano, vergogna di una finale a 40 gradi senza aria condizionata, come del resto in troppi campi, cosa ben nota a tutti meno, forse, alla famosa setta dei legaioli che per qualche euro in più d’incasso, poi sperperato con le multe, hanno portato alla ribalta del mondo la versione cestistica del film “Non si uccidono così anche i cavalli?” usando il parquet per cestisti come per i ballerini disperati.
Perchè la Spagna? Per invidia. Alla quinta, quinta accidenti, partita decisiva nel Palacio de la Comunidad, c’erano 12.832 spettatori e noi a masturbarci con i meno 4000, i quasi 5000. Fonte Branda nel ricordo della minaccia di Minucci quando dopo il sesto titolo in fila sognava di perdere per non sentirsi braccato dai golosi invidiosi, la fontana in marmo della piaza de Cibeles, dedicata ad una dea dove di solito il Real Madrid, calcio o baloncesto, festeggia i suoi titoli. Siamo andati in quell’acqua per chiedere a Felipe Reyes, bollato come “giocatore vecchio che creava solo problemi in campo e spogliatoio” dal Messina cacciato dalla porta principale quando era il guru merengue, dove aveva sbagliato il nostro Tancredi che ogni tanto parla dalla montagna e adesso ci dice, ma guarda, che Daniel Hackett è pronto per la NBA, tanto per far rotolare la kriptonite nella grotta di Lourdes dove Simone Pianigiani porterà la sua nazionale, nella speranza che non sia ancora chiusa per colpa delle piogge. Reyes tace, balla, consola il Navarro malato e da zero punti, non sa spiegare il Lorbek fuggiasco dalle responsabilità, lo faceva anche in Fortiudo dicono quelli che ora si domandano se Anconetani farà o’ miracolo, magari più piccolo di quelli che si chiedono ad Arrigoni per ridare un senso alle notti e alle cene dei baskettari rimasti vedovi di campioni e sogni scudetto dopo l’uscita dalle scene di Cazzola e Seragnoli.
Furore della notte di festa per l’MVP delle finali spagnole e realiste, dolce abbraccio familiare al migliore delle finali italiote, per il Daniel Hackett che quei furboni di Milano trattarono come un “cinno” quando fu convocato nell’albergo nascosto e liquidato da don Sergio in 10 minuti. Pensi, scremi, ma arrivano le telefonate di sbarramento. Il Sani san, reduce dai successi organizzativi nel nome di Willy e dei veri credenti sulla vita da affrontare senza pregiudizi, amandosi, tendosi per mano, giocando insieme disabili e intellettualmente illusi di essere abili, si fa vivo con l’allarme addosso: a 51 anni è morto James Gandolfini, l‘uomo dei Soprano. Per tranquillizzarlo, lui che va in bici e gioca nel ricordo di maestri scomparsi, gli facciamo sapere che anche Olafur Rafnsson, cinquantenne presidente islandese della Fiba Europe, se ne è andato per problemi con il suo cuore. Il disturbatore attacca e corre a fare l’elettrocardiogramma. Lui non è come il Cappellari figlio di medici che manda in mona tutti quelli interessati ai suoi esami, dal colesterolo in giù, dichiarandosi non credente sulla medicina, moderna o antica che sia.
Meglio un grappino e quella buona birra ambrata che gli fa venire il dubbio su tante cose, estereffato come tanti sui 48 punti segnati alla Tunisia dai “ragazzi d’oro” della sperimentale azzurra ai Mediterranei. Voi fateli vincere come a Jesolo, date retta agli arbitrucoli pilotati come marionette da arbitri che si credono superiori e sono invece nel mefitica club da tempo, aiutate i ragazzi nell’autostima per battere ed umiliare la Turchia, sai che gusto il fallo tecnico a Tanjevic, ed eccoli serviti di barba e capelli nel momento in cui Elettrino Dalmonte stava dicendo che dopo le amichevoli avrebbe presentato gente tosta, pronta. Non prontissima, sembra, e l’infortunio a Stefano Gentile non spiega tutto.
Proposito di brevità e chiarezza, come richiesto dai troppi che non ci capiscono, mandati a fondo per aver tenuto troppa roba in testa mentre si andava verso l’epilogo scudetto e gli uomini tartufo si ribellavano a questa vittoria senese anche nell’anno santo del sorteggio da dove, quasi per caso, il meno gettonato è stato il Sahin che, prove alla mano, è stato il migliore di tutti pur sbagliando, ma certo meno dei protetti dai vertici in grigio, mai così grigio anche cambiando colore e sponsor alle magliette. Succede che il campo smentisca chi è ancora convinto di poter vincere perché compra il pallone più caro e sceglie lui gli avversari. No, sulla strada, nel marciapede, ci sono regole che vengono da notti insonni, esperimenti, errori.
Vero che Minucci ha perso tanto prima di vincere moltissimo, ma nessuno se ne è accorto e adesso ha come unica speranza di vedere cadere il capitano di Chiusdino diventato Istrice al Teatro dei Rozzi, per interventi pilotati da chi sa cosa è il pagamento in nero, da chi ha sperimentato le stesse strade e trovato gli stessi sentieri per fuggire. Scagli la prima pietra….e così via. Per Siena fine gloriosa di un ciclo? Forse. Le truppe d’assalto degli smantellatori sono già in azione. Portando via tanto o un po’ alla volta si tornerà ad avere una Mens Sana come ai tempi in cui ci voleva il genio del Cardaioli per campionati orgogliosi, decorosi, ma da fare in gruppo. Certo questa era Minucci resterà comunque scritta, qualsiasi possa essere il destino di società, sponsor, direttore generale da qui alla prossima stagione che Petrucci dovrebbe far iniziare sotto il segno della falce che spazza via tutto e del martello che schiaccia pulci e ippopotami.
Pagelle play off bevendo vino tinto e mangiando sardo.
10 e lode. A Luca BANCHI per non aver imitato nessuno, ma solo completato il suo lavoro di levigatore di pietre ruvide e quest’anno Siena ne aveva tante, non infallibili e lo sanno, ma intanto coppa Italia e scudetto e ciapa sù. Ora diranno che il merito è anche di Crespi. Lo dicevano pure di lui ai tempi del Pianigiani, che diventava furioso, meno quando suggerivano che col primo scudetto Recalcati lui era stato il vero spin doctor, ma sarà sempre così e solo i grandi ammettono che avere un assistente di qualità migliora il prodotto. Lo faceva Gamba con Sales e prima ancora con Arrigoni, lo faceva Rubini con Gamba, lo ha sempre detto Recalcati con quelli che Mattioli gli faceva pilotare in azzurro. Se, come si dice, andrà a Milano, si guardi intorno. Casa e bottega, sapendo che certi muri restano sordi e non creda a quelli che sono convinti di veder soffire nella metropoli altera e smunta un allenatore che non sia Obradovic, o, magari Blatt o, magari Repesa.
10 Al Marco CALVANI che con ironia ha accettato il verdetto finale della sua magica Roma che non è di Toti, anche se lui, alla fine, si era convinto di esserne l’artefice ben sapendo, come si è visto da certe scene, da sedie volanti, da questo misterioso distacco dal tecnico, che il lavoro vero lo hanno fatto tutto quelli del campo e non ci sembra vero che a separare Toti da Calvani sia il bravissimo Alberani. Sospettiamo dei soliti noti visti in tribuna. Ma la gente chiacchiera, a Roma, in passato bruciavano più abiti che nella vera Bologna basket city.
9 Ad HACKETT e DATOME nella speranza che pensino ad Azzurra tenera e non si facciano venire il nervoso sapendo che magari un Melli bisognoso di palestra, fondamentali, sudore e pazienza italiana, è andato a visitare i campi estivi di squadre NBA.
8 A CARRARETTO, RESS e MOSS gente che ha vissuto la saga in verde, gente che non puoi comperare al mercato, anche se li rompono, se invecchiano, se li vogliono processare per reati infamanti pur dopo l’assoluzione, notizia che riguarda l’uomo di Chicago uscita, sarà un caso, durante la volata scudetto. Coincidenze. Come quella delle voci sull’allenatore ammaliato in una birreria vicino a Como dal plenipotenziario, uhm, di re Giorgio.
7 Al tirolese ORTNER, uno dei tanti messi alla porta da Cantù, nei giorni in cui il genio doveva suonare la sua lira e Tigellino raccogliere le lacrime giornaliere che servivano a giustificare le fiamme per bruciare la vecchia società: ho vinto io hanno perso loro e non ci dicano che la signora Cremascoli non ha mai pensato al licenziamento. Anche Banchi lo ha trattato duramente, ma lui, tosto, è rimasto sul pezzo ed è stato importante per tamponare dove avevano sbagliato di più nelle scelte con Kasun, dove Eze stava rifiorendo, ma come un fiore che appassiva presto a causa dei falli, e Ress non poteva più fare cose straordinarie dopo il brutto infortunio.
6 Alla SQUADRA RAI per aver corso bene la finale scudetto, pur in palazzi angusti, ma almeno ci mettevano passione e non abbiamo sentito nostalgie di maggiori competenze che purtroppo svaniscono su Sport Italia e SKY mentre la NBA consegna gli anelli. Se dall’ovvio, dal banale per la casalinga di Voghera si andrà un poco oltre avremo altri successi nello share, con la speranza che questo commuova chi non sa e ci dia l’Europeo.
5 Al SANIKIDZE che, contrariamente al tormentato KANGUR convertito alla difesa, non è mai riuscito a volare davvero, simbolo dei giocatori che si accontentano dei complimenti di chi li adula e non li educa.
4 Al Phil GOSS saltato per aria nell’atto conclusivo. Certo gran merito alla difesa senese, però lui era al limite. Lui, come Lawal , era luce ed ombra, la famosa croce e delizia, un po’ alla Brown che, però, dopo essere stato croce nella serie con Milano ha capito che a Siena ai fantini distratti non si concedono tante prove d’appello. La storia del Palio parla di tanti ricoveri per scivolate misteriose sul sapone. Lui deve averlo capito.
3 A TOTI il pasionario presidente di Roma per il finale da urlo cambiato in un grido di terrore contro il sistema che lui conosce bene, da tempo. Non avevano diritto alla cittadinanza civile gli sputazzatori di Siena, ma neppure i lanciatori di oggetti romani e non dite che erano risentiti. Da cosa, direbbero i battuti nelle semifinali. Tutti hanno rimostranze da fare, ma sono i dirigenti a dover capire e , come dice Petrucci, come gli ha detto bene, a lui e a tutti gli altri, in certi periodi è meglio non stare troppo al caldo.
2 Al CODICE DELLE PENE federale, alla giustizia rapida. Non hanno capito che il carro delle civiltà sportiva stava scappando con buoi presi in prestito dal calcio.
1 Alla SIENA che conta, a quella che trama, a quella che sa sorridere di tutto, se non onorerà al massimo gli artefici di questa impresa che è la più bella fra quelle compiute vincendo 8 scudetti. A MINUCCI pere non essere riuscito a perdere come voleva, procurandosi, così, altri guai a breve giro di posta. Anonima o ufficiale poco conta.
0 Alla LEGA che ancora non ha deciso di pentirsi sul play off prolungato a 7 partite dai quarti Dovevano ragionarci subito, scegliere strade diverse e come dice la Gazza degli orgasmi se proprio devi allungare le serie che contano allora snellisci il torneo che conta molto meno, se devi far soffrire non andare oltre il tropico del Cancro dei mesi dove non si respira ed è andata bene che nessun giocatore è stramazzato per un malore, solo qualcuno ha cercato ossigeno in spogliatoio e fra acque ghiacciate.
Pagelle extra sul resto della vita intorno ai canestri.
10 Al Flavio VANETTI del Corrierone per essersi inventato la passeggiata Cezanne nel ricordo della storia imperiale della Ignis dell’ingegner Borghi, dell’Armada che ha fatto storia. Una grande idea che Milano neppure accarezza, se vai a Lido e parli di percorso Olimpia ti fanno inseguire dai buttafuori delle discoteche.
9 All’ assessore milanese BISCONTI e al delegato di zona ZACCHETTI per aver mantenuto la parola nella cerimonia per il campo Borella di via Dezza dove si muove un mondo strano, spesso vedi più cestisti che calciatori. Anche con il comitato regionale commissariato. Lo tengano a mente i Petrucci boys che ci avevano promesso una ricerca sul territorio da monitorare ora per ora. Intanto, a proposito di promesse, diciamo alla signora Bisconti che il caso Palalido d’amianto è un tormento e un tempo era stato promesso che la nuova costruzione sarebbe stata dedicata a Cesare Rubini ben felice di essere ricordato nel Pala Armani senza rubare meriti a chi ci ha messo idee e soldi, o vorrebbe metterci più idee che quattrini. Milano che poi manda in esilio la sua squadra di basket senza campo d’allenamento sarebbe ignominia.
0 Alla SPERIMENTALE caduta nei Mediterranei. Tanta prosopopea, tanta gente al seguito, ma sotto la maglia poca roba.
Oscar Eleni, giovedì 20 giugn0 2013