Pizza liquida, di Oscar Eleni

12 Gennaio 2009 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dai Pirenei francesi, paese spagnolo di Llivia, dove abbiamo cercato di convincere un ex pugile, Fabian Martin, miglior pizzaiolo del mondo, a seguirci nell’isola di Hamilton dove potrà sperimentare la sua pizza liquida all’oro commestibile, dove potrà fare di tutto perché sembra che in quella parte dell’Australia abbiano deciso di pagare benissimo il guardiano della barriera corallina, dove gli daremo da bruciare nel forno a legna tutti i passaggi cruciali della stagione di rinnovamento italiana che porta dal commissario al presidente Dino Meneghin, facendogli leggere prima tutto quello che è stato detto sulle famose schiene dritte che la decenza ora lascia finalmente da parte proponendo un consiglio federale che cambierà tutte le facce, a parte quelle dei rappresentanti delle associazioni giocatori ed allenatori che, come sappiamo bene, hanno sempre lavorato per il bene comune e quindi meritano almeno il rinnovo della poltroncina.
Felicità è scoprire che per riavere Ettore Messina i defenestratori di Maifredi sono pronti a ripudiare Carletto Recalcati che pure li incitava a combattere il tiranno, soprattutto adesso che la stagione sembra premiare anche qualche giocatore italiano. Strana gente in strane crociate. E’ il paese dove se non lo fai strano non ti notano, un po’ come le telecronache: ascolti i telecronisti inglesi, americani, francesi, spagnoli e sono in partita, vai a casa Taucer e risorgi con dentro energia, ma torni a deprimerti appena ti obbligano al lecca lecca nostrano dove il Tranquillo “minaccia” chi non legge bene nel futuro del ragazzo Jennings, uno di talento che deve lavorare tantissimo e non ascoltare balle spaziali, e dove si invitano gli stoppatori del giovanotto che ha sfondato i muri del liceo, senza sentire l’esigenza di ascoltare i muri dell’università, farsi dare il disco con le immagini preziose perché un giorno potranno raccontare ai nipotini, anche quelli sterili?, quelli mentalmente non portati alla famiglia?, che hanno stoppato un ragazzo pagato per imparare nel cortile del basket italiano che sembra un po’ come i centri della salute dove la gente paga per digiunare, dove la gente scappa di notte per riempirsi di dolci e liquori per tornare, poi, pentita alla zuppetta di carote la mattina seguente.
Ci vuole fantasia da pizzaiolo mondiale per inventarsi acrobazie e la pizza con le nubi, ma ce ne vuole molta di più per capire cosa succede davvero in questo paese condannato dall’attuale commissario tecnico a mangiare fango, altra dieta speciale da isola, nel momento in cui l’Europa non sembra sbatterci tutte le porte in faccia. Dicono che la Nazionale deve essere al primo posto nel pensiero comune, in quelli di chi vota e di chi paga per essere votato, ma non ci sanno dire come avrebbe reagito il Paese dei mangiatori di fango se l’Eurolega avesse bocciato tutte le nostre squadre, a parte Siena, che nessuno osa criticare perché se lo facesse non lo prenderebbero neppure a Colorado Cafè, se nelle altre competizioni internazionali avessero fatto tutti come la Fortitudo che, finalmente, è stata messa davanti alla pizza con le uova da chi aveva perdonato tanto sapendo che avrebbe fatto tanto male, come sempre del resto. Non ci sono opinioni a sostegno della tesi che chi vuole mettere Messina sulla panchina di Azzurra per la qualificazione difficile, ma non impossibile contro la Francia, stia seguendo il suggerimento di chi ha scoperto in Recalcati un atteggiamento ambiguo nella corsa alla costruzione del nuovo consiglio, senza fare posto a quelli che si vantavano di vedere lontano, lontanissimo.
Gloria nel cielo ad Amleto Gentile che ha finalmente accettato di guidare la Lottomatica Roma al posto di Repesa, al posto di Djordjevic, al posto di tutti quelli che sono stati interpellati per traghettare una squadra incompleta da una parte all’altra dell’inferno nella Roma bella do Repesa, un po’ come Prodi, è considerato colpevole di tutto, di una finale scudetto, della bella eurolega, ma non certo per merito suo, prima era Saibene, poi lo spirito santo di Nando, per portarla nella valle di Elah. Sapevamo, da sempre, che Nandokan, era nato per guidare gli altri, lo faceva da giocatore ragazzo, da giocatore campione, da giocatore esperto, ha spezzato tradizioni, ha spezzato tavoli, ha spezzato coscienze, ma è sempre andato bene e non doveva mancare in questo viaggio dove Roma sembra poter vincere anche le partite che meriterebbe di perdere come quella contro Avellino. Alleluia brava gente per questo filotto di Cantù alla quinta vittoria consecutiva che mette nei guai e quasi sul moscone Pino Sacripanti. Silenzio assoluto sulle paturnie della Milano che, finalmente, ha deciso di fare chiarezza sul settore superaffollato degli esterni, che comincia a reagire anche con i giocatori che aveva beatificato prima di valutarne lo spessore, cioè prima di capire se erano uomini o caporali, ma anche per loro ci vorrebbe uno stage a Llivia per valutare come funziona la magia della pizza liquida.
Cornamuse abruzzesi per Teramo, Antonelli, Capobianco e Poeta. Capolavoro dell’andata, senza discussione e ci perdoni il Pianigiani da record, ma forse gli porterà un po’ di fortuna non sentirsi beatificato ogni maledetta domenica, ogni santo turno di coppa, perché tutte queste finte benedizioni sembrano portare davvero sfortuna ed incidenti a catena, un po’ come vincere il pallone d’oro. Pagelle sotto le palme dell’isola di Hamilton, dicono che possono pagarti anche 13000 euro al mese se il tuo curriculum sarà convincente.
10 A Marco CALAMAI che giovedì, quando le vedove nere di Ugo vorrebbero attirarmi nel sacro luogo della crescenta libera a Rivabella, verrà premiato a Milano dall’organizzazione Altropallone per il suo lavoro, sono ben 14 anni, con i diversamente abili, con il mondo dove i ragazzi hanno davvero voglia di dare uno sguardo verso l’alto come hanno ricordato anche a Gianmarco Pozzecco che è andato a trovarli e che li ha aiutati a giocare, a ridere, a rivedersi un po’ anche in lui.
9 Al musone CROSARIOL che non piace quasi a nessuno, dove va non vedono l’ora che cambi squadra, persino nella Nazionale dove ci serve e come, dove ci sarebbe servito anche contro la Germania anche se poi Recalcati ci prese in giro sulla domanda quando il tasto da suonare era quello del disastro a rimbalzo, ma bisogna dire che con Markovski è il più abile nel tirare fuori il meglio da questo giocatore che forse diventa bullo sgradevole soltanto per mascherare una vera timidezza, l’impaccio di chi davanti ad un microfono non trova le parole e vorrebbe esplodere.
8 Al CARRARETTO santo di coppa, ma anche del campionato, uno che in Nazionale non è andato quando eravamo alla canna del gas e adesso ci diranno che ha rinunciato lui, proprio lui che accetta di stare in panchina anche per due o tre partite di fila pur di respirare l’aria del club dove si vive alla grande, si vive in grande, si punta a grandi obiettivi. Del resto ci hanno detto che pure Stonerook aveva il male della pietra per l’Azzurro e preferiva curarsi per il club.
7 A BELINELLI e BARGNANI che giustamente ci prendono in giro perché da italiani, da eurocentrici, non abbiamo la pazienza di aspettare almeno un mese di partite
prima di dare giudizi che sembrano definitivi. Dall’altra parte del mondo giocano sempre, dici male oggi e quello fa bene domani. Non è come da noi. Ah capirlo.
6 Alla LEGA che sembra decisa a fare finalmente una scelta condivisa da tutti puntano su Valentino RENZI come presidente dell’organizzazione dove si litiga anche per cose banali, ma dove non ci si scandalizza quando si sprecano energie per inseguire l’impossibile: il nuovo presidente deve cercare risorse anche in piena crisi, ma se i proprietari non saranno uniti, non faranno pesare il loro nome, quali porte volete che si aprano?
5 A Riccardo PITTIS che rimbalzando sulle onde dell’eco tranquillo insiste a considerare il possesso alternato come la peggiore delle regole FIBA, la più ingiusta, anche più brutta del famoso fallo da ultimo uomo, anche più indigesta del palming che non porta vantaggi. Abbiamo visto tante volte rovinare partite su palle a due lanciate in aria per favorire, storte per incapacità. Abbiamo visto rovinare partite in tanti modi, anche parlandoci sopra mentre dalle vene sgorga il sangue.
4 A Drake DIENER che l’anno scorso fece cose sublimi con Capo d’Orlando dopo aver vinto una battaglia durissima per l’esistenza, che a Siena lavorò benissimo, ma che adesso sembra sperduto e Avellino, nel supplementare di Roma, avrebbe avuto bisogno del vero Drago non di quello svanito con il quinto fallo di Travis Best.
3 A Cesare PANCOTTO che continua a vedere il bicchiere Fortitudo mezzo pieno, anche dopo partite orribili come quella contro i Dragoni tedesco americani, che continua a parlare di episodi senza specificare se questi sono avvenuti prima o dopo le partite, perché durante gli incontri perduti quello che vedono tutti è un attaccamento all’ignoranza del gioco di squadra che neppure a radio elettra passerebbe sotto silenzio.
2 A Joseph FORTE che contro la sua ex squadra, contro gli ex compagni di Siena ha dimostrato perché era meglio cambiarlo, ha fatto vedere perché non lo avremmo mai riportato in una casa accogliente come quella degli Snaidero perché certa gente la misuri e la pesi quasi subito e non sono preconcetti, diciamo che possono folgorarti un giorno, ma sicuramente ti lasceranno dentro veleno per un anno.
1 Al GAINES biellese che, contrariamente allo splendida evoluzione del Gaines canturino, continua a sbattere sugli stessi muri, incompreso da chi doveva avere in mano il codice per capirne le debolezze. Ci stupiamo che Atripaldi dopo esserselo portato a Treviso, con i risultati che sappiamo, lo abbia rivoluto ancora a Biella adesso che ci sarebbe bisogno di grandi slanci prima dell’inaugurazione di un palazzo dello sport che vuol dire vita nuova.
0 A SKY intesa come organizzazione perché adesso sappiamo chi l’ha favorita quando scelse l’orario delle 21 per la partita serale, quando decise di mandare al manicomio i tapini in battaglia con capiredattori fumanti ogni volta che si gioca una giornata di campionato, ma sappiamo anche chi sono loro, i programmatori, perché mettere alle 21 di una stessa giornata di eurolega tre squadre italiane si chiama masochismo, si chiama danno generico, si chiama quello che volete, ma non certo un favore al basket, una spiegazione logica alla pesca col traino che sicuramente ha tenuto legati alla poltrona quello che guardavano Udine-Siena mentre Roma e Milan bevevano alla fonte degli artisti.
Oscar Eleni
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