Pianigiani come Dante

28 Settembre 2020 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dall’Egitto dove è stato autorizzato a cercare, insieme allo staff del ministro dello sport, i presidenti federali plurieletti nei 27 sarcofaghi ritrovati intatti dagli archeologi. All’interno degli scavi riecheggia una voce petrucciana: “Ho iniziato dalla base, se poi mi hanno eletto non è colpa mia”. Giusto. E Spadafora si dia da fare per spiegare, anche al CIO, che non merita un rosso da Russia dopata il suo intervento a gamba tesa sui presidenti che resistono dal tempo in cui si facevano debiti con la lira, perché la sua revolucion da disco musica è per il bene e la salute di un Paese malaticcio, egoista, avaro con sanità ed istruzione, orbo davvero con lo sport.

Melenso soltanto con chi può taroccare esami per far diventare italiano un miliardario, lasciando senza Patria addirittura chi è nato qui ci lavora e soffre, e, magari, corre o lancia meglio di quei pedatori stramazzanti al primo contatto. Parole al vento dentro un grande canyon sudafricano fra i monti Drakensberg, sapendo che in fondo troveremo il coronavirus con la sua paletta per chiedere quello che fanno i ladri: la borsa o la vita.

Magari tutti e due, adesso che in troppi smaniano per riaprire, riunirsi, sbevazzare tutti insieme, facendoci la predica se non capiamo che senza pubblico si chiude. Ovvio, ma purtroppo va così, per lo sport, per il cinema, il teatro, la musica. Quindi anche per ristoranti e alberghi. Che fare ? Aspettare un vaccino, pur sapendo che prima se lo prenderanno loro, quelli che hanno tutto e già gozzovigliano, pazienza se si ammalano, tanto hanno l’amico e la struttura per urlarci io sono io e voi provatevi la febbre senza tampone.

In questo clima, diciamo per fortuna, ma senza crederci, il basket ha ripreso il suo cammino tossicchiante adesso che con i 5 milioni dalla televisione, gli 800 mila euro all’anno, per tre stagioni, dell’UNIPOL-SAI come sponsor del campionato, forse riuscirà anche a finire la stagione e, magari, a sopportare di perdere il presidente di Lega  Gandini se, come dice Sciascia, ora prealpino e voce del Curierun, le offerte degli americani di Roma lo riporteranno nel calcio che, dopo l’hockey, è davvero il suo mondo.

Noi restiamo qui aspettando la luce, nella speranza che non ci siano altri come Pianigiani, appena ingaggiato a Pechino dai paperi dorati, che dalla scaletta che lo porta nell’aereo diretto in Cina saluta come Dante esiliato, dopo averci deliziato sul Palio nella versione toscana del Corriere ora affidata a Roberto de Ponti: “Addio serva Italia, non rimpiangerò il tuo basket”. Nessuno gli ha risposto, nessuno gli ha chiesto se il basket che non rimpiangerà potrebbe essere stato anche il suo, forse non ricordando cosa c’era sulle tavole, dimenticando scudetti, vittorie, ma è normale. Anche i più fedeli, per la verità, fanno fatica a ricordare se nel periodo aureo ha lasciato una vera traccia, diciamo giocatori. Inutile discutere.

Lui se ne va e perdiamo un buon allenatore, ne abbiamo altri in quarantena, da Banchi a Caja, speriamo non Sacchetti, anche se il suo esordio perdente in campionato, contro la Rometta dei soliti Toti, senza nome e sponsor, ma, per fortuna, con un bell’allenatore, gli ha dimostrato che se ti chiama la Fortitudo prima di accettare devi farti garantire che avrai una squadra senza giocatori finti, anche se famosi. 

Questo va detto senza assolvere i soliti che danno sempre la colpa agli altri se il Vanoli aveva detto basta. Quelli che  a Cremona, beatificata con una coppa Italia, gli  hanno dedicato uno striscione accusandolo di essere un mercenario. Prima di tutto, se riaprite, cercate anche di isolare subito gli ululanti. Poi ci si domanda cosa deve fare un professionista se il presidente tanto amato gli dice “Caro Romeo, il progetto che avevate tu e Vacirca non possiamo realizzarlo”.

Vai con la musica di Trenet e Guantanamera, cercando le talpe che hanno fatto alzare il Mose a Petrucci meglio che a Venezia. Lui sarà ancora il presidente e, se Gandini se ne andrà, potrebbe chiedere anche la corona di Lega, affiancato più da Casarin che da Sardara che, come delegato per il consiglio federale, ha trovato uno sbarramento fra Milano e Bologna. Parole, parole, mentre il campionato riparte scoprendo che niente sta scritto come diceva il colonnello Lawrence nel deserto: certo Milano resta imbattuta, ma la Virtus  Segafredo cresce, la Reyer velocizza anche se pasticcia di più, Sassari  fa bene scoprendo che Pesaro è cambiata, anche se chi la amministra dice che il tempo per resistere non è molto.

Prima giornata che confonde sul reale valore di Brindisi e Brescia, ci sembrano solide abbastanza per far soffrire chi dovesse sottovalutarle. Come allenatori cin cin per la prima in campionato di Bulleri, per il capolavoro in sette giorni di Bucchi con Roma che sembrava già destinata all’inferno insieme a Cremona.

La griglia contestata che vi avevamo offerto senza chiedere un parere a Peterson non ci sembra scombussolata dal primo turno. Diciamo che le quattro del dominion restano le migliori, ma dietro certo ci sarà confusione perché non sventoleranno bandiere bianche allenatori come Martino, Menetti, chi ha preso Varese da Caja, il veterano Bucchi, ma anche Pancotto, il giovane Brienza, questo Repesa che sembra avere ancora la spinta per  creare, come ha fatto dovunque è andato vincendo 20 trofei, Dalmasson rigenerato, Vincenzo Esposito appena gli sarà passato il nervoso per questa Brescia che non ha ancora diviso la parte borghese da quella guerriera, certamente Vitucci e Brindisi con questo Willis che ci incuriosisce molto. Forse l’unico su una zattera già alla deriva è il Galbiati che con coraggio ha  accettato di “salvare” Cremona.

Bentornate fra i sarcofaghi anche le pagelle di cui, magari, non sentivate la mancanza, ma è colpa vostra se prima di sputarci sopra non considerate che la clausura e il virus hanno danneggiato tutti.

10 A SCOLA e TONUT perché su strade diverse ci hanno  detto che il genio dei veterani aiuta e la speranza sui giovani che hanno fame ci convince che dovevamo aprire un tunnel sotto la Manica degli agenti con straniero a portata di mano.

9 Agli  AMERICANI di Roma e a Bucchi, nella speranza che si faccia  avanti un compratore al di là del mare, che ci spiegano cosa vuol dire lavorare, scegliere. Certo sarebbe meglio farlo nei vivai, ma il sistema permette la pesca miracolosa.

8 A POZZECCO che contro il REPESA che gli ha predetto una grande carriera da allenatore europeo ha sofferto il giusto, senza farsi condizionare dal ricordo dei tempi in cui era per il grande allenatore una deliziosa croce da escludere nelle volate scudetto.

7 A Gigi DATOME che ha mantenuto la parola data nella conferenza di presentazione: ”Diventi un leader solo se fai le cose giuste sul campo, non per i titoli del passato”. Lui ci sta riuscendo, con classe.   

6 Ai tanti ITALIANI RIBELLI che cercano di farci credere che da noi c’è ancora gente che lavora davvero sui giovani e sa rischiare, anche se in testa ci sono sempre maestri che arrivano da altre scuole.

5 Agli ARBITRI, onore al loro sacrificio, se lasceranno andare le partite oltre le due ore  per conciliaboli davanti  a monitor infelici come chi attende le loro decisioni un po’ troppo plateali.

4 A BRUGNARO, sindaco rieletto di Venezia, motore della grande REYER, per non aver chiesto a Federazione  e Lega di spiegare chi fa meglio di una società che porta giovani sui campi, che vince coppe e scudetti con gli uomini e, da domenica, pure la supercoppa femminile conquistata contro Schio. 

3  Ai TIFOSI ammessi sui campi: siete la vita e la linfa, la speranza, però evitate di farvi notare per proteste che spesso dimostrano incompetenza più che cieca partigianeria.

2 Al basket NBA, beata sia la loro bolla a Disneyland, per una finale intrigante come Lakers LeBron che tornano dopo 10 anni contro Miami del giovane fenomeno Herro scelto dal Pat Riley che fece  la storia con Magic  a Elei, perché il basket che trovi nelle ultime pagine deve concedergli sempre più spazio di quello riservato alle fatiche di chi da noi fatica a mettere insieme pranzo e cena.

1 Alla natura matrigna che ha fermato due grandi PROFESSORI: Micov per un gomito e  Teodosic per una caviglia distorta. Ci addolora non vederli, ma chi li ha scelti dovrebbe sapere che il tempo non perdona, purtroppo.

0 Alla FORTITUDO Bologna che certo deve Lavorare di più come dice il suo sponsor. Tutti alla gogna, dal presidente all’allenatore, tutti da precettare in una bolla dove chi parla e basta se ne sta nella fossa biologica.

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