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Podolski non è da Inter

Stefano Olivari 02/03/2015

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Il vecchio bar di via Novara è stato comprato nel 2011 dai cinesi, che l’hanno pagato al 97% in nero. Il Nino ha arraffato 215mila euro, uno sproposito considerando zona e clientela. E dalla sera alla mattina è andato a vivere nella Repubblica Dominicana, forse spinto dai racconti del Walter (“Lì una troia costa al massimo 15 euro”), basati a loro volta su altri racconti (il Walter non è mai uscito da Milano e da decenni non esce da quel quartiere, ha fatto un’eccezione nel 2009 quando si è trovato con un suo amico in piazza Gambara), e dai reumatismi di una vita passata a svegliarsi alle 5: di sicuro non è più tornato, impossibile scrivergli anche soltanto una e-mail visto che non ha mai avuto un indirizzo e-mail . La gestione è stata affidata a tale Wang, che tutti chiamano Paolo, un tipo scorbutico sulla trentina, anche se con i cinesi non si può mai dire. Il proprietario si chiama anche lui Wang, residente con altro nome in via Canonica, che forse è il padre dello Wang dietro al bancone e parente degli altri due cinesi che lavorano lì a rotazione, tenendo aperto il locale dalle 5 del mattino a mezzanotte, tutti i giorni dell’anno. Di sicuro Wang padre, o quello che è, ha deciso di mantenere il marketing di sempre. Stesso nome, Bar Inter, stesso arredamento (sedie di plastica rossa sponsorizzate Algida, tavoli traballanti di metallo, qualche foto con autografo di dubbia autenticità di giocatori interisti del passato: incorniciate sono quelle di Catellani, Hansi Muller e Minaudo, per le altre scotch o puntine), stesso menu. Tolta la fascia 12 e 30-14 e 30, in cui a incolpevoli impiegati vengono servite cotolette e cornette (fagiolini, nel resto d’Italia) fino a 10 secondi prima incellophanate, o fantasia di surimi, il locale è frequentato soltanto da fancazzisti in prevalenza interisti mentre le stesse logiche, in chiave milanista e sempre con proprietà cinese sono riproposte 30 metri più in là, in direzione Settimo Milanese. Il leader è sempre il Walter, sempre più simile a Renato Zaccarelli e con il solito giubbotto di renna, che ha indossato anche un anno fa ai funerali della madre: la povera donna gli ha lasciato il trilocale pagato in venti anni di onesto lavoro (di lei e del marito), Walter ha affittato una stanza in nero a due peruviani che pagano 500 euro al mese e non creano problemi, al di là della musica degli Aventura messa a palla che impedisce al Walter di sentire bene cosa dicano a Top Calcio 24. Un lunedì a mezzogiorno come tanti, a commentare la sconfitta del giorno prima con la Fiorentina. Il Walter parla a nome di tutti: “Questa volta Mancini non ci ha capito un cazzo: Kovacic non funziona, è uno che non ha ruolo e che mai lo avrà, poi Podolski viene da due anni da riserva e quando sarà pronto sarà già finito il prestito. Far entrare Shaqiri solo a metà secondo tempo è stata una puttanata: in un quarto di partita con lui l’Inter ha creato più che nei primi tre quarti. A dirla tutta non ho capito nemmeno D’Ambrosio in panchina, Campagnaro non si può più vedere e poi spinge poco: mi ricorda Mazzarri. Poi c’è stata anche sfiga, con la Fiorentina prima in dieci e poi in nove si poteva anche pareggiare”. Il Roberto, il Lele, il Franco, Il Max, l’Anselmo, il Gianni e due maghrebini ormai fusi con le sedie annuiscono, mentre dall’area videopoker, dando le spalle alll’elìte del bar, il Vito chiude la discussione prima che arrivino, divisi in gruppetti che sparlano del gruppetto davanti, gli impiegati della TuboPlast: “Per me Podolski non è da Inter”. (1 – continua, ma forse no). 

1 marzo 2015, Inter-Fiorentina 0-1. Marcatore: Salah al 10′ s.t.  INTER (4-3-1-2): Handanovic – Campagnaro, Vidic, Juan Jesus, Santon (dal 32′ s.t. D’Ambrosio) – Guarin, Medel, Brozovic – Kovacic (dal 28′ s.t. Palacio) – Icardi, Podolski (dal 21′ s.t. Shaqiri). Allenatore: Mancini. In panchina: Carrizo, Andreolli, Dodò, Felipe, Ranocchia, Hernanes, Kuzmanovic, Obi, Puscas. 

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