Chiamati da Maspoli

11 Ottobre 2020 di Indiscreto

L’Uruguay è impegnato nelle qualificazioni mondiali, l’altro ieri ha battuto 2-1 il Cile di Vidal e Sanchez e martedì giocherà contro l’Ecuador. Inutile dire quanto contino i Mondiali per una nazione come l’Uruguay, legatissima alla storia del suo calcio pur avendo anche un ottimo presente e quindi poco bisogno di operazioni nostalgia. Sì. ma tutto questo cosa c’entra con Alvaro Recoba e la nostra rubrica domenicale su di lui?

C’entra, perché tutti i calciatori uruguaiani conoscono perfettamente le glorie del passato, a partire ovviamente dai Mondiali del 1930 e del 1950, mentre non scommetteremmo sul fatto che un qualunque nazionale convocato da Mancini abbia mai sentito nominare Meazza o Piola. Forse Paolo Rossi, ma come opinionista televisivo. Ecco, Recoba raramente conosceva i nomi e le caratteristiche degli avversari della partita in arrivo, ma era un sorprendente, almeno per noi, conoscitore di storia del calcio.

Per questo quando nel settembre 1997 fu convocato da Roque Maspoli per la partita di qualificazione mondiale contro il Perù fu travolto dall’emozione come raramente gli era e gli sarebbe accaduto. Già aveva giocato qualche partita con la Celeste, però mai con Maspoli commissario tecnico. Il leggendario portiere dell’Uruguay in campo al Maracanà nel 1950, nel giorno dei giorni, era stato messo sulla panchina dopo la fallimentare Coppa America di qualche mese prima.

Ottantenne e molto malato, Maspoli era un’icona rispettata da tutti ed iniziò con una sconfitta contro la Bolivia ed una vittoria sul Cile. Non aveva preso in considerazione Recoba, ma il suo folgorante avvio con l’Inter lo indusse a convocarlo per la partita contro il Perù, forse anche per avere buona stampa. Il Chino avrebbe raccontato che in allenamento gli tremavano le gambe, da tante volte aveva sentito parlare di lui e degli undici eroi del Maracanazo.

La realtà è però più dura dei sogni e l’uomo che Recoba si trovò di fronte era un ottantenne molto malato, che non allenava da tanti anni e che purtroppo non era lucidissimo. Tanto è vero che durante gli allenamenti, al di là di indicazioni tattiche contraddittorie, sbagliava quasi sempre i nomi dei giocatori, anche di quelli che aveva convocato le volte precedenti. Recoba veniva così regolarmente chiamato Fonseca, mentre il vero Fonseca, Daniel, anche lui in quel gruppo, non veniva chiamato proprio. Per rispetto nessuno, tanto meno Recoba e Fonseca, fece notare la cosa a Maspoli o la raccontò ai media. E la cosa curiosa fu che a sorpresa, soprattutto per i due interessati, a Lima i due attaccanti titolari dell’Uruguay, scelti da Maspoli, furono… Recoba e Fonseca!

Una partita che fra l’altro il Chino giocò benissimo, dando il massimo per l’Uruguay e uno dei suoi monumenti: sue tutte le occasioni create dalla Celeste, e suo il gol del vantaggio prima che la squadra allenata da Oblitas rimontasse. Fra l’altro Maspoli sarà anche stato un anziano un po’ svampito, ma dopo quella partita condusse l’Uruguay ad un pareggio contro l’Argentina e ad una vittoria contro l’Ecuador, con la qualificazione per il torneo in Francia comunque già compromessa.

Ai suoi tempi Maspoli era stato un ottimo portiere e un buonissimo allenatore, fra le varie squadre anche di un Penarol portato a vincere Libertadores ed Intercontinentale. E nel suo precedente periodo da selezionatore dell’Uruguay aveva conquistato il Mundialito a cui avevano partecipato, fra gli altri, gli azzurri di Bearzot. Anche i figli del Chino sanno chi sia Maspoli e probabilmente lo sapranno anche i loro figli.

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