Qualcosa si è Moss

21 Ottobre 2013 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal parco australiano degli aborigeni di Uluru, fra cani dingo pietrificati dopo aver tentato invano di parlare con la Piccola Vendetta Lombarda che fa il commissario nel comitato regionale di Milano dove ci sono arbitri che “applicano la regola del vantaggio” e ti espellono se non capisci, ai piedi di un massiccio che diventa viola portandoci sulle tracce del tempo dei sogni che non viviamo più, come ci ricordano amaramente Gazza degli orgasmi e Vipero Kid. Nel basket e anche intorno al basket.Il campionato che non sbava dietro ai più ricchi gode di buone presenze, molti abbonati, ma non piace. Troppo sangue misto. Talenti nascosti, italiani galvanizzati dalla campagna del sor Petrucci, ma considerati ancora come kriptonite da molti allenatori che viaggiano con la panchina legata perché temono che i loro padroni diventino dei bocca larga, si facciano contagiare dallo zamparinismo. Rimedino con una toppa affettuosa che è peggio di certi buchi.

Due giornate e le tre favorite hanno un rosso a testa nella casella sconfitte: Milano ne ha facoltà perché il tempo e l’usura giocheranno a suo favore nella corsa dentro il cinodromo di casa, ha i mezzi per rimediare ad infortuni e  ad eventuali errori di costruzione della nuova casa del dingo Banchi; Siena cerca di fare scopa anche con questo spariglio a basso costo che comincia  a far dubitare su certe scelte, sapendo bene che il furore di Hackett non potrà salvarla sempre, a Reggio Emilia si è visto bene; Sassari si è ricordata che per fare un salto di qualità serviva almeno una difesa decente e quando ci ha provato, ispirata, comunque, dal furore offensivo di Drago Diener, ha scoperto che Cantù è un cantiere dove non puoi avere il primo canestro dal capomastro Leunen quando bisogna ripararsi dalla caduta massi in una casa incompleta.

In testa al gruppo la Roma di viperino Dalmonte che se la prende con il solito Bucchi quando l’allenatore di Brindisi si giustifica per la sconfitta sul neutro di Bologna parlando di aspettative ben diverse fra i suoi “giovani” (tipo Bulleri?)  e l’Acea. Ha ragione Dalmonte, ma Bucchi è sempre stato un po’ così: bravissimo, ma con un desiderio smodato di giustificare quello che non va spiegato perché tutti sanno che la sua squadra può battere molti in quel campo dedicato a Pentassuglia dove paghi anche per posti dove sai di non poter vedere tutto il legno dell’arena, ma è anche vagotonica per le trasferte. Poteva vincere contro Roma dominata all’inizio, gli è mancato il guizzo, ha sofferto la sorpresa Ignerski che non era certo nelle aspettative romane dopo le altalenanti stagioni con Sassari e l’estate nel buio di una nazionale polacca che aveva tutto per fare un bell’europeo e se ne è invece andata subito.

Prima e imbattuta anche la Virtus Bologna che ha ritrovato colore e idee a Cremona quando chi la conosce si era ormai rassegnato a vederla scivolare sullo stesso fiume delle scorse stagioni. Ora non esagerate nel farla più forte e bella di quello che è in realtà e domenica prossima a Siena sapremo se è giusto benedire Arrigoni come il miglior rabdomante nella ricerca di acqua pulita per giocatori che abbiano fame, oltre che sete.

Sull’imbattuta Caserta possiamo dire che siamo felici per tre cose: una storia indimenticabile ha trovato gli araldi per raccontarla ancora, un allenatore di qualità come Lele Molin ha potuto finalmente avere almeno un calesse per coltivare il suo amore, una società nuova si sta muovendo bene anche se quel campo che divenne realtà dopo la notte dei sogni di Maggiò e Tanjevic deve essere curato meglio.

Chiusura obbligata sulla Milano nova affidata ad un allenatore che ti conquista con la sua forza lavoro, quello stare a schiena dritta , anche se dolente, per sorreggere un muro che altri cercheranno di scavalcare per megalomania ed ignoranza. Per fortuna lo sa e non si cura di loro, guarda e passa, si mette la tuta nera e va in cantiere. Luca Banchi non ha bevuto per caso la birretta del Proli. Sapeva che avrebbe potuto portarsi ad Uluru sui Navigli il suo Massimo Meridio detto anche Moss che sa vivere e soffrire, che sa cosa è il peccato, ma anche la grande virtù per stare in una battaglia. Coppia importante. L’allenatore per cambiare pelle alla divina creatura che i tifosi non vorrebbero mai vedere vestita in blu, come Cantù dice la curva, come la Cinzano diciamo noi inguaribili nostalgici del passato. Ma i numeri in oro sono bellissimi e poi, come dice il presidente, il blu è colore della casa. David Scorpio, si chiamava Moss l’eroe di un giallo  al cinema con il gelido e cattivissimo Delon contro Burt Lancaster, per valorizzare l’io spigoloso di Gentile e quello tormentato di Langford che non capiva lo Scariolo in visone trovato a Milano sul tacco dodici. Con lui i cannibali del pallone a spicchi che mandano in confusione compagni travestiti da registi senza averne il talento, l’ispirazione, non riescono ad essere feroci. Se lo fanno se li mangia. Allora ecco la scelta equa e solidale: far danzare come si deve Samardo Samuels che viene dalla contea di Usain Bolt, ma anche di Ben Johnson, un ventiquattrenne alla ricerca del sentiero che potrebbe riportarlo nella NBA, ma intanto si è scaldato sotto le luci polverose del Forum, ha sentito il canto del suo nuovo mondo e si è messo a ballare, segnare, felice per la mamma in tribuna, contento di non aver mai dato ascolto al presidente che aveva cercato una spiegazione sul lavoro per esaltare la società parlando dell’Emporio basket come diciassettesima (accidenti avrebbe detto il congresso degli allenatori scaramantici) azienda del gruppo che profuma e veste il mondo, che sa ospitare i suoi artisti. Milano è cambiata, non difende ancora con la rabbia dei giusti, con il furore che si porta dentro Luca Banchi, ma se vedi peccatori come quelli dell’anno scorso tenere due, o, addirittura, tre scivolamenti, allora qualcosa si muove anche adesso che la squadra è assolutamente incompleta per infortuni.

Pagelle da Alice Springs, dove non si vanterebbero mai di aver risparmiato sul bilancio dell’anno precedente proprio nella stagione dove ti organizzano in casa il barbecue europeo. Ma poi questo risparmio cosa vuol dire, se non ricordarci che fra i ciechi l’orbo cammina più svelto e fra i poveri il benestante sa di poter mettere pane in tavola anche quando fuori c’è il gelo?

10 A Joe ISAAC nostro angelo custode quando facemmo la prima trasferta-inchiesta per la Gazzetta al Bronx, per la gioia data ai tifosi dell’altra Milano, per l’ingresso nella casa della gloria del Power Memorial di Percudani, Kenney e Abdul Jabbar quando si chiamava Alcindor. Joe è rimasto nella bella Varese, ha sempre quell’aria da gatto sornione che sa ridere  della vita e sa stare al mondo.

9 Al presidente del CONI MALAGO’ che il 30 ottobre a Roma ospiterà  nel salone d’onore la presentazione del libro su Cesare Rubini,  “L’indimenticabile”. Cerimonia a pochi giorni da quello che avrebbe dovuto essere il novantesimo compleanno del Principe, quel 2 novembre che a New York sarà anche il giorno del Joe Isaac che al Rubini allenatore, che lo ammirava davvero, dava tanti problemi.

8 A FACCHINI capo degli arbitri se ammetterà che la “ tolleranza zero” in mano a certe creature con fischietto può diventare un pericolo. Serve “o cervello” come diceva Ninì Ardito seguendo il saggio Compagnone. Come sa bene l’interpretazione di una regola logica, tipo quella del non ritardare la rimessa su canestro subito, può essere pericolosa e velenosa come quella che un giovane arbitrino lombardo assicura esistere sul regolamento a proposito della regola del vantaggio. Certo poteva capitare solo nella regione commissariata alla Piccola Vendetta Lombarda che diventa complice delle società che non riconoscono il valore delle tessere CONI d’onore, quelle che non dovrebbero mai esssere sottoposte a verifica anche delle società professioinistiche. Ma questo è il basket del sor Petrucci che dovrà pur spiegare a Malagò e alla Siae questi abusi.

7  A MOLIN, BECHI e DALMONTE se nel prossimo turno sapranno camminare sui fuochi ardenti di partite davvero difficili: Caserta ospiterà la Milano ringalluzzita dalla vittoria sulla Varese  impoverita, Bologna andrà a trovare una Siena avvelenata dalla caduta di Reggio e dalla trasferta di Monaco dopo il cappotto Galatasaray, Roma  si troverà in diretta televisiva da Avellino dove non vogliono sbagliare una seconda volta dopo l’esordio contro Pesaro.

6 A Samardo SAMUELS per aver dato una luce diversa all’Emporio Armani che temeva di trovarsi ancora al gelo nella notte dove ha comunque portato almeno 7000 persone in tribuna (a proprosito: la Lega fa segnalare gli spettatori presenti, mai gli incassi… e questo rende  sospette certe cifre). Samardo e Moss ecco la via nuova.

5 Al ragazzo Matteo IMBRO’, classe 1994, scelto come capitano Virtus per essersi risentito quando ha sentito il cronista di SKY definire Alessandro Gentile, classe 1992, il più giovane capitano della serie A. Anche Nando Gentile, babbo che, come noi, forse preferisce la misura di Stefano, potrebbe avere qualcosa da dire.

4 A PESARO e CANTU’, intese come comunità del grande basket storico di un paese senza memoria, perché vogliamo sentirle sulle barricate ogni giorno: prima di tutto per difendere squadre che almeno hanno un’ anima, poi per stringersi a coorte evitando che arrivino in città finti principi dal soldo bucato.

3 Alla SIMMENTHAL che è tornata nello sport per sostenere i miliardari del calcio. Dal basket aveva avuto tanto, ma certo la comprendiamo perché se ne dovette andare quando chi faceva ricerche mercato scoprì che la gente pensava alla squadra di basket che a Milano vinceva tutto piuttosto che alla carne in scatola.

2 A Drake DIENER che con la sua scimitarra ha tagliato la testa ormai perduta di Cantù in un finale dove tutti ricorderanno i suoi 31 punti e non lo sforzo vero della squadra di far vedere almeno un abbozzo della difesa che è il tormento notturno di Sacchetti.

1 A Coby KARL che nella giornata trionfale di Reggio Emilia, quella dove Menetti, finalmente, se ne andava con la scalpo di Siena, ha chiuso con uno 0 su 6 al tiro che nasconde comunque il suo lavoro al servizio della squadra. Accetti l’ironia del voto nel giorno splendido e splendente di una Grissin Bon che potrebbe diventare boccone di marmo per molte avversarie.

0 Alla RAI e alla sua avarizia. Con il ritorno dell’Eurolega su SKY si notano subito certe differenze, partendo dalla grafica. Vero che anche gli uomini del Cielo che diventeranno Fox il prossimo anno risparmiano sugli inviati all’estero, fine del club vacanze di un tempo non lontano, ma quel rimediare alla fine con interviste, giustissime, agli allenatori, dopo la pausa premio per le giocate migliori e sottofondo da zoo, fa capire che neppure per una diretta a Milano c’era la possibilità di avere un bordocampista decente. Ci eravamo già accorti della micragna e del fastidio agli europei quando costringevano Fanelli e Michelini a tre dirette quasi ogni giorno. Un matrimonio obbligato dalla decenza, non certo dall’amore e forse neppure dall’interesse.

Oscar Eleni, lunedì 21 ottobre 2013

(foto tratta dal sito Olimpiablog)

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