Quando Biden criticò Matthäus

9 Novembre 2020 di Gli amici di Budrieri

Caro Direttore, noi della trumpiana periferia ovest di Milano volevamo condividere con lei ed i suoi lettori progressisti, in gran parte fighetti del centro con il monopattino che hanno scroccato il bonus mobilità, il nostro stato d’animo. Depressione assoluta adesso che dovremo fare a meno di Trump, probabilmente di Putin, e soprattutto del nostro bar cinese, chiuso dai comunisti e dai fancazzisti, convinti che sia meglio morire di fame a 40 anni sul proprio divano che di Covid a 80. Ci rimane soltanto l’amico e maestro Budrieri, incattivito perché non può più vedere l’Inter (non è abbonato né a Sky né a Dazn, anche se gli arrivano ancora i bollettini per pagare Telepiù Grigio e Gioco Calcio) ma per certi versi anche sollevato perché Conte e il 99% del club, a partire dai proprietari, non sono da Inter. Magari vinceranno lo scudetto, la Serie A di quest’anno fa così cagare che tutto è possibile, ma rimarranno non da Inter.

Soltanto i voti postali taroccati (a meno che quest’anno gli hacker russi fossero in sciopero) potevano rovesciare la volontà della pancia del paese, quindi i VIP democratici potevano almeno astenersi dal maramaldeggiare contro il nostro maestro. Che rapper drogati e criminali twittino ‘Budrieri sucks’ ci può anche stare, così come quel genio di LeBron James che per festeggiare non ha trovato di meglio che sfottere l’ex medaglia d’oro al valore dell’ATM (unico nella storia dell’azienda ad avere chiesto ad un maghrebino di pagare il biglietto: accadde nel 1981, oggi sarebbe denunciato per suprematismo bianco) postando video di suoi canestri con una qualche infrazione al regolamento, cioè il 91% dei suoi (suoi di James, perché Budrieri era un clinic vivente) canestri con gli hashtag #BudrieriTraveling e #AmbuSopravvalutato.

Ci sta meno che Joe Biden abbia dimenticato il vecchio amico, nei primi discorsi da presidente trattato con freddezza in quanto ritenuto dal New York Times ideologo di QAnon e negazionista del Covid. Un amico con il quale ha condiviso tante discussioni calcistiche negli anni Settanta e Ottanta, quando l’allora senatore del Delaware era entrato in contatto con Fraizzoli per la fornitura di divise alla polizia di Wilmington e si faceva vedere spesso a Milano, dove aveva un tavolo fisso al Calafuria di via Gulli (è anche per questo che il surimi entrerà nel menu della Casa Bianca). Fu lì che conobbe Budrieri, ghiotto di quelle pizze che anni dopo si sarebbero definite egiziane.

Simpatizzante interista, Biden vide insieme a Budrieri Inter-Borussia Moenchengladbach di Coppa UEFA, il 7 novembre 1979, a San Siro. Alla lettura delle formazioni il politico statunitense criticò la scelta di Heynckes di puntare su un diciottenne sconosciuto, Lothar Matthäus. “Nel calcio e nella politica ci vuole esperienza – spiegò Biden a quell’autista dalla personalità debordante, dalle idee politiche molto più socialiste delle sue -, adesso Bersellini se lo incarta tatticamente grazie alla duttilità di Pancheri. La carriera di Heynckes finisce stasera”. Al primo tocco di palla di Matthäus Budrieri sentì invece subito qualcosa, forse un’erezione, e condivise questo pensiero con l’amico americano. La serata finì al Calafuria, per dimenticare i dispiaceri dell’eliminazione, fra aneddoti e rutti, con una frase di Biden rimasta per quattro decenni nella testa di Budrieri: “È più probabile vedere me presidente degli Stati Uniti che te scopare”.

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