Puerto Escondido Due

5 Settembre 2011 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Le legnate del vecchio Larry, il rigore di Castagnetti, i piatti di Pianigiani, il coro e i tenorini, il pane di Stern, pagelle europee e pagelle azzurre.

Oscar Eleni da Pontoglio, isola bresciana dove c’è un ristoratore che di giorno vende formaggi pregiati e di sera fa grande e costosa cucina. Ci siamo fermati a guardare i tavoli illuminati, i pensionati sono nella trappola del bilancio breve, perché il locale porta un nome che ci ha subito intrigato: Il vecchio Larry. Dicono che il padrone del ristorante Marco Brescianini da giovane facesse del buon basket e per questo gli diedero il nomignolo di Larry in omaggio al grande Bird dei Boston Celtics. Considerando che l’amore per il boscaiolo che faceva poesia, ma non risparmiava legnate e legna, ci ha sempre permesso di capire subito con chi avevamo a che fare quando trovavamo gente innamorata dei Lakers, abbiamo deciso di fermarci a meditare, considerando questo un puerto escondido di nuova generazione. Diverso da quello da cui vi avevamo rotto i maroni tanto tempo fa.
Questo ha un fascino diverso e il profumo della carne grigliata ci permette di fare da anfitrioni a tanti altri che meritano un porto nascosto come i nostri ragazzi di Azzurra tenera. Avanti quelli dell’atletica, avanti la moratteria e chi ha pasticciato con Forlan, avanti il nuoto se si illude che tutto fiorisca nel giardino della Pellegrini se non ci sarà il rigore che imponeva Castagnetti, avanti chi ulula se uno freme per la mancanza di gratitudine verso il Pippo Inzaghi super pagato, ma anche super sfruttato, avanti quelli del rugby che vanno verso la Nuova Zelanda e torneranno per la via degli elefanti scuotendo la testa perché non riusciremo a placcare la logica e la differenza tecnica come dimostrano le squadre giovanili di ogni sport. Un posticino per Prandelli e la sua Italia alla catalana. Meglio l’aragosta. Ci sarà posto per tutti nel nostro eremo escondido, anche per quel furbone che su Twitter ci ha detto che le donne dello sport italiano, lui cita Di Martino, Schiavone, Pennetta, noi aggiungeremmo Idem e, se non avranno fatto altri guai certe lungaggini nelle scelte e certi mugugni anti sua serenità Barbolini, pure quelle del volley, hanno più palle degli uomini mettendo nel minestrone dei lessati anche quelli del basket.
No, caro amico, non è stata questione di palle, meglio, è stata una questione di palle tirate male, perse male, ma non era il carattere a fare difetto, era una questione mentale perché se la gente intorno straparla, ha cominciato il presidente del Coni, poi sono andati avanti tutti gli altri inginocchiandosi ai tre della NBA e considerando il resto della truppa soltanto gente da macello, da fureria senza scatolette e munizioni, allora può capitare che ci voglia più tempo per vedere come stanno davvero le cose. Ce ne andiamo dalla Lituania con la convinzione che Serbia, Germania e Francia ci hanno battuto per episodi, non perché erano davvero più forti. Può servire all’autostima, può essere utile raccontarla così per evitare che nella piazza della Discordia cestistica italiana, sempre illuminata dal fuoco fatuo dei cervelloni che odiano il vicino di banco, il socio in affari, il faccendiere se fa affari dove non guadagni nulla, si mandi al patibolo Simone Pianigiani che come il nostro cuoco di Pontoglio ha fatto piatti gustosi con quello che offriva l’orto di casa: cicoria e ravanelli, qualche rapa, una melanzana, ma niente di più, ah sì anche un paio di zucche vuote. Il nuovo corso del senese arrabbiato con chi non si toglie il cappello davanti alla sua carriera da petit Napoleon a noi sembra interessante. C’è stato risveglio. Le cose sono state sistemate per avere una preparazione diversa anche durante la stagione senza Nazionale. Una preparazione mentale alla fatica, alla lettura del gioco, alla necessità di alzarsi ogni mattina pensando che se non corri di più ci sarà un leone pronto a mangiarti stipendio e benefici.
Potevamo capitare in un girone diverso ed essere oggi nelle 12 elette, potevamo battere la Francia, dovevamo battere la Germania, avevamo in mano persino la Serbia che sta rubando le ultime energie mentali al grande Ivkovic per la sua strafottente alterigia, ma loro avevano Boris Diaw e Batum e non soltanto Parker, avevano Kaman e Benzing oltre a Nowitzi, potevano contare su Krstic e Savanovic più che su Teodosic. Noi siamo riusciti ad organizzare un coro dietro a tenorini soltanto dopo aver rimuginato su tutto, perché alla base dell’incomprensione nel gioco c’era questo grande equivoco: voi ci considerate delle merdacce al servizio del trio Gababe, ma noi possiamo fare di più, basterebbe che il trio ce lo chiedesse. Equivoci che nelle squadre di club fanno venire l’orticaria se Traorè pensa di essere migliore di Crosariol, se come italiani tutelati e quindi ben pagati facciamo diventare difficile la vita di mercenari che non si avvicinano neppure per dirti buonasera nella tua lingua. Stato mentale confuso del sistema. Non ci sono gerarchie definite. Dagli allievi alla prima squadra. Fra i piccoli interviene il padre becero e tonante, fra i grandi l’agente che ne spara a raffica.
Per sistemare tutto questo avremmo avuto bisogno di non dubitare mai sul trio che invece faceva venire qualche dubbio: una volta l’assicurazione, un‘altra il dolorino, poi la ribellione a turno imposta da chi paga davvero, il suggerimento da Iago delle spelonche per far sapere che in Nazionale ci si va volentieri, ma ci si può anche allontanare se intorno non hanno incenso abbastanza. Ci ha colpito e addolorato la frase del fratello di Belinelli che, lo riconoscerà anche lui, è stato elogiato anche in partite sbagliate ben diverse da quella che ha giocato con la Francia. Ora non ci vengano a dire che dei tre italiani la NBA non potrebbe fare a meno. La chiave è questa. Non sono Gasol o Nowitzki e pure per loro, come accadde con Petrovic o Danilovic, il pane di Stern aveva ha avuto ha spesso semini indigeribili. Quindi servirebbe equilibrio nel giudicarsi e nel giudicare, serviva un guanto diverso per tirarsi dietro sulla scialuppa quelli che ha scelto Pianigiani. Erano il meglio o quasi, un Melli sano avrebbe dato più difesa rispetto a Renzi, ma il ragazzo era stanco anche se la fascite si prende pure in spiaggia se corri a piedi nudi dietro una sirena, un Gentile trattato nella maniera giusta sarebbe stato comunque più utile del Maestranzi che è stato il vero grande errore nelle scelte, ma non perché si possa rimpiangere Poeta o Vitali, così come nessuno si è mai sentito più debole per i certificati medici che esentavano dalla leva azzurra Crosariol e Gigli, ma per aver fatto venire il sospetto che la patente di italianità totale avrebbe comunque favorito chi era in contatto con il giocatore lasciato libero da Montegranaro-Ancona.
Pagelle dal puerto escondido facendo amicizia con gli altri disperati dello sport italiano dove ancora si fa ginnastica senza sudare, dove mamme coccolone spendono tanti euro per far fare sport ai pargoli infelici e poi non vogliono che vadano a piedi o con i mezzi verso la scuola. Il pesce puzza dalla testa. E’ la testa che ci fa sportivi della domenica, da poltrona. Se l’atletica non è più base per gli altri sport che avidi vanno a rubare talenti fisici non ancora formati, allora tutto crolla e il rumore si sente dalle Alpi all’Etna.  
10 A Dino MENEGHIN che non ha cercato scuse, che non ha lasciato parlare troppo i ser biss intorno a lui ed ha confermato Pianigiani fino al 2013 quando lui potrebbe anche non essere più pr

esidente se non farà attenzione a chi finge di volergli bene.  
9 A Simone PIANIGIANI e all’omerico staff di Azzurra perchè le cose sono state fatte bene davvero, ma come in quel film dove Meg Ryan nipote di Einstein si innamorava di uno scienziato quasi analfabeta bisogna almeno conoscere gli elementi base.  
8 A Dusan IVKOVIC che ci dimostra come i grandi maestri non vadano mai messi da parte e per questo l’Italia fa male a credere che siano bravi soltanto quelli che piacciono alle bande informatiche messe quasi tutte a tacere, ma sempre impegnate a scavare il solco fra generazioni che avrebbero bisogno di darsi una mano.  
7 A NOWITZKI e PARKER, veri campioni NBA, che sembravano più disponibili al dialogo con gli attori capaci di una sola battuta, tipo il pranzo è servito, rispetto al nostro trio lescano che non era supponente, ma nascondeva un codice Rebecca da decodificare sempre: noi vi diamo il massimo e voi?  
6 A Bo MC Calebb che fa volare la Macedonia. Ecco quello che mancava nella minestra italiana oltre al cavolo nero del pivot vero.  
5 A NOI TUTTI che non riusciamo ad accontentarci per aver riconquistato il rispetto di tutti. Ci piaceva di più quando ci odiavano come a Nantes, Parigi e Atene.  
4 Alla prima GALLINA che parla facendoci capire che i tre ragazzi d’oro, oro vero?, verranno in Nazionale se…. Se una cippa.
3 Alla RAI se dopo il bel lavoro della coppia Mascolo-Michelini all’Europeo cambierà modo di offrire il basket, lo nasconderà dietro ai giochi da spiaggia, se non terrà conto della grafica come hanno fatto i lituani. L’avvertimento anche per La7 che con la pallavolo ha arricchito gli ottici italiani e ancora non ha scelto la voce tecnica.  
2 Al DIGITALE malvagio che ha nascosto l’eurobasket a chi aveva ancora soltanto la parabola in regioni, la Toscana, ad esempio, la terra dei pentacampeones, dove decodificare è quasi impossibile.
Alla NBA che con questa serrata del ricco sul più ricco ci sta frantumando le ore dell’attesa adesso che tutti sembrano pronti a svenarsi per avere il part time di questi “ poveri diavoli”. Se davvero si daranno 200, 300 mila euro al mese a chi dovrebbe tornare a casa come Bargnani, Gallinari, per Belinelli c’è meno coda, poi non chiedetevi perché le cose continueranno ad andare male: per riempire quali palazzi si farebbero questi sacrifici?  
0 A Gianni Petrucci che non può dire di aver parlato da innamorato del basket sognando e prevedendo una qualificazione olimpica e persino una medaglia. Il capo dello sport nazionale dovrebbe sapere che caricare sulle spalle dei nostri eroi un peso del genere è come rompergli le gambe nella culla della preparazione.
Voti ad Azzurra.
4 per MAESTRANZI anche se forse non è proprio tutta colpa sua, ma così anonimo non se lo aspettava nessuno.  
6 CARRARETTO che ha spezzato le catene della servitù senza mai aprire bocca soltanto alla fine.
6.5 A BELINELLI e non ci interessa davvero se i suoi tifosi si arrabbieranno. Pensateci bene e poi sputate.  
6 A MANCINELLI perché non è riesce ad essere mai quello che vorremmo, lui va dietro al serpente che gli dice come dovrebbe essere per far arrabbiare il resto del mondo a spicchi.  
7 A BARGNANI che ha chiuso con due belle partite, ma non riusciamo ad emozionarci con lui e per lui. Colpa nostra.  
7 A GALLINARI anche se nel furore ha cambiato testa e ha peggiorato il rendimento rischiando sempre troppo, esagerando quando serviva cervello.  
6 A MORDENTE che a parte la prima comparsata si è ricordato di essere un capitano e ha tirato la carretta.  
6 A CUSIN che ha dato quello che aveva, ma da lui vorremmo molto di più e siamo sicuri che ha qualcosa in tasca.  
5 A DATOME che diventa fuscello nel vento della battaglia. Con Azzurra ha perso gli artigli del finale campionato nella Rometta dei mai rimpianti. Secondo noi è colpa sua, del carattere: prenda a calci la vita, la palla, ma ci metta sempre la faccia.  
5,5 A CINCIARINI dal quale ci aspettavamo molto di più. 

6.5 Ad HACKETT che ha servito la causa con dedizione, cercando di dare una regola alla sua esuberanza e alla sua presunzione frustrata dalle scelte americane. Se va avanti così sarà la prima pietra per un futuro azzurro dove, sarà bene rassegnarsi, per avere i tre NBA sarà difficile come togliere le vacanze estive ai cocchi di mamma che le società vorrebbero proteggere quando si parla di Nazionale, ma che poi nascondono in fondo alla panchina perché in campionato e in Europa non si può fare scuola guida ai giovani esploratori.

Oscar Eleni
(4 settembre 2011)

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