Poveri ma sani: in Italia 746.000 inattivi in più

3 Giugno 2020 di Indiscreto

In aprile l’occupazione in Italia è scesa di 274.000 unità, secondo l’ISTAT, mentre gli inattivi sono aumentati di 746.000. Siccome queste persone non sono tutte single è realistico pensare che il lockdown abbia gettato nelle braccia dell’assistenzialismo o della miseria un milione e mezzo di persone. Senza ovviamente contare tutte quelle, molte di più, che hanno visto dimezzarsi incassi e attività.

Altra cosa che fa impressione è la scomparsa di 76.000 lavoratori a tempo indeterminato, quelli teoricamente più garantiti. Mentre tuttora molti italiani, anche molti lettori di Indiscreto (sul web non c’è bisogno del consenso, non vi chiediamo né voti né soldi e possiamo quindi essere onesti) faticano ad uscire dai loro angusti appartamenti se non con una maschera tipo la Jennifer Beals saldatrice di Flashdance, l’economia si sta avvitando su se stessa con alcuni dati anche paradossali, primo fra tutti che diminuiscono sia gli occupati sia i disoccupati.

Cosa possibile con un magheggio contabile, perché chi ha perso il lavoro non va in automatico ad ingrossare (statisticamente) i disoccupati, così come chi non lo sta cercando (e fra questi molti giovani). Risultato: la disoccupazione è ora al 6,3%, una percentuale non drammatica. Nel breve periodo preso in considerazione da ISTAT e INPS invece gli inattivi sono aumentati di 746.000 unità, come detto.

Fuori dalle statistiche è invece l’enorme numero di persone che sta vivendo involontariamente quello che in cialtronese qualche mese fa si definiva downshifting. Gente che lavora meno, viene pagata meno, consuma meno, fa in generale meno cose ed opera scelte al ribasso in ogni settore (stasera niente ristorante, c’è un’offerta alla Lidl, disdico Sky che tanto guardo gratis il virologo su Retequattro). E non è che nel tempo liberato scriva di filosofia teoretica o scopra vaccini, ma spesso medita il suicidio.

L’Italia con la sua gestione schizofrenica della crisi non è stata peggio degli altri grandi paesi, e sarebbe stato uguale con governi di ogni colore (basta ricordare i comportamenti dei presidenti di Regione). Ha soltanto seguito le paure della maggioranza della sua gente, che legittimamente teme più la malattia della povertà. Questo è però il risultato, che ha colpito anche chi preferiva il rischio della malattia alla certezza della povertà.

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