Quando sono finiti i Rolling Stones

21 Giugno 2022 di Stefano Olivari

Il concerto dei Rolling Stones a San Siro è un’occasione in più per riflettere non tanto sui Rolling Stones, che festeggiano i 60 anni della loro prima esibizione dal vivo ma che musicalmente sono finiti da almeno 50 (Exile on Main Street l’ultimo vero capolavoro), quanto sul senso dei concerti oggi. Messe cantate con successi di decenni prima, con la maggioranza dei presenti che ulula quando gli artisti osano proporre le loro produzioni più recenti. Vale per noi vecchi alla ricerca del tempo perduto, ma anche per giovani conformisti.

Non è proprio il caso degli Stones, i cui dischi più recenti sono quasi tutti live o cover (Blue and Lonesome ha comunque un senso, pensando alle loro origini blues), ma troviamo centrata la considerazione fatta recentemente da Linus: “Per me sono come pittori che espongono, in giro per il mondo, i propri quadri. Non mi formalizzo sul dato anagrafico… A patto che non facciano dischi nuovi”. Ecco, il punto è questo: perché non interessano più i dischi nuovi? Non che li debbano scrivere i Rolling Stones, i cui tre membri storici hanno quasi 80 anni, ma altri sì. E magari gli artisti di oggi questa musica geniale l’hanno anche scritta, sbattendo contro un ostacolo insormontabile: non interessa.

Un quindicenne degli anni Ottanta avrebbe vomitato all’idea di ascoltare musica di mezzo secolo, o anche solo di dieci anni, prima. Adesso è perfettamente normale che vecchie cariatidi intrattengano non soltanto i giovani di un tempo, sfruttando un normale effetto nostalgia, ma anche parte di quelli di oggi. Il tutto con quella bolsa enfasi da evento rock, del genere ‘Cazzo figa gli U2, il Boss, Vasco, eccetera’ che il punk aveva giustamente deriso per tempo prima di essere a sua volta storicizzato. Tornando ai Rolling Stones, citiamo per la millesima volta Bocca su Biagi: “Una media azienda bene avviata“.

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