Petrucci e i nostri auguri per Rio

19 Luglio 2015 di Oscar Eleni

Caro direttore sono Oscar Eleni e, nel giorno del compleanno per il presidente della federbasket Gianni Petrucci voglio augurargli ogni bene, così come ha fatto lui in quel bel raccolto di testimonianze per i miei settant’anni (sono della classe bombardata del 1944, lui è nato nell’anno della speranza nel 1945), fatto con intuito geniale dai ragazzi di casa. Anche per Petrucci sono settant’anni. È nato nel giorno del movimento controllato. Definizione perfetta per un grande dirigente sportivo: sul sindaco del Circeo, la nuova casa del Bargnani brokkolino, non ho documentazione appropriata.

Ogni sua mossa sorprende. Bella la scelta di Enrico Prandi per dirigere gli arbitri, un uomo di qualità che, come presidente, ha fatto bene per la Lega, uno che speravamo davvero potesse diventare la nuova luce dell’Olimpia Milano dopo aver conquistato il cuore dello sceriffo Livio Proli. È nato alla cuspide cancro-leone come Degas, lui sa apprezzare le vere ballerine del sistema, ama i giocatori e anche i dirigenti col tutù, come il filosofo tedesco Herbert Marcuse, forse un po’ distante dal suo modo di rivoluzionare il pensiero del mondo, come Francesco Moser che aveva classe nella grande fatica del ciclismo martoriato dal sospetto, un fenomeno che volevano ridurre a robot, sputando sul lavoro del professor Conconi che lo sport ha bruciato volentieri, soltanto per invidia.

Aggraziato, consapevole, emotivo: i suoi pregi. Impaziente, lunatico, difficile: i suoi difetti. Sogna l’Italia del basket alle Olimpiadi brasiliane sapendo di dover camminare fra le spine di un campionato europeo dove ci servirebbe fortuna e anche una equità competiviva che l’Europa spesso nega all’Italia, come abbiamo visto anche nell’europeo casalingo dell’Under 20 senza talento tecnico e fisico, che pure ha un ministro degli esteri di qualità come Dino Meneghin. Vogliamo bene alle passioni di Petrucci, spesso sono anche le nostre, anche se ha trattato male Gamba che pure ha dato al nostro basket medaglie straordinarie, ma faceva bene a credere in Messina e, soprattutto, è stato geniale quando ha scelto Tanjevic, l’uomo della meraviglia europea di Parigi 1999 che sarebbe stato canonizzato se a Sydney non avesse subito il fuoco amico dei giocatori che amava anche troppo e dei dirigenti dalla bocca larga.

Crede in Azzurra tenebra, più che tenera, sa che la maggior parte di ciò che occorre è a portata di mano perché alla base ci sono veri credenti, purtroppo non sempre fra gli eletti. Gli auguriamo di schivare le nuove leggi sulla retroattività del mandato. Non vogliamo un presidente diverso da lui. Auguri presidente. Lo facciamo da questo sito perché collegarsi con quello federale è come sfuggire alla ragnatela delle tarantole burocratiche.

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